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Due interventi affrontano il tema dell’impatto della crisi sulla salute dei lavoratori con riferimento al tema dello stress e all’abuso di sostanze psicotrope. Il ruolo del medico competente per la prevenzione sanitaria e la promozione della salute.

Si è parlato spesso del tema dei rischi psicosociali e, in particolare, del rischio stress lavoro-correlato, ma solo episodicamente ne parliamo con riferimento alle conseguenze della perdurante crisi economica e della trasformazione del lavoro. Con condizioni di lavoro che, laddove il lavoro c’è, spesso sono frammentarie o comunque sono caratterizzate da situazioni di vulnerabilità e di stress. Con condizioni che possono avere conseguenze negative sulla salute, anche con riferimento ad un elevato consumo di sostanze d’abuso, come alcol, farmaci e altre sostanze psicotrope.

Per affrontare questo tema ci soffermiamo ancora sugli atti del convegno, dal titolo “ Alcol: tra diritto al lavoro e diritto alla salute”, che si è tenuto a Bari il 7 novembre 2014 e che è stato organizzato da Asl Bari, Regione Puglia, Società italiana di alcologia, con la collaborazione della Società Nazionale Operatori della Prevenzione (SNOP).

Uno degli interventi che hanno affrontato il rapporto tra la crisi e la salute dei lavoratori, a cura di Ernesto Ramistella (Medico Competente, coordinatore del Gruppo di Lavoro SIMLII), è intitolato “Gli effetti della crisi sulla salute dei lavoratori (immigrazione, precariato, stress lavoro-correlato ed emarginazione: le azioni di prevenzione per il consumo di bevande alcoliche)”. Un intervento che vuole indicare quali possono essere “le esperienze e il contributo che i medici competenti possono fornire” alla gestione di queste problematiche nei luoghi di lavoro.

L’intervento ricorda che il mondo “globalizzato” degli ultimi 30 anni e la successiva crisi economica dei paesi dell’occidente industrializzato “hanno provocato notevoli cambiamenti, nel nostro Paese, nell’ambito della popolazione lavorativa. Una delle principali conseguenze per l’Italia è costituita dalla notevole diminuzione dei lavoratori in fase attiva in tutti i comparti ma, in particolar modo, nel settore industriale e nell’industria manifatturiera, condizione legata al cosiddetto processo di ‘delocalizzazione’ da parte di imprese – soprattutto multinazionali – che hanno preferito investire in località estere dove sono maggiori i vantaggi fiscali ed economici e minori le tutele sociali delle maestranze”.
Questo fenomeno, correlato alle legato caratteristiche del mercato del lavoro e agli interventi legislativi degli ultimi anni, ha prodotto rilevanti conseguenze.
Ne riportiamo alcune:
– “la precarizzazione del lavoro (sia pure definita, eufemisticamente, come ‘flessibilità’);
– l’invecchiamento della popolazione lavorativa ‘italiana’, specie nella grande industria e nel pubblico impiego (anche e soprattutto nel settore sanitario);
– l’incremento della popolazione lavorativa ‘immigrata’ in mansioni con elevata componente manuale o considerate di basso profilo sociale (manovalanza nel settore edile e agricolo, cura diretta della persona anziana e/o disabile etc.)”.

Il medico del lavoro “è un osservatore privilegiato di tale nuova e preoccupante realtà”.
Una realtà in cui lo stress è certamente cospicuo e difficile da valutare “perché più legato alla percezione individuale del soggetto che alle condizioni di organizzazione del lavoro (si pensi, ad esempio, al lavoratore precario di una grande industria, adeguatamente tutelato sul piano della sicurezza sul posto di lavoro ma che vede rinnovarsi il suo contratto a tempo determinato ogni 3 o ogni 6 mesi …). Inoltre, le condizioni stressanti che possono riscontrarsi in situazioni occupazionali particolari (tipico l’esempio dei call-center) vengono in genere sotto-stimate dalle valutazioni dei rischi”.
Se in questo scenario a volte “le possibilità di intervento del medico competente sono abbastanza limitate e si rivolgono fondamentalmente nel valutare con attenzione la idoneità al lavoro del soggetto che si accinge a prendere servizio o dei lavoratori attivi”, tuttavia è fondamentale “mantenere la qualità della prestazione professionale del medico competente ai massimi livelli non solo sanitari, ma anche e soprattutto deontologici ed etici”.
E tra le attività di promozione della salute, “particolare importanza riveste il counseling ai lavoratori per quanto riguarda il contrasto agli stili di vita errati e alle malsane abitudini voluttuarie, quali ad esempio l’alimentazione eccessiva e/o smodata, il tabagismo, l’alcolismo. Quando si fa riferimento a queste problematiche, in particolare all’assunzione da parte di lavoratori di alcol o sostanze psicotrope e stupefacenti, si deve sottolineare l’importanza del ruolo del medico competente e della relativa sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro, imposta obbligatoriamente anche da una normativa specifica volta alla individuazione precoce dell’abuso di tali sostanze”.
In particolare “nei confronti dell’assunzione e abuso di bevande alcoliche, il medico competente è chiamato a svolgere una funzione preventiva, a tutela della salute del lavoratore (ma anche, in questi casi, alla salvaguardia della sicurezza di terzi) assieme a una attività di peculiare promozione della salute individuale, nel caso di comportamenti a rischio, nonché quale iniziatore dell’avvio di programmi terapeutici e/o riabilitativi, se si riscontrano condizioni di vera e propria alcol-dipendenza”. E i medici competenti, infine, “rivestono un ruolo fondamentale anche per il corretto reinserimento nel mondo del lavoro di soggetti con problemi alcol-correlati (o altre dipendenze) che hanno seguito a percorsi di disassuefazione”.

Un secondo intervento che si occupa delle conseguenze della crisi si intitola: “Una crisi così prolungata come quella che stiamo vivendo ha conseguenze negative sulla salute dei lavoratori e in particolare sulla capacità di gestione della prevenzione all’interno delle imprese?”; intervento a cura di Marco Frey (Direttore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore di Studi Universitari e di perfezionamento S. Anna di Pisa).

Il relatore ricorda che un rapporto di Eurobarometer, pubblicato nel mese di aprile 2014, esamina come la qualità del lavoro sia stata colpita dalla crisi: “soltanto poco più della metà dei lavoratori europei (53%) percepisce come soddisfacenti le condizioni di lavoro nel proprio paese, e la maggioranza (57%) ritiene comunque che queste siano peggiorate negli ultimi 5 anni. Il dato risulta particolarmente critico per l’Italia dove la percezione del peggioramento riguarda l’85% dei rispondenti e ben il 73% considera insoddisfacenti le condizioni di lavoro. In questa classifica in negativo siamo quarti dopo Grecia, Croazia e Spagna, non casualmente i Paesi che sono stati più fortemente colpiti dalla crisi”.
Dalle risposte a questa ricerca – riportate più nel dettaglio nell’intervento che vi invitiamo a leggere – si può notare come in primis siano “le condizioni complessive di sistema, come il contesto socio-economico, le politiche del lavoro, il dialogo sociale, che influenzano maggiormente la percezione di peggioramento rispetto a quanto avviene all’interno delle imprese”.

E sempre dai dati di Eurobarometer si può osservare “come lo stress risulti il più importante rischio percepito durante il lavoro (per il 53% dei lavoratori intervistati in Europa e 50% per gli italiani), con una crescita significativa negli ultimi anni, a scapito ad esempio di problemi fisici di natura muscolare o ossea”.

Dati che, come conclude il relatore, sono stati alla base del lancio dell’Agenzia europea per la salute la sicurezza sul lavoro (EU-OSHA) della campagna di sensibilizzazione intitolata ” Healthy Workplaces Manage Stress” (“Ambienti di lavoro sani e sicuri per la gestione dello stress”) sui rischi psicologici, fisici e sociali connessi allo stress sul luogo di lavoro.

“ Gli effetti della crisi sulla salute dei lavoratori (immigrazione, precariato, stress lavoro-correlato ed emarginazione: le azioni di prevenzione per il consumo di bevande alcoliche)”, a cura di Ernesto Ramistella – Medico Competente, coordinatore del Gruppo di Lavoro SIMLII, intervento al convegno “Alcol: tra diritto al lavoro e diritto alla salute”.

“ Una crisi così prolungata come quella che stiamo vivendo ha conseguenze negative sulla salute dei lavoratori e in particolare sulla capacità di gestione della prevenzione all’interno delle imprese?”, Marco Frey – Direttore dell’Istituto di Management della Scuola Superiore di Studi Universitari e di perfezionamento S. Anna di Pisa, intervento al convegno “Alcol: tra diritto al lavoro e diritto alla salute”.

Fonti: Puntosicuro.it