Indicazioni per una valutazione dei rischi in ottica di genere nel settore delle pulizie. I fattori di rischio, gli effetti sulla salute e le soluzioni possibili. La pulizia dei pavimenti, delle superfici orizzontali e verticali, delle cucine e dei bagni.
Continuiamo con la presentazione di alcuni documenti pubblicati sul sito dell’ Azienda ULS 3 Pistoia relativi alle problematiche correlate alla maternità e al lavoro in alcuni settori lavorativi specifici. Documenti che pur non recenti – in questo caso risalgono al 2009 – contengono ancora utili informazioni per migliorare l’efficacia delle valutazione dei rischi in ottica di genere.
Dopo aver presentato i rischi nel settore dell’acconciatura, ci soffermiamo su quelli relativi alle attività di pulizia.
Nella pubblicazione “La valutazione dei rischi per la salute in gravidanza e puerperio nel settore delle pulizie”, realizzata dall’ Azienda USL Viareggio in collaborazione con la Consigliera di Parità della Provincia di Lucca, si ricorda innanzitutto che la normativa di tutela della maternità prevede che durante la gravidanza la donna possa continuare a lavorare solo in condizioni ambientali e professionali sicure. E se la normativa vieta di esporre le lavoratrici durante la gravidanza e il puerperio ad alcuni fattori di rischio, l’opuscolo permette al datore di lavoro, allo staff aziendale previsto dal D.Lgs. 81/2008, di analizzare la situazione lavorativa della propria azienda e prendere i provvedimenti più idonei e le cautele necessarie per le lavoratrici.
Prima di affrontare alcune tipologie di attività di pulizia, il documento sottolinea che numerosi studi pubblicati negli ultimi anni “descrivono le patologie professionali o correlate al lavoro tra gli addetti alle pulizie”.
Ad esempio uno studio ambientale condotto da autori danesi “riporta dati sulla elevata presenza di composti organici volatili (Volatile Organic Compounds: VOCs) negli ambienti in conseguenza dell’utilizzo di prodotti di pulizia. Gli autori sottolineano come i prodotti per pulizia siano di diversi tipi e come gli effetti sulla salute da essi provocati siano correlati sia alla loro composizione sia alle loro modalità d’uso. I prodotti utilizzati per le pulizie contengono sostanze che evaporano e sostanze che non evaporano, tra le prime, gli effetti tossicologici più importanti sono determinati dai VOCs definiti come sostanze con punti di ebollizione tra 0 e 400 gradi Centigradi”.
E l’uso di prodotti per la pulizia “determina un aumento temporaneo di VOCs specialmente durante il processo di pulizia. Anche le particelle e lo sporco che si mettono in movimento durante le operazioni di pulizia contengono una grande varietà di sostanze non volatili e volatili, inclusi gli allergeni, tra quelle volatili sono presenti circa 200 differenti VOCs”.
Riguardo alle allergie molti studi “descrivono un aumento di casi di asma tra gli addetti a questo settore”, riportano “dati sulle dermatiti allergiche ed irritative e sul notevole numero di allergeni per la cute presenti nei prodotti per pulizia”.
Il documento – che vi invitiamo a visionare e che riporta indicazioni relative agli autori degli studi citati – cita altre ricerche che hanno evidenziato l’aumento di “incidenza di patologia venosa nelle addette alle pulizie”, l’aumento di “ischemia miocardica ed infarti nelle donne addette alle pulizie”, l’aumento del rischio di ammalarsi di patologie muscolosheletriche.
Altri studi descrivono anche gli effetti sulla gravidanza in donne che lavorano in questo settore: in particolare autori inglesi descrivono casi di bambini affetti da “ipospadia quando le madri erano esposte a sostanze che interferiscono con il sistema endocrino (endocrine-disrupting chemicals) e tra queste erano elencate anche le addette alle pulizie”. Autori francesi descrivono “uno studio caso-controllo in bambini affetti da malformazioni congenite e riportano una correlazione tra palatoschisi ed esposizione materna ai solventi in madri che nella maggioranza dei casi lavoravano nel settore delle pulizie”. Uno studio australiano riporta invece “la correlazione tra l’uso di prodotti di pulizia per i forni e gli aborti spontanei nel primo trimestre”.
Altri studi dimostra una “correlazione tra lavori faticosi e parti prematuri in un gruppo di lavoratrici delle quali molte sono addette alle pulizie” o un “aumento di rischio di aborto correlato al lavoro che richiede sforzi elevati e frequenti piegamenti”.
Veniamo dunque alla prima tipologia di pulizia analizzata dal documento: la pulizia dei pavimenti (spazzamento e raccolta dello sporco, preparazione del detergente diluito in acqua nei secchi, lavaggio dei pavimenti con mocio, spostamento di mobili o suppellettili, svuotamento del secchio).
Questi i fattori di rischio riscontrati:
– “chimici: inalazione di polveri, di allergeni e di prodotti per la pulizia. Contatto cutaneo con detergenti;
– posturali: attività in stazione eretta prolungata con flessione protratta in avanti del rachide e sollevamento di pesi;
– meccanici : è possibile la caduta per scivolamento”.
Le soluzioni prospettate sono precise:
– “durante la gravidanza: allontanamento da questo tipo di attività;
– durante il puerperio: allontanamento da questo tipo di attività”.
Per ogni attività analizzata il documento si sofferma anche sulle sostanze chimiche utilizzabili (nel caso dei pavimenti: polveri, allergeni, ammoniaca, ipoclorito di sodio,composti organici volatili) e sugli effetti sulla salute.
Le stesse soluzioni presentate (l’allontanamento dall’attività in caso sia di gravidanza che di puerperio) valgono anche per:
– la pulizia dei bagni (pulizia dei sanitari, pulizia di superfici orizzontali e verticali). I fattori di rischio sono: “chimici (inalazione e contatto cutaneo con polveri, vapori, aerosol di sostanze caustiche, irritanti e sensibilizzanti), posturali (prolungata stazione eretta, anteroflessione protratta del rachide, movimenti ripetuti del polso);
– la pulizia delle cucine (lavaggio manuale di pentole e stoviglie di grosse dimensioni, pulizia di forni e fornelli, pulizia di superfici orizzontali e verticali). I fattori di rischio sono: “chimici (contatto cutaneo ed inalazione di vapori, polveri e aerosol di sostanze caustiche, irritanti e sensibilizzanti), posturali (stazione eretta prolungata ad arti superiori sollevati, movimenti ripetuti del polso)”.
Ricordiamo, per concludere, che il documento si sofferma anche sulla:
– pulizia delle superfici orizzontali;
– pulizia delle superfici verticali.
Qui il link con il documento in esame
Fonti: USL 3 Pistoia, USL Viareggio, Puntosicuro