Un intervento si sofferma sulla sicurezza delle flotte auto nelle aziende: è necessario ridurre il costo della “non sicurezza” per avere un vantaggio competitivo. I costi dell’incidentalità, l’importanza della sicurezza e l’uso della tecnologia.
Alcune ricerche del Corporate Vehicle Observatory (CVO, Osservatorio sulla mobilità aziendale) – un osservatorio creato da Arval in Francia nel 2002 come piattaforma di ricerca indipendente sul tema della mobilità aziendale – riportano alcuni interessanti dati relativi alle flotte di auto aziendali con riferimento ai costi d’esercizio e in particolare al TCO (total cost of ownership), cioè il costo globale di un bene.
I dati, tratti da alcune ricerche, mostrano ad esempio come la “non sicurezza” della flotta si rifletta sul costo di gestione della flotta stessa (pari al 17% del TCO) o come i “costi occulti” pesino per un 5% (principalmente per la mancata produttività a seguito di un incidente con danni). Insomma come la “non sicurezza” pesi sull’azienda quasi quanto un 13° canone all’anno per veicolo.
Per approfondire questi dati e parlare di sicurezza delle flotte aziendali presentiamo un intervento al convegno “La sicurezza stradale dal punto di vista del datore di lavoro” che, benché correlato Settimane della Sicurezza 2014 organizzate dall’ Associazione Tavolo 81 Imola, si è tenuto presso la manifestazione Ambiente Lavoro di Bologna il 22 ottobre 2014. Un convegno che si è ampiamente soffermato sugli infortuni che avvengono su strada e specialmente su cosa le aziende possono fare per ridurre questa tipologia di infortuni.
Nell’intervento “La sicurezza delle flotte auto: un vantaggio competitivo per le aziende”, a cura di Valeria Evangelisti (Arval), dopo aver presentato il Corporate Vehicle Observatory, si ricorda che la sicurezza deve essere considerata la terza “dimensione” della sostenibilità: economica, ambientale e sociale. In particolare la sicurezza stradale “è un tema che impatta sulle aziende, è una variabile da considerare all’interno delle strategie aziendali”.
Infatti se sappiamo quanto costa una flotta – in termini economici e in termini ambientali (carburante, emissioni, …) – possiamo sapere quanto costa in termini sociali?
In realtà il costo sociale della sicurezza stradale “può essere quantificato” e “per questo la sua gestione rappresenta una leva competitiva per l’azienda”.
L’autore riporta alcuni dati:
– “l’ incidentalità stradale a livello mondiale è un problema di enormi dimensioni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che sulle strade di tutto il mondo muoiano ogni anno oltre 1,2 milioni di persone (praticamente i residenti del Comune di Milano) e rimangano ferite fra i 20 ed i 50 milioni di persone”;
– in Europa nel periodo 2001-2010 si assiste ad una riduzione del numero di morti, “ma l’emergenza persiste, oltre 50.000 morti l’anno nel 2010”;
– anche in Italia nel periodo 2001-2012 si assiste ad una riduzione costante del numero di morti, “ma l’emergenza persiste. Nel 2012 si contano 3653 morti”;
– “la prevalenza di incidenti non mortali è concentrata sulle strade urbane. Le percentuali di morti sono simili in ambito urbano ed extra-urbano”.
Quali sono i costi dell’incidentalità?
La relazione fa riferimento a:
– costi umani: “riferiti alle vittime di incidente stradale e derivati da perdita di produttività, perdita affettiva, dolore e sofferenza di persone e parenti delle vittime, costi cure mediche;
– costi generali: riferiti all’incidente stradale e derivati da danni al veicolo, spese per il rilievo degli incidenti post sinistro, costi legali e amministrativi di gestione, danni causati all’infrastruttura stradale e agli edifici”.
Inoltre l’incidentalità ha un costo ripartibile in:
– costi per la collettività;
– costi per l’azienda: conosciuti e occulti.
La relazione presenta poi il campione relativo (11.386 veicoli, 16 aziende) di una ricerca sui costi della “non sicurezza”.
Il costo totale della “non sicurezza” viene a comprendere:;
– assistenza a seguito di sinistri (11%);
– multe (2%);
– riparazione a seguito di sinistri (26%);
– costi sociali (38%);
– costi per la collettività(12%);
– costi per l’azienda (26%);
– danni a cose e persone (23%).
Questo 100% dei costi della non sicurezza, “nel suo complesso, incide in generale per il 17% circa sul costo complessivo di gestione della flotta”.
E dunque si arriva ai costi «occulti» della non sicurezza che, come abbiamo detto, pesano invece per il 5%.
L’intervento si sofferma poi sulle soluzioni strategiche per le aziende per migliorare la sicurezza e, in particolare, sulle tecnologie del veicolo al servizio della sicurezza.
In particolare la telematica offre “un forte contributo alla massimizzazione della sicurezza stradale”.
Ad esempio può fornire una visione diretta e in tempo reale su:
– “dinamica dei sinistri;
– chiamate di emergenza;
– furti;
– gestione efficiente delle flotte”.
Le slide dell’intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente, si soffermano poi sull’uso di una “Black Box” che “dialoga” con lo “smartphone e col Driver”, diffondendo informazioni utili a promuovere stili di guida responsabili, e sull’integrazione tra smartphone e veicolo (ad esempio con riferimento al controllo del veicolo tramite smartphone).
Inoltre per educare e responsabilizzare il Driver è utile fornire:
– “corsi di guida teorici per ripercorrere insieme al driver gli aspetti della sicurezza stradale e introdurre o rafforzare le pratiche di guida sicura e responsabile;
– corsi di guida pratici per mettere in pratica i comportamenti sicuri ed ecologici appresi in sessione formativa”.
In questo modo “si realizza un processo di formazione a 360°, a beneficio del driver e dell’azienda”.
Insomma è importante “divulgare la cultura della sicurezza stradale per:
– “aumentare la sicurezza stradale;
– ridurre i costi della non sicurezza;
– acquisire tecniche per prevenire situazioni di pericolo;
– ridurre i consumi di carburante e l’impatto ambientale”.
E, in conclusione, se agire sui costi della “non sicurezza” rappresenta un vantaggio competitivo per l’azienda, il vantaggio va ricercato su più livelli come:
– “la scelta del veicolo e delle sue dotazioni per aumentare la sicurezza;
– la connessione sempre più stretta tra smartphone e autovettura;
– l’impiego della telematica come soluzione strategica”;
– l’integrazione del veicolo con la ‘smart city’ (intesa come la città dove con un insieme di strategie di pianificazione urbanistica si ottimizzano i servizi pubblici con l’impiego di nuove tecnologie, di un nuovo concetto di mobilità, …) per “accedere ai servizi dedicata di ‘smart mobility’;
– la formazione e la sensibilizzazione del Driver sulla sicurezza stradale”.
“ La sicurezza delle flotte auto: un vantaggio competitivo per le aziende”, a cura di Valeria Evangelisti (Arval), intervento al convegno “La sicurezza stradale dal punto di vista del datore di lavoro” che si è tenuto a Bologna nell’ambito delle Settimane della Sicurezza 2014.
Fonti: Puntosicuro.it