Un convegno ha affrontato i problemi del consumo di alcol tra diritto al lavoro e diritto alla salute. Le conseguenze della crisi sui lavoratori e su coloro che perdono o rischiano di perdere il lavoro. Le reti sociali come strumento di prevenzione.
In questo periodo di crisi economica, di crisi prolungata che sembra non avere fine, di conseguente trasformazione della società e del lavoro, si “moltiplicano le situazioni di vulnerabilità, migliaia di persone che avevano raggiunto un certo equilibrio e una condizione di vita decorosa si trovano” – finita la CIGO (cassa integrazione) e i pochi altri strumenti di protezione sociale – “all’improvviso proiettate nel ‘vuoto’ dell’incertezza rispetto al loro futuro, senza un paracadute”. E tra l’altro questo avviene in una società che sembra aver fatto propria la “cultura della rottamazione non solo degli oggetti ma anche degli umani non adatti o non più adatti in nome dell’efficienza del sistema azienda e del ricambio generazionale che si sta realizzando senza la mediazione di un patto di alleanza tra le generazioni”. E comunque condizioni di lavoro stressanti sono “molto diffuse in quasi tutti i luoghi di lavoro che vanno bene anche in questa fase di crisi. Sono realtà che richiedono prestazioni molto competitive con una selezione dura tra gli adatti e i non adatti”.
A parlare in questi termini è Gino Rubini, che ha affrontato il problema di come fare prevenzione rispetto al rischio di alcolismo nei lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro in un convegno dedicato ai problemi correlati all’alcol e al lavoro.
È evidente che in una situazione come quella ben descritta da Rubini, le problematiche correlate alla dipendenza da sostanze psicotrope e al consumo di alcol rischiano inesorabilmente di allargarsi.
Il convegno, dal titolo “Alcol: tra diritto al lavoro e diritto alla salute”, si è tenuto a Bari il 7 novembre scorso – organizzato da Asl Bari, Regione Puglia, Società italiana di alcologia, con la collaborazione della Società Nazionale Operatori della Prevenzione ( SNOP) – e ha visto la prima sessione (“Alcol e diritto al lavoro”) introdotta da una relazione di Anna Guardavilla che – come raccontato nel documento SNOP “Alcol e lavoro: un importante convegno a Bari” – ha “fatto il punto sugli aspetti giuridici e giurisprudenziali inerenti la gestione dei problemi alcol correlati negli ambienti di lavoro, ragionando sulle figure deputate a farsene carico all’interno del sistema lavoro”.
A seguire c’è stata poi una Tavola Rotonda sul tema “Gli effetti della crisi sulla salute dei lavoratori”, moderata da Giorgio Di Leone e da Fulvio Longo. E anche in questo caso il fil rouge di tutti gli interventi “è stata la crisi socio economica che caratterizza questo lungo momento storico, avendo sullo sfondo l’alcol vissuto come ‘protesi’ e come ‘automedicazione’ e dall’altro il rapporto qualità del lavoro/qualità della vita che spesse volte determina emarginazione ed espulsione o difficoltà alla immissione/reimmissione nel mercato del lavoro”.
Successivamente si è tenuta la seconda sessione dedicata al tema “Alcol e diritto alla salute” con una relazione introduttiva da parte di Emanuele Scafato (Direttore dell’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS dell’Istituto Superiore di Sanità nonché Presidente della Società Italiana Alcologia) di ampio respiro e fortemente documentata dal punto di vista scientifico.
La Tavola Rotonda, che ha fatto seguito a questo intervento, era finalizzata ad un confronto “tra i vari nodi della rete che si dovrebbe fare carico dell’individuazione, della cura, della riabilitazione e della tutela nei luoghi di lavoro del soggetto con problemi Alcol Correlati”. E risulta “evidente ancora oggi la difficoltà di mettere in rete saperi e le scarse risorse con l’obiettivo di rendere più omogenei e efficaci gli interventi su tutti i territori regionali”.
In particolare – continua il documento SNOP – questa è una “problematica purtroppo molto diffusa in vari settori della sanità italiana ma che è particolarmente significativa per quelle attività nelle quali la comunicazione, la valorizzazione delle esperienze e la rete assumono un’importanza fondamentale (come per l’appunto è il caso dell’alcologia e delle dipendenze in genere o delle attività dei dipartimenti di prevenzione)”.
Riguardo al tema delle reti di prevenzione riprendiamo l’intervento di Gino Rubini “Come fare prevenzione rispetto al rischio di alcolismo nei lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro” con riferimento alla parte relativa alle reti sociali come strumento di prevenzione.
Per fare una reale prevenzione si indica che un primo passo è “quello di non lasciare sole le persone e/o i gruppi di lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro”.
Infatti le reti sociali formali e informali “sono decisive per mantenere quella socialità necessaria a condividere le fasi di crisi personali”.
Ad esempio una delle forme più tradizionali di rete è il “ruolo di accompagnamento del sindacato nel predisporre e gestire gli strumenti immediati di tutela contrattuale e anche burocratica delle persone. Esistono poi altre reti di protezione e tutela che si sono sviluppate in questi anni per dare una risposta ai bisogni non materiali ma di sostegno psicologico ai singoli, a quelle persone che non riescono ad elaborare il lutto per la perdita dello status di lavoratore, di persona autonoma”.
Dopo aver riportato alcune esperienze del territorio bolognese, l’intervento sottolinea che “conoscere il sistema di reti sociali e connettere la domanda di aiuto che viene dalle persone in crisi è il primo passo per fare prevenzione rispetto ai disturbi dell’adattamento che comportano atteggiamenti negativi verso la salute come l’uso di sostanze, alcol”. E le varie reti associative e sociali “hanno bisogno di linee guida e di formazione dagli esperti per non commettere errori nel loro operare e nell’accoglimento delle persone che soffrono.
In buona sostanza per “fare prevenzione rispetto all’ abuso dell’alcol riferito al lavoro e alla perdita del lavoro richiede agli attori sociali e istituzionali la predisposizione di reti sociali che siano in grado di accogliere ed ascoltare le persone che sono andate in crisi perché abbiano un luogo e supporti per ridefinire il proprio progetto di vita”. Ma purtroppo “siamo molto lontani da ciò che sarebbe giusto e necessario fare”.
Concludiamo con alcune indicazioni tratte dall’intervento di Claudio Renzetti (sociologo clinico, formatore e supervisore metodologico in ambito dipendenze patologiche, salute mentale e cure palliative) sull’impatto della crisi sulla vita delle persone.
Vengono fatte alcune ipotesi e “congetture”:
– il “presente viene percepito come una condizione ‘sismica’ (instabile e incerta) mentre il futuro non è più una promessa ma una minaccia”;
– il rischio più significativo “non è la perdita (lavoro – legami affettivi), ma il sentirsi perdenti, non più in grado di vedersi in prospettiva, dentro un processo evolutivo. Se il senso della mancanza è il motore che fa girare il mondo, allora è utile/urgente capire (valutare) come ad esso si cerca rimedio”;
– “quando la realtà è insopportabile o insoddisfacente bisogna inventarsene un’altra. Si idealizza un altrove (ovunque, ma non qui ed ora) e mentre lo cerchiamo (attivamente) o lo aspettiamo (passivamente) ci circondiamo di protesi, chimiche o tecnologiche, formidabili integratori delle nostre mancanze”;
– “per molti di quelli che considerano la crisi come un fatto personale, e un punto di non ritorno, l’alcol (spesso combinato con psicofarmaci e/o droghe) rappresenta un rimedio possibile, anche se non sempre desiderabile, e – nella loro visione – venirne fuori significa precipitare nel qui ed ora, e dover affrontare quindi ‘disarmati’ le difficili sfide della contemporaneità”.
E, in questo senso, la prevenzione è un “processo delicato e complesso”, con aspettative a volte eccessive ed esiti incerti.
Concludiamo presentando gli atti pubblicati sul sito della SNOP:
– “ Alcol e lavoro: un importante convegno a Bari”, SNOP;
– “ Alcol tra diritto al lavoro e diritto alla salute”, Anna Guardavilla;
– “ L’impatto della crisi sulla vita delle persone”, Claudio Renzetti;
– “ Gli effetti della crisi sulla salute dei lavoratori (immigrazione, precariato, stress lavoro-correlato ed emarginazione: le azioni di prevenzione per il consumo di bevande alcoliche)”, Ernesto Ramistella;
– “ Gli effetti della crisi visti da un dipartimento delle dipendenze che tratta si persone/famiglie, con un problema alcol correlato, ma che deve predisporre progetti riabilitativi basati su tre pilastri essenziali: la casa, il lavoro e la socialità”, Francesco Piani;
– “ Come fare prevenzione rispetto al rischio di alcolismo nei lavoratori che hanno perso o stanno perdendo il lavoro”, Gino Rubini;
– “ Quale è il nesso tra processi di emarginazione, espulsione del mercato del lavoro, uso di alcol e problematiche di tipo criminologico e che attengono il controllo e la sicurezza sociale?”, Ignazio Grattagliano;
– “ Quali sono l’attuale orientamento del Coordinamento delle Regioni, gruppo dei servizi territoriali di prevenzione delle ASL e dei Ministeri in merito alla verifica d’efficacia degli strumenti predisposti e i futuri orientamenti”, Luciano Marchiori;
– “ Una crisi così prolungata come quella che stiamo vivendo ha conseguenze negative sulla salute dei lavoratori e in particolare sulla capacità di gestione della prevenzione all’interno delle imprese?”, Marco Frey.
Fonti: SNOP, Puntosicuro.it