In relazione ad un infortunio mortale che ha riguardato un manutentore punto da una vespa, riportiamo informazioni sui rischi allergologici, sugli imenotteri e le loro punture, sugli interventi di bonifica e la riduzione del rischio.
In riferimento ad un articolo pubblicato lo scorso anno riferito ad un infortunio mortale di un lavoratore impegnato in lavori di manutenzione e riparazione degli impianti di illuminazione, che durante l’attività viene improvvisamente punto da una vespa. Puntura che, a causa dell’allergia al veleno, dello shock anafilattico e, probabilmente anche dell’assenza di colleghi durante l’emergenza, risulta letale.
In “Lavoro in solitudine: morire per una puntura di vespa” abbiamo presentato alcune domande: era stata prevista un’attrezzatura idonea a evitare punture di insetti come le vespe? Il lavoratore era formato e addestrato ad affrontare questo tipo di situazioni? L’area di lavoro era stata monitorata per verificare l’eventuale necessità di bonifiche? L’attività poteva richiedere la presenza di un collega?
Se nel precedente articolo ci siamo soffermati sul tema dei rischi del lavoro in solitudine, oggi invece vediamo di entrare più nel dettaglio dei rischi relativi alla presenza di vespe, alle bonifiche relative e conseguenti, chiaramente, ad una idonea valutazione dei rischi che ne indichi l’opportunità.
Le bonifiche degli imenotteri aculeati
Per avere qualche utile informazione sulle bonifiche degli imenotteri aculeati, sulle vespe e sulle conseguenze delle punture, possiamo fare riferimento al sito web dei Vigili del Fuoco di Borgo Valsugana che riporta diverse indicazioni riguardo alle attività e ai servizi svolti dal corpo.
Nel sito si indica che con “imenotteri aculeati” si fa riferimento a “una famiglia di insetti, anche molto diversi tra loro, caratterizzati dalla presenza di un aculeo nella parte terminale dell’addome”. Tuttavia, pur essendone dotati, “non tutti gli insetti appartenenti a questa famiglia sono in grado di utilizzare il pungiglione. Solo alcune specie riescono ad utilizzarlo come strumento di attacco o difesa”. E generalmente questi insetti sociali “sono organizzati in colonie che risiedono in un nido detto favo o alveare. La formazione dei favi avviene in tarda primavera e giunge al massimo sviluppo in piena estate”. E le zone preferite per nidificare sono quelle calde, tranquille, riparate ed abbandonate, in particolare:
“abitazioni: mura perimetrali, controsoffitti, camini, solai, sottotetti, cornicioni, cassonetti, vani tapparelle, …
zone rurali: fienili, legnaie, depositi agricoli, ceppi, alberi cavi;
cimiteri: edicole funerarie”.
In ogni caso “per ridurre la probabilità che si possano formare i nidi in situazioni comportanti pericolo per persone ed animali, la prima azione da adottare è quella preventiva”. E nel sito vengono riportati i vari accorgimenti per un’efficace opera di prevenzione.
A titolo esemplificativo riguardo ai muri perimetrali delle abitazioni si suggerisce di “controllare le pareti che presentano fessure, cavità e buchi in corrispondenza di intercapedini” ed eventualmente di “tamponare con sigillante idoneo”.
Gli interventi di bonifica
Il sito indica sia la possibilità di contattare ed informare gli apicoltori di zona o fare bonifiche direttamente con insetticidi spray, specifici per imenotteri: “i prodotti attualmente in commercio risultano molto potenti e di facile utilizzo in quanto l’erogatore, grazie a una notevole gittata, permette di raggiungere gli insetti rimanendo a distanza di sicurezza”.
In particolare l’intervento dei V.V.F. può essere richiesto nei casi in cui:
“sia impossibile raggiungere il favo con i normali attrezzature (scale);
sia impossibile l’allontanamento, sia pur temporaneo, delle persone vulnerabili (soggetti allergici, anziani e bambini);
situazione di pericolo per gruppi sociali (infestazioni di scuole, case di riposo, …);
dimensioni straordinarie degli sciami e/o dei favi;
richiesta, da parte dei Servizi localmente preposti alla disinfestazione, nei casi in cui siano necessari strumenti e mezzi in dotazione ai V.V.F. (Es: autoscala)”.
Ricordiamo che esistono poi aziende specializzate negli interventi di bonifica, disinfestazione e rimozione nidi vespe e imenotteri aculeati in genere, anche negli spazi lavorativi.
Alcune indicazioni relative a vari imenotteri
Riprendiamo, sempre dal sito web dei Vigili del Fuoco di Borgo Valsugana alcune indicazioni relative a vari imenotteri:
Ape domestica (Apis mellifera): “questa specie di api vive solitamente in zone agricole e talvolta si possono rinvenire sciami fuggiti da apicoltori. Durante la sciamatura la specie non è aggressiva anche se non dovrebbe essere molestata per alcun motivo. In questa fase lo sciame si presenta come un grappolo brulicante di api che riveste rami e/o muri”;
Vespa comune (Polistes dominula & Polistes gallicus): “questa specie di imenottero in primavera forma piccoli nidi visibili solitamente sotto grondaie e parapetti, costituiti da un favo orizzontale attaccato al supporto mediante un peduncolo. Gli esemplari sono di piccole dimensioni e facilmente riconoscibili dal caratteristico colore nero e giallo. Non è particolarmente aggressiva, in caso di pericolo attacca per difendere la colonia che non è molto numerosa. I nidi degli anni precedenti solitamente non vengono mai riutilizzati, eccetto rari casi straordinari. La specie Polistes gallicus si caratterizza perché nidifica spesso luoghi più esposti, sotto il sole diretto, su fusti erbacei o muretti;
Vespa di terra (Vespula germanica): “è una vespa dalla tipica colorazione a bande nere e gialle, che può essere facilmente confusa, al primo sguardo, con la Polistes dominula. È una vespa aggressiva, dalle abitudini alimentari prettamente carnivore. Alimenta le proprie larve con insetti che cattura e rinchiude nel favo con le proprie uova, affinché le larve che usciranno possano in seguito nutrirsene. Questa specie è molto aggressiva e nidifica solitamente nel terreno, talvolta in fessure nei muri. Il nido è spesso nascosto ed è possibile individuarlo solo per l’andirivieni degli insetti nelle fessure. La colonia è molto numerosa ed è costituita da centinaia o addirittura migliaia di insetti”.
Calabrone (Vespa crabro): “nei confronti dell’uomo è tendenzialmente indifferente (a differenza della vespa comune, per esempio, che spinta da curiosità può ronzare intorno) tuttavia, se si può sostare vicino ad un albero da frutta in presenza di calabroni con una certa tranquillità, questi insetti possono diventare molto aggressivi se provocati o in vicinanza del nido. Le femmine sono dotate di pungiglione, le cui punture (conseguenti a una reazione difensiva dell’animale) possono essere molto dolorose per gli esseri umani. Presenta caratteristiche simili alla vespa di terra dalla quale si distingue perché è grande quasi il doppio di una vespa comune. La specie non è molto aggressiva ma la quantità di veleno che può iniettare la rende molto temibile”.
Riguardo alla puntura si ricorda che “nei soggetti allergici si può verificare una reazione repentina che porta allo shock anafilattico il quale può provocare un collasso cardiovascolare acuto e quindi portare al decesso”.
E in caso di puntura è bene:
“eliminare se possibile l’eventuale pungiglione rimasto piantato, con l’ausilio di una pinzetta, evitando di schiacciarlo al fine di evitare l’inoculazione di altro veleno,
disinfettare la zona interessata e tamponare con ghiaccio, eventualmente applicare una pomata antinfiammatoria a base di cortisone,
in caso di punture multiple, di sintomi di gonfiore e dolore prolungati e aggravati o qualora si manifesti una reazione allergica recarsi al pronto soccorso”.
E specialmente in relazione agli allergeni presenti nel veleno di alcuni insetti, possiamo infine fare riferimento e ricordare i rischi allergologici per i lavoratori.
A questo proposito riprendiamo qualche indicazione da un quaderno tecnico elaborato per Expo 2015 per gli operatori che impegnati nella manutenzione del verde. Un quaderno dal titolo “ Manutenzione del verde. Informazioni per lavorare in sicurezza” e a cura di Elena Andreina, Flavia Borello e Veronica Cassinelli.
Il rischio allergologico
Riguardo al rischio allergologico, che nel caso di questi operatori dipende dall’esposizione a più fattori di rischio (sostanze chimiche impiegate, punture causate da imenotteri, miceti e batteri, pollini stagionali, uso di guanti in lattice, acari, …), si indica che le “patologie più frequentemente sviluppate sono:
orticaria: pomfi pruriginosi;
rinocongiuntiviti;
asma bronchiale allergico;
DAC (dermatite acuta da contatto): prurito, eritema, vescicole, lesioni croniche;
asma bronchiale allergico: tosse con o senza espettorato, difficoltà respiratoria;
alveoliti allergiche;
shock anafilattico”.
E in relazione alla specificità del settore “i possibili interventi per ridurre il rischio sono limitati a:
effettuare la sorveglianza sanitaria dei lavoratori;
fornire e far utilizzare adeguati DPI (Dispositivi di protezione Individuale);
sostituire gli agenti chimici sensibilizzanti”.
Fonti: Puntosicuro.it