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Indicazioni per l’utilizzo di idonee misure di protezione individuale nell’esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni e mutageni. I DPI per le vie respiratorie, per gli arti superiori, per gli arti inferiori e per la protezione di occhi, viso e corpo.

In un precedente articolo si è soffermato sulle misure organizzative o procedurali e sulle misure di protezione utilizzabili nell’esposizione lavorativa ad agenti cancerogeni e mutageni. Ne abbiamo parlato con particolare riferimento alle misure di protezione collettive (ad esempio ventilazione generale e aspirazione localizzata) che, sottolinea il D.Lgs. 81/2008, hanno la priorità su quelle individuali.
Ci soffermiamo oggi invece sulle misure di protezione individuali, sui Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) attraverso il contenuto del documento – realizzato dalla Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (CONTARP) dell’ Inail – dal titolo “ Agenti cancerogeni e mutageni. Lavorare sicuri”.

Nel documento si ricorda che laddove, malgrado la presenza di misure di prevenzione e/o di protezione collettive, permanga un rischio residuo di esposizione:
– il datore di lavoro deve fornire ai lavoratori esposti o potenzialmente esposti idonei DPI;
– i lavoratori sono obbligati a indossare i DPI ricevuti e ad averne cura.

Dopo aver riportato alcune indicazioni sulle caratteristiche generali dei DPI, vengono presentati i principali DPI utilizzati per la protezione da agenti chimici, con alcune indicazioni particolari per gli agenti cancerogeni/mutageni e con riferimento a vie respiratorie, arti superiori, arti inferiori, occhi e viso, corpo.

Ci soffermiamo sui DPI per le vie respiratorie:
– respiratori a filtro antipolvere: “proteggono da particelle (polveri, fibre, fumi, nebbie). L’aria inspirata viene filtrata mediante azione meccanica ed elettrostatica”. I due principali tipi di dispositivi sono: facciale filtrante (“è costituito da un unico elemento di materiale filtrante, indicato dalla sigla FFP. Può essere munito di valvola di espirazione; va sostituito alla fine di ciascun turno lavorativo”) e maschera (semimaschera o pieno facciale: “la semimaschera copre solo naso e bocca e vi si montano in modo intercambiabile i filtri, di colore bianco e indicati dalla sigla P. Il pieno facciale copre invece tutto il viso. I filtri possono essere 1 o 2”. Oltre a facciali filtranti e maschere, esistono caschi e cappucci con filtri (ad i caschi ventilati per saldatura). Il documento si sofferma ulteriormente sulle classi di efficienza e sulla tipologia di facciali filtranti e filtri;
– respiratori a filtro antigas: “proteggono da gas e vapori, trattenuti da filtri a carbone attivo per assorbimento chimico o fisico. I filtri sono distinti in Tipi, in base alla sostanza o classi di sostanze che assorbono (Norma EN 14387:2008) e anche i respiratori antigas comprendono facciali filtranti, maschere, caschi o cappucci. Anche in questo caso nel documento si riportano le varie tipologie, colori e protezione dei filtri;
– respiratori a filtro combinati: “proteggono contemporaneamente da particelle e gas/vapori. Sono muniti di un filtro antipolvere (P o FFP) e uno o più filtri antigas, da selezionare separatamente”. È riportata nel documento una tabella con i tipi di filtri combinati previsti dalla norma EN 14387;
– respiratori isolanti: “a differenza dei respiratori a filtro, quelli isolanti sono indipendenti dall’atmosfera ambiente. L’aria fresca, fornita all’utilizzatore da sorgenti alternative (es. bombole di aria compressa), viene convogliata nel facciale (o casco/cappuccio) attraverso un raccordo”. Questi respiratori sono necessari se: “l’atmosfera è carente di ossigeno (concentrazione < 17%); i contaminanti sono presenti in concentrazioni superiori ai limiti di utilizzo dei respiratori a filtro; i contaminanti gassosi hanno soglia olfattiva maggiore del TLV-TWA; la natura e/o la concentrazione dei contaminanti non sono note; si lavora in ambienti confinati”.

Veniamo alle indicazioni particolari per agenti cancerogeni e/o mutageni.
Si “raccomandano:
– dispositivi filtranti FFP3 o P3 (eventualmente S o SL) in presenza di particelle;
– dispositivi filtranti con filtri antigas specifici in presenza di gas/vapori;
– dispositivi filtranti FFP3/P3 + filtri antigas specifici in presenza di una combinazione di particelle e gas/vapori”.
Inoltre in circostanze particolari – ad esempio incidenti o altri eventi non prevedibili; operazioni lavorative che possono comportare un’esposizione rilevante (es. manutenzione) – sono indicati respiratori isolanti.

Veniamo brevemente ai DPI per gli arti superiori.
I guanti “costituiscono una barriera tra la cute e gli agenti chimici; la protezione si basa sulla resistenza alla penetrazione (passaggio di una sostanza attraverso le porosità del manufatto), ma soprattutto alla permeazione (attraversamento, a livello molecolare, del materiale costituente)”. Possono essere monouso, usa-e-getta o riutilizzabili.
Queste le indicazioni particolari per agenti cancerogeni/mutageni:
– “i guanti devono essere sufficientemente lunghi, tali da coprire almeno l’avambraccio, meglio se monouso o usa-e-getta;
– per un’ottimale protezione, si raccomanda un doppio paio di guanti”.

Il documento si sofferma anche sui DPI per gli arti inferiori (calzature di sicurezza, copriscarpe) e sui DPI per gli occhi e il viso (con riferimento a occhiali di protezione, visiera e schermo), ricordando che – per quanto riguarda occhi e viso e la protezione dagli agenti cancerogeni e mutageni – “si raccomandano occhiali a mascherina o visiera per la manipolazione di prodotti nocivi a contatto con gli occhi in generale”. E per la saldatura “è indicato uno schermo filtrante, oppure un casco ventilato”.

Rimandando alla lettura integrale del documento Inail, concludiamo questo breve percorso informativo con qualche indicazione sui DPI per il corpo.
Questi DPI “comprendono indumenti per la protezione completa (tute) o parziale (es. camici, grembiuli) del corpo. Anche gli indumenti devono essere resistenti alla penetrazione e alla permeazione. Sono generalmente costituiti da Tessuto-Non-Tessuto (TNT) in materiali polimerici (es. ®Tyvek) e possono essere riutilizzabili, monouso o usa-e-getta”.
E le norme EN individuano sei tipologie di indumenti, marcati con specifici simboli.
In particolare i simboli fanno riferimento a:
– indumenti a tenuta stagna ai gas;
– indumenti a tenuta stagna, ma non ai gas;
– indumenti a tenuta a getti di liquidi;
– indumenti a tenuta a spruzzi di liquidi;
– indumenti a tenuta alle polveri;
– indumenti a tenuta “limitata” a schizzi di liquidi.

Riportiamo, infine, le indicazioni particolari per agenti cancerogeni/mutageni.

Innanzitutto “si raccomandano indumenti monouso o usa-e-getta, a protezione completa o parziale”.
E in circostanze particolari, vale a dire:
– incidenti o altri eventi non prevedibili;
– operazioni lavorative che possono comportare un’esposizione rilevante (es.
manutenzione),
sono indicati indumenti di Tipo 1A/1B o 1C”, cioè indumenti a tenuta stagna ai gas che siano impermeabili all’aria e ai gas con autorespiratore all’esterno per squadre di emergenza (A) o impermeabili all’aria e ai gas con autorespiratore all’interno per squadre di emergenza (B) o impermeabili all’aria e ai gas con autorespiratore all’esterno per lavoro (C).

INAIL – Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione, “ Agenti cancerogeni e mutageni. Lavorare sicuri”, a cura di Maria Ilaria Barra, Francesca Romana Mignacca, Paola Ricciardi.

 

Fonti: Puntosicuro.it, Inail