Una scheda Inail si sofferma sulle malattie professionali dell’apparato respiratorio. Malattie respiratorie nel mondo del lavoro, pneumoconiosi, pneumopatie, tumori polmonari, denunce, valutazione e gestione integrata dei rischi.

Ieri, ricordando la “ Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro” (28 aprile di ogni anno), abbiamo sottolineato la necessità di sensibilizzare il mondo del lavoro in merito alla protezione dai rischi professionali tradizionali e dalle potenziali minacce future per la sicurezza e la salute dei lavoratori.

Partendo da questa considerazione ci soffermiamo oggi sullemalattie respiratorieche nelquinquennio 2014 – 2018, secondo quanto riportato nella banca dati statistica dell’Inail, sono state pari a poco più del 5% delle tecnopatie e risultano al “quarto posto dopo le malattie del sistema muscoloscheletrico, le malattie del sistema nervoso e le malattie dell’orecchio (ipoacusia da rumore)”. Tuttavia “seppur con un numero di casi annualmente denunciati minore rispetto alle muscoloscheletriche e alle ipoacusie,le malattie respiratorie rispetto agli esiti determinano un grado più elevato di menomazione e causano un numero maggiore di mortiper malattia professionale”.

Ad segnalare con queste parole l’importanza delle malattie respiratorie nel panorama delle tecnopatie in Italia è il recente documento delsistema di sorveglianza delle malattie professionali Malprofdal titolo “Le malattie professionali dell’apparato respiratorio – Scheda 5”, a cura di G. Campo, A. Pizzuti, A. Papale e G. Piga (Inail, Dimeila), P. Ravalli (Spresal Asp Ragusa) e E. Casagrande (Azienda sanitaria dell’Alto Adige). Una scheda che fornisce una “panoramica dei dati disponibili sulle malattie respiratorie da lavoro partendo dagli archivi Inail delle denunce e indennizzi e utilizzando le informazioni fornite dal sistema Malprof”. Gli autori indicano che l’insieme degli aspetti evidenziati “dovrebbe indurre i settori produttivi più associati allemalattie professionali respiratoriead una riflessione sulla necessità di contribuire tutti per il raggiungimento di uno stesso obiettivo, vale a dire l’adozione di sistemi integrati per assicurare una buona qualità e un sufficiente numero di interventi deputati al controllo dell’esposizione ai fattori di rischio professionali che causano le malattie respiratorie”.

L’articolo di presentazione della scheda si sofferma sui seguenti argomenti:

Malattie respiratorie: pneumoconiosi, pneumopatie e tumori

Riguardo all’apparato respiratorio, la scheda  indica che alcune malattie professionali “sono unicamente e specificamente correlate a fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro, come ad esempio lepneumoconiosi, in altri casi le esposizioni sul lavoro contribuiscono allo sviluppo o aggravamento di malattie respiratorie, quali labroncopneumopatia cronica ostruttiva(BPCO), l’asmao itumori del polmone, congiuntamente a fattori legati allo stile di vita”.

In particolare le principalipneumoconiosi“sono la silicosi, causata dall’esposizione a polvere disilice cristallina, e l’asbestosi causata dall’esposizione a fibre di amianto.  Altre pneumoconiosi sono l’antracosi da inalazione di polvere di carbone, la talcosi causata dal talco, la siderosi causata dall’accumulo di polveri ferrose, la berilliosi causata dal berillio, la fibrosi da metalli duri e la pneumoconiosi da polveri e fumi di alluminio o abrasivi a base di ossido di alluminio.  Altrepneumopatie, di solito non considerate pneumoconiosi, sono causate dall’inalazione di polveri organiche, quali la bissinosi nei lavoratori del cotone, lino e canapa e la bagassosi da inalazione di polvere di canna da zucchero”.

Si segnala poi che:

  • “l’asma professionale può essere causata da centinaia di agenti occupazionali con meccanismo allergico, irritativo o misto”;
  • “larinite(o oculorinite) è un’altra manifestazione allergica che può essere concomitante o meno all’asma”;
  • l’alveolite allergica estrinseca(o polmonite da ipersensibilità) è anch’essa una reazione allergica causata dall’esposizione ad agenti presenti nell’ambiente di lavoro (polveri organiche, muffe, spore di funghi) che colpisce gli alveoli polmonari”.

Riguardo invece allabroncopneumopatia cronica ostruttiva, la principale causa delle BPCO “è ilfumo di tabacco, tuttavia alcuni casi di BPCO sono almeno in parte causati dall’esposizione a polveri, gas o vapori presenti nell’aria degli ambienti di lavoro”.

Inoltre vari agenti occupazionali “possono causaretumori polmonari; tra questi le fibre di amianto, i composti del nichel, l’arsenico, i gas di scarico diesel e il gas radon. Le malattie professionali che interessano la pleura polmonare sono quasi esclusivamente legate all’esposizione all’amianto, e possono essere forme benigne (ispessimenti pleurici, placche pleuriche) o maligne come il mesotelioma”.

Il documento ricorda anche inoduli alle corde vocali e laringei, “malattie dell’apparato respiratorio di origine professionale per i lavoratori soggetti a sforzi prolungati delle corde vocali quali gli insegnanti”.

Si sottolinea che diverseinfezioni respiratorie“possono essere direttamente correlate a specifiche attività lavorative”. Ad esempio è il caso della tubercolosi, “di alcune zoonosi che interessano lavoratori del settore agricolo e zootecnico e dellapolmonite da legionellanei lavoratori di impianti idrici e di condizionamento. Inoltre, infezioni nuove ed emergenti rappresentano una minaccia particolare per i lavoratori ospedalieri, come i casi di malattia respiratoria acuta nella recente pandemia da virus Sars-CoV-2”.

La scheda non si sofferma sui dati sulle malattie infettive respiratorie professionali (“vengono inquadrate dall’Inail, dal punto di vista assicurativo, come malattia-infortunio”) e rimanda ad un successivo approfondimento i casi correlati al COVID-19.

Malattie respiratorie: dati e indicazioni sulle malattie professionali

Come indicato a inizio articolo il documento riporta diversidati e graficiin merito alle malattie respiratorie a livello professionale.

Ad esempio si segnala che nelsistema di sorveglianza Malprof, sempre nel periodo 2014 – 2018, “tra le malattie respiratorie con nesso causale positivo sono predominanti lepneumoconiosiche ne rappresentano quasi la metà”. E in particolare le pneumoconiosi che riportano le maggiori frequenze “sono quelle da asbesto con 1.376 casi (33%) nel quinquennio considerato e le silicosi con 412 casi (10%), seguite dalle bronchiti croniche (7%) e dall’asma (6%)”.

Si segnala che “tra i piùgiovaniprevalgono le patologie con più breve periodo di latenza, come le patologie allergiche: asma e rinite nella fascia di età 16 – 29 anni rappresentano rispettivamente il 58,3% e il 33,3% delle malattie respiratorie”. Mentre le pneumoconiosi sono “presenti quasi esclusivamente nelle fasce dietà più avanzate; l’asbestosi nella fascia di età superiore ai 60 anni rappresenta il 37,9% delle patologie respiratorie e la silicosi nella fascia di età 50 – 59 anni il 21,9%, infatti il controllo della polvere di silice nei luoghi di lavoro e la messa a bando dell’amianto hanno comportato un declino di queste malattie che comunque continuano a essere riscontrate in persone che sono state esposte in passato”.

Riprendiamo dalla scheda una tabella relativa all’associazione tra malattie respiratorie e professioni:

Malattie respiratorie: valutazione e gestione integrata dei rischi

Rimandando alla lettura integrale della scheda, che riporta vari dettagli relativi all’associazione tra le malattie respiratorie e i diversi settori di attività (“per ogni settore di attività è stato definito il peso delle malattie respiratorie sul totale delle malattie e rapportato al corrispondente peso negli altri settori”), ci soffermiamo sulle conclusioni degli autori.

Si indica che per migliorare il controllo dell’esposizione ai fattori di rischio professionali che causano le malattie respiratorie, “è opportuno chela valutazione del rischio tenga conto dell’emergere di nuove situazioni di rischio: ad esempio negli ultimi anni in letteratura vengono segnalati casi di silicosi, anche ad insorgenza a breve latenza (silicosi acute), specie nelle piccole imprese di lavorazione marmi tecnici (top cucine, lavelli, ecc.). Si tratta di materiali ad alto contenuto disilice cristallina(maggiore di 90%) che spesso è misconosciuta come rischio dalle imprese”.

In particolare può risultare “fondamentale per la prevenzione” un’azione di assistenza alle piccole imprese di questo settore, spesso a conduzione familiare. Le esperienze suggeriscono l’utilità dell’abbattimento delle polveri e della lavorazione a umido, oltre all’utilizzo sistematico di DPI adeguati al livello di rischio (semimaschere FFP2, FFP3)”.

In ogni caso, conclude la scheda, la messa in atto di misure preventive mirate “dovrà necessariamente rappresentare ilrisultato finale di una gestione integrata dei rischiche inizia dalla loro valutazione e continua con l’attività disorveglianza sanitariain relazione alle condizioni di salute dei lavoratori, all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa”.

RTM

Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

Inail, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale, “Le malattie professionali dell’apparato respiratorio – Scheda 5”, a cura di G. Campo, A. Pizzuti, A. Papale e G. Piga (Inail, Dimeila), P. Ravalli (Spresal Asp Ragusa) e E. Casagrande (Azienda sanitaria dell’Alto Adige), Sistema di sorveglianza delle malattie professionali MalProf, edizione 2021 (formato PDF, 2,69 MB).

Vai all’area riservata agli abbonati dedicata a “Malattie professionali e apparato respiratorio”.

Link all’articolo “Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul lavoro”.

Fonti: Inail, Puntosicuro.it