Un documento sulle buone prassi per salute e sicurezza degli operatori del Sistema Agenziale affronta il tema delle emergenze correlate al rischio nucleare, biologico, chimico, radiologico (NBCR). La pianificazione, le responsabilità e la prevenzione.
In diversi articoli precendenti a questo ci siamo soffermati sulle buone prassi per la salute e sicurezza degli operatori del sistema delle Agenzie Ambientali con particolare riferimento agli interventi nelle emergenze di origine antropica (incidenti industriali, incendi, sversamenti, siti inquinati, ecc.) e nelle emergenze di origine naturale (terremoti, inondazioni, frane, valanghe, ecc.).
Tuttavia le Agenzie Ambientali, come ad esempio l’ARPA, hanno anche un ruolo, benché limitato, nelle emergenze correlate al rischio nucleare, biologico, chimico, radiologico (NBCR).
Per conoscere questa particolare tipologia di emergenze, riprendiamo a sfogliare il documento “ Buone Prassi per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro degli operatori del Sistema Agenziale impegnati nelle emergenze di origine naturale e/o antropica” pubblicato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT).
Il documento ricorda che la normativa italiana che regolamenta la pianificazione d’emergenza connessa con il rischio nucleare e radiologico è contenuta nel Capo X del Decreto Legislativo 230 del 17 marzo 1995 e successive modifiche ed integrazioni (ad esempio attraverso il decreto legislativo 26 maggio 2000, n. 241). Qui è definito il contenuto dei piani di emergenza e la descrizione dell’iter di autorizzazione stabilito per la compilazione e l’approvazione di tali piani, con particolare riferimento a:
– Piani d’Emergenza Esterna (PEE): “si riferiscono alle situazioni d’emergenza che possono venire a crearsi a seguito di incidenti il cui impatto previsto interessa un ambito locale e che comportano “l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via ordinaria (Legge 225/92 istitutiva del Servizio Nazionale della Protezione Civile). In altre parole, ricade sul Prefetto la responsabilità della predisposizione del PEE e della sua attuazione”. In questo caso gli scenari di riferimento contemplati nei piani di emergenza riguardano varie tipologie di eventi incidentali che possono verificarsi ad esempio: nelle installazioni nucleari presenti nel territorio nazionale; nelle aree portuali ove sia prevista la sosta di unità navali a propulsione nucleare (marine militari estere); nel corso di un trasporto di materie radioattive. Sono “inoltre da aggiungere alle pianificazioni locali quei Piani che devono essere predisposti per fronteggiare emergenze associate ad incidenti che possono avvenire durante attività che prevedono l’impiego di materie radioattive in ambito industriale, in quello sanitario – diagnostica e terapia medica – e nel campo della ricerca e della didattica”;
– Piano d’Emergenza Nazionale: “definisce le misure protettive contro le emergenze nucleari e radiologiche che possono interessare il territorio nazionale e che per la loro natura ed estensione debbono essere fronteggiate con mezzi e poteri straordinari”, cioè che necessitano di azioni d’intervento coordinate a livello nazionale. Il piano è, infatti, “predisposto dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ne coordina l’attuazione. Gli incidenti previsti dal Piano Nazionale riguardano eventi potenzialmente in grado di interessare vaste aree del Paese e/o che non siano preventivamente correlabili con alcuna area specifica del territorio nazionale stesso (localizzazione non conosciuta a priori)”.
Parlando delle modalità di intervento nelle emergenze NBCR si segnala che “la pianificazione della gestione delle emergenze e le conseguenti catene di comando e controllo sono significativamente differenti tra eventi di Protezione Civile e Difesa Civile”.
In particolare in ambito di Difesa Civile è operativo il “Piano Provinciale di Difesa Civile” mentre in ambito di Protezione Civile le pianificazioni di riferimento sono varie. Ad esempio: Piani discendenti dal Piano Nazionale, Piano emergenza esterna se presente una installazione nucleare nel territorio provinciale, Piano emergenza esterna dell’area portuale in cui è previsto l’attracco di unità navali a propulsione nucleare, Piano d’emergenza per il trasporto di materie radioattivi e fissili, Piano di intervento per incidenti nel corso di attività con utilizzo di sorgenti radioattive, Piano di intervento per la messa in sicurezza in caso di rinvenimento o di sospetto di presenza di sorgenti radioattive orfane (sorgenti sigillate la cui attività al momento della scoperta sia superiore ad una soglia stabilita e che non siano sottoposte a controlli da parte delle autorità perché non lo sono mai state, o perché siano state abbandonate, smarrite, collocate in luogo errato, sottratte illecitamente al detentore o trasferite a nuovo detentore non autorizzato o senza che il destinatario ne sia stato informato).
Nell’ambito della Difesa Civile, il Prefetto ha il “compito di predisporre ed elaborare i piani d’intervento per la messa in sicurezza in caso di rinvenimento o di sospetto di presenza di sostanze nucleari, batteriologiche, chimiche e radioattive. Scopo dei piani è consentire la rapida individuazione, anche in caso di emergenza, di sorgenti disperse o fuori controllo ed evitare danni alla salute pubblica, nonché il rilascio nell’atmosfera di sostanze pericolose per l’ambiente, mediante la messa in sicurezza delle medesime. Il Comitato di Difesa Civile è allestito nella Sede Prefettizia. In questa Sede Opera l’Unità di Crisi Centrale”.
Il Prefetto allerta l’ARPA/APPA tramite il Responsabile di Struttura per le operazioni di cui ai piani di Difesa Civile. Si ricorda che le attività da compiere da parte di ARPA/APPA “riguardano esclusivamente la messa a disposizione di proprie risorse umane, tecniche e strumentali ai fini dell’individuazione e della quantificazione degli agenti e per la verifica, una volta eseguita la bonifica dagli ordigni e comunque al termine dell’emergenza, della restituibilità dell’area colpita dall’evento. In nessun caso gli operatori dell’Agenzia possono accedere in aree classificate (zona calda, zona tiepida, zona fredda) né manipolare o gestire agenti NBCR. L’ARPA/APPA interviene dopo che sia stato effettuato l’intervento di decontaminazione completa dell’area interessata, di concerto e insieme alla ASL”.
Il documento si sofferma su ruoli e responsabilità relative alla gestione degli eventi in caso di emergenza NBCR con riferimento a: Prefetto, Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, Dipartimento di Prevenzione della Azienda ASL territorialmente competente, 118, Direzione Provinciale del Lavoro, Forze di Polizia, Reparto Operativo del Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente, Autorità Portuale, Autorità Marittima e Autorità Aeroportuale, Comune.
Ricordiamo, a questo proposito, che il Dipartimento di Prevenzione della Azienda ASL territorialmente competente dà “attuazione alle misure di prevenzione e di protezione sia per quanto riguarda la tutela della salute degli operatori in ambienti di lavoro che per quanto riguarda l’esposizione a contaminanti da parte della popolazione afferente al proprio territorio”. E la Direzione Provinciale del Lavoro esercita “le funzioni ispettive di competenza sulla efficacia delle misure di protezione dagli agenti NBCR adottate all’interno dei locali aziendali eventualmente interessati dalla contaminazione a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori”.
Concludiamo riportando le azioni preventive che, nel sistema delle Agenzie Ambientali, deve mettere in atto il Responsabile di Struttura ai fini di rispondere con efficienza ed efficacia, in tempi reali, ad una chiamata in emergenza NBCR.
Oltre “ad un’informazione, formazione e addestramento adeguati relativamente alla complessiva gestione dell’emergenza e alle procedure connesse”, deve attivare alcune elementari misure e azioni a livello preventivo:
– “informare-formare ed addestrare il personale individuati sul contenuto delle procedure adottate e sulle modalità tecniche-operative della loro realizzazione sul campo;
– organizzare un sistema di gestione tecnico operativa e di sicurezza tale da garantire sempre la piena funzionalità e l’immediata attivazione di quanto necessario;
– predisporre il quadro chiaro, sostanziale e formalizzato delle strumentazioni di misura e delle attrezzature di prelievo da utilizzare nella fase di gestione delle emergenze e di restituzione dell’area compromessa;
– assicurare che siano sempre disponibili e ben identificabili i Dispositivi di Protezione destinati all’uso degli operatori in emergenza. I Dispositivi di Protezione, compresi quelli individuali e/o collettivi, vengono regolarmente controllati e sottoposti a manutenzioni. Di tale controllo e manutenzione, il personale addetto, dovrà prendere nota nelle appositi strumenti di registrazione;
– garantire il periodico aggiornamento, di tutte le informazioni di reperibilità di autorità e soggetti di possibile attivazione in caso di emergenza; provvedere inoltre ad aggiornare l’anagrafica in possesso del Prefetto;
– per quanto attiene alla sicurezza del personale e alla logistica, occorre assicurare, una volta scattato l’allarme NBCR, l’immediato contatto telefonico con i reperibili e con tutti gli operatori che effettuano attività in esterno assicurando il massimo stato di sicurezza per gli operatori interessati. In particolare l’attenzione alle condizioni di sicurezza riguarderà lo sviluppo delle misure di prevenzione e protezione attivabili in funzione della specifica analisi di rischio;
– esigere il rispetto di tutte misure di tutela previste per le attività in emergenza nelle diverse fasi” (trattate nel documento) di “programmazione preliminare delle attività, attivazione della squadra, preparazione dei materiali e carico e scarico dell’automezzo, guida, arrivo sul posto e avvicinamento alla zona di intervento, attività sul posto”.
Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana, “ Buone Prassi per la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro degli operatori del Sistema Agenziale impegnati nelle emergenze di origine naturale e/o antropica”, documento elaborato da un Tavolo di Lavoro coordinato da ARPA Toscana, con la partecipazione delle Agenzie di Protezione Ambientale di Basilicata, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto e ISPRA.
Fonti: Puntosicuro.it