Un nuovo documento Inail si sofferma sulla sicurezza dei lavoratori che lavorano in zone in cui possono essere presenti eventuali zecche. La prevenzione comportamentale, la prevenzione meccanica e la prevenzione chimica.

Diversi fattori come i mutamenti climatici, la trasformazione degli ecosistemi e la maggiore suscettibilità alle infezioni da parte dell’uomo, hanno “favorito negli ultimi anni una maggiore e diversificata diffusione delle zecche su tutto il territorio nazionale con una conseguente circolazione, non sempre controllabile, dei patogeni da esse trasmessi”. E tra le varie infezioni occupazionali le zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) veicolate da zecche, “rappresentano un rischio emergente tra i lavoratori”.
Di fronte a questo rischio una idonea diagnosi e gestione delle zoonosi “richiedono, oltre a un livello elevato di competenza, anche una sinergica collaborazione tra servizi medici e veterinari, in modo da facilitare un adeguato e proficuo scambio di informazioni”.

A presentare in questi termini il tema della prevenzione dei rischi biologici correlati alla presenza di zecche nel mondo del lavoro è un recente documento realizzato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale dell’Inail e dal titolo “Zoonosi trasmesse da zecche”.

Il rischio di essere punti da zecche
Nel documento, realizzato con il coordinamento scientifico di Sergio Iavicoli e Paola Tomao (Inail, Dimeila), si ricorda che il prodotto editoriale, che rappresenta un aggiornamento e ampliamento di un precedente manuale del 2014, “nasce dalla necessità di fare chiarezza sui rischi reali a cui l’uomo, e in particolare il lavoratore che opera in ambienti outdoor, può andare incontro qualora venga punto da una zecca”.

Ed è proprio l’analisi accurata dei microrganismi patogeni veicolabili dalle zecche che permette di comprendere l’importanza delle prassi, dei comportamenti e procedure specifici necessari per evitare l’interazione con tali patogeni.

In questo senso il manuale presenta precisi “strumenti operativi per la gestione del rischio biologico, fruibili da tutti coloro che prestano il proprio lavoro in ambito rurale”.

Rimandando alla lettura integrale del documento, che presenta vari aspetti relativi alle malattie trasmesse dalle zecche, al controllo della loro diffusione e ai rischi biologici, ci soffermiamo oggi sulle misure di prevenzione per la popolazione e per i lavoratori.

Zoonosi trasmessa da zecche

La prevenzione comportamentale per le zecche
Si indica che per la prevenzione delle infezioni vettore trasmesse dalle zecche “occorre predisporre programmi d’intervento finalizzati all’igiene personale, all’igiene ambientale e all’igiene degli animali domestici”.

Nel documento, che si sofferma sui vari programmi di intervento indicati, si segnala, ad esempio, che per le zecche adattate ad ambienti naturali, “il rischio di infestazione è legato alla frequentazione di determinati luoghi e si è visto che è particolarmente elevato nello svolgimento di alcune attività come ad esempio passeggiate in campagna, camping, ricerca di funghi, pesca e caccia. Quest’ultima attività presenta un ulteriore fattore di rischio legato alla manipolazione di selvaggina spesso massivamente infestata. Come precauzioni risulterà utile indossare indumenti di colore chiaro, che permetteranno una facile identificazione della zecca”.

Riportiamo alcune indicazioni generali di prevenzione comportamentale, prevenzione meccanica e prevenzione chimica.

Prevenzione comportamentale:

“Percorrere sentieri ben battuti ed evitare luoghi visibilmente frequentati da animali o percorsi che costituiscono passaggi obbligati per branchi di animali selvatici, perché diventa maggiore il rischio di trovare zecche;
Non indossare abiti legati alla vita che possono avere l’effetto coperta strisciata;
Preferire sentieri con vegetazione bassa;
Non lasciare zaini o altri accessori sul suolo;
Procedere, in caso di lavoro o sosta in aree conosciute come infestate, a periodiche ispezioni degli indumenti e delle parti scoperte (ogni 3 – 4 ore) per verificare l’eventuale presenza di zecche;
Al rientro da escursioni, soprattutto in boschi di montagna, effettuare un’accurata ispezione del corpo per controllare l’eventuale presenza di zecche sulla cute ed effettuare lavaggi accurati (se una zecca è riuscita a oltrepassare la coltre dei vestiti, ma non si è infissa nell’epidermide umana, è sufficiente un accurato lavaggio corporeo per allontanarla);
Effettuare un’ispezione meticolosa del corpo soprattutto in corrispondenza dei punti con reticolo venoso superficiale più rappresentato (ascelle, inguine, cuoio capelluto, ecc.)”.

Prevenzione meccanica:

“Indossare scarpe chiuse e pantaloni lunghi;
Indossare ghette o calzare stivali in gomma;
Utilizzare la tecnica taping up quando si calzano gli stivali. Questa tecnica consiste nel chiudere con più giri di nastro adesivo la parte apicale dello stivale con il pantalone; sarebbe ideale che gli ultimi due giri di nastro presentassero verso l’esterno la parte adesiva in modo da interrompere l’ascesa di eventuali zecche”.

Prevenzione chimica:

“Impregnare di repellente calzettoni, ghette da montagna e pantaloni, prima di mettersi in cammino nei boschi. L’impregnazione completa di abiti è consigliata in particolare a guardie e operai forestali o a chi svolge altre attività lavorative in zone ad alto rischio di infestazione. L’impregnazione impedisce alle zecche di fissare l’apparato buccale nella cute; infatti le zecche, data la lunga permanenza sui tessuti trattati, muoiono oppure abbandonano appena possibile l’ospite;
Irrorare sempre le scarpe, gli stivali (in particolare se non sono di gomma) e/o le ghette;
Su tutte le parti scoperte del corpo cospargere un repellente idoneo e specifico per la cute (in particolare arti inferiori)”.

Le misure di prevenzione per i lavoratori
Riguardo alla prevenzione per i lavoratori si sottolinea che alcune categorie professionali sono potenzialmente esposte ai morsi di zecca, ad esempio “i boscaioli, gli agricoltori, i cacciatori, i forestali, i guardiacaccia, gli operatori delle telecomunicazioni e delle compagnie elettriche che posano tralicci in aree a rischio e tutti quelli che svolgono attività lavorativa o sportiva all’ aria aperta”.

Per questi soggetti – secondo quanto previsto dal D.Lgs. 81/2008 e s.m.i. – “dovrebbe essere raccomandata la profilassi attiva mediante la vaccinazione per le patologie per le quali il vaccino è disponibile (ad esempio la vaccinazione contro l’encefalite virale da zecca – TBE)”.

In caso di escursioni o permanenza in zone a rischio sono poi “consigliate alcune misure di prevenzione attraverso l’utilizzo di mezzi di controllo chimico”.

Ad esempio, secondo quanto riportato nel ‘Piano nazionale di sorveglianza e risposta all’encefalite virale da zecche e altre arbovirosi e hantavirus non sottoposti a specifici piani di sorveglianza e risposta – 2017’, “gli insetto-repellenti cutanei dimostratisi più efficaci nei confronti delle zecche sono: la dietiltoluamide (DEET), l’icaridina (picaridina o KBR 3023) e la permetrina”.

In particolare si indica che N,N-diethyl-m-toluamide o DEET è “il più efficace topico repellente disponibile e con il più ampio spettro d’azione (zanzare, zecche, mosche). È distribuito in confezioni contenenti concentrazioni variabili tra il 7 e il 20%. Tali concentrazioni sono efficaci per circa 4 ore”. Mentre i repellenti in commercio a base di picaridina/icaridina “hanno una concentrazione di prodotto tra il 10 e il 20% e un’efficacia di circa 4 ore o più. In caso di uso non corretto, la picaridina/icaridina (KBR 3023) ha un minore potere irritante per la pelle rispetto alla DEET”.

Infine la permetrina “è un pesticida piuttosto che un repellente ed è utilizzato per impregnare i vestiti. La permetrina è una piretrina sintetica con attività insetticida e repellente per gli insetti. Il suo impiego sulla pelle è registrato soltanto per il trattamento della scabbia, mentre non lo è il suo uso come repellente”.

Concludiamo segnalando che il documento riporta ulteriori indicazioni di prevenzione relative all’abbigliamento e alle calzature più adeguate.

L’indice del documento:

Introduzione

Zoonosi

Le malattie trasmesse da vettori

L’ambiente

Le zecche

Tassonomia, sistematica, evoluzione

Pericolosità delle zecche

Procedure per il controllo della diffusione delle zecche

Misure di prevenzione

Come rimuovere la zecca

Le malattie infettive trasmesse da zecche

Babesiosi

Bartonellosi

Borreliosi di Lyme

Ehrlichiosi – Anaplasmosi

Febbre bottonosa del mediterraneo

Febbre Q

Febbre ricorrente da zecche

Meningoencefalite da zecche (TBE)

Tularemia

L’uomo

Il rischio biologico

Cenni sulla normativa italiana in ambito occupazionale

Il rischio biologico: definizione e quadro normativo

ll rischio biologico nel settore agro-zootecnico e forestale

Bibliografia e sitografia

Riferimenti normativi

Glossario

Approfondimenti

Centri di referenza e loro attività

Schede zecche

Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale “ Zoonosi trasmesse da zecche”, a cura di Wanda D’Amico, Diego De Merich, Simona Di Renzi, Maria Concetta D’Ovidio, Agnese Martini, Paola Melis, Paola Tomao, Nicoletta Vonesch (Inail – Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale), coordinamento scientifico di Sergio Iavicoli e Paola Tomao, edizione 2018

Fonti: Inail, Puntosicuro.it