Il profilo di rischio dell’addetto al finissaggio nelle industrie meccaniche. L’attività di finissaggio, le macchine e impianti utilizzati, i fattori di rischio e le misure di prevenzione. Focus su rischi infortunistici e microclimatici.
Una fase delle operazioni che avvengono nelle industrie meccaniche, ad esempio nella laminazione a caldo dei semilavorati metallici, comprende anche l’attività di finissaggio. In questa attività, nel caso di prodotto in rotoli, il laminato finito può essere avvolto in rotoli, spinto su una tapparella di trasferimento ed avviato alla zona di confezionamento. E i rotoli raffreddati vengono fasciati e ribaltati su una giostra, prelevati con carrello elevatore, pesati e depositati in area dedicata. Per queste attività è predisposto un addetto al finissaggio, la persona che esegue la fase di raccolta e stoccaggio del laminato finito.
Per conoscere i rischi di questa attività e le possibili misure di prevenzione, facciamo riferimento alla ricerca Inail “ Profili di rischio nei comparti produttivi dell’artigianato, delle piccole e medie imprese e pubblici esercizi: Industrie Meccaniche” che raccoglie diverse schede relative ai rischi infortunistici, igienico-ambientali e organizzativi delle fasi che costituiscono il ciclo lavorativo nelle industrie meccaniche.
In particolare la scheda “S.P.R. 6_Addetto al finissaggio” segnala che l’addetto al finissaggio è in grado di:
– “avviare o fermare le operazioni di raccolta del materiale laminato (rotoli, barre);
– controllare il corretto svolgimento della lavorazione di raccolta sugli aspi di avvolgimento, oppure sulla placca di raffreddamento;
– azionare in manuale i singoli strumenti a funzionamento meccanico”.
E nel caso in cui “il prodotto in arrivo fuoriesca dal sistema di contenimento (aspo di raccolta/placca di raffreddamento) interviene prontamente per eliminare la parte di laminato uscita dal margine del sistema di contenimento, utilizzando cannelli ad ossiacetilene su carrelli con i quali esegue il taglio del materiale fuoriuscito, poi il rottame viene evacuato”. Inoltre con l’ausilio della macchina impacchettatrice/fasciatrice “avvolge con fasce il prodotto lavorato”.
Vediamo innanzitutto quali sono i principali fattori di rischio connessi alla professione.
La scheda ricorda che l’addetto al finissaggio:
– “può essere soggetto a caduta o scivolamento in piano”;
– “può essere soggetto a caduta dall’alto durante l’attraversamento dell’impianto mediante scale fisse, oppure nel raggiungere le postazioni di lavoro in quota”;
– “può essere investito dai carichi che vengono movimentati con carroponte;
– “può essere vittima di urti, tagli e schiacciamenti”;
– “può essere investito dai semilavorati ancora caldi”;
– “può essere esposto a fonti di calore causate dal materiale ancora caldo. Ciò può determinare l’insorgere di fenomeni quali colpi di calore soprattutto nel periodo estivo”;
– “può essere esposto alle radiazioni ottiche provenienti dal materiale ancora caldo”;
– “può essere esposto a livelli di rumore prodotto principalmente dalle macchine/impianti e attrezzature di lavoro impiegate o presenti nell’area di lavoro oppure provenienti dalle aree limitrofe”.
Dopo aver ricordato le principali macchine/impianti utilizzate nel processo (aspi di avvolgimento, spingitore, tapparella di trasferimento, impacchettatrice/fasciatrice, ribaltatore, carrello elevatore, placca di raffreddamento, cesoia, carroponte, …), la scheda riporta il profilo di rischio e le misure di prevenzione con riferimento a: rischi infortunistici, rischio rumore, rischio chimico, rischio biologico, rischio vibrazioni sistema mano-braccio, rischio vibrazioni corpo intero, movimentazione manuale dei carichi (MMC), esposizione a campi elettromagnetici (CEM), esposizione a radiazioni ottiche artificiali (ROA), lavoro ripetitivo, rischio microclimatico.
Ci soffermiamo in particolare sui rischi microclimatici, con particolare attenzione alle alte o basse temperature stagionali, e sui rischi infortunistici.
Riguardo ai rischi microclimatici si indica che è necessario “mantenere un corretto quantitativo di aria salubre nei luoghi di lavoro chiusi:
– aerare sufficientemente l’ambiente di lavoro anche tramite l’ausilio di impianti di aerazione;
– controllo, manutenzione, sanificazione e pulizia degli impianti di condizionamento quando presenti”.
E in relazione alle temperature dei locali di lavoro:
– “modificare la temperatura dell’ambiente o, se non è possibile, utilizzare tecniche localizzate per difendere il lavoratore da temperature troppo alte o troppo basse;
– proteggere il lavoratore mediante dispositivi di protezioni individuale;
– interrompere l’attività lavorativa frequentemente e svolgere altre lavorazioni;
– prevedere idonee aree ristoro con clima adeguato e bevande fredde e calde”.
Queste invece le misure di prevenzione per i rischi infortunistici:
– “i pavimenti dei luoghi di lavoro devono essere fissi, stabili ed antisdrucciolevoli, nonché esenti da cavità o piani inclinati pericolosi. Eliminare lungo le vie di circolazione evidenti ostacoli;
– mantenere l’area di lavoro in ordine ed evitare l’accumulo di materiale che possa intralciare i movimenti dell’operatore;
– dotare gli ambienti di lavoro di sufficiente illuminazione naturale e/o artificiale e garantire idoneo fattore di uniformità dell’illuminazione;
– dotare l’ambiente di lavoro di idonea segnaletica di sicurezza e vietare l’accesso alle persone non autorizzate e progettare in modo adeguato le vie di circolazione per veicoli e pedoni al fine di evitare investimenti, incidenti tra mezzi e ribaltamenti;
– nei lavori in quota devono essere adottati idonei parapetti o altre precauzione adatte ad eliminare il pericolo di caduta dall’alto;
– prevedere idonee procedure ed istruzioni operative per lo scarico e lo stoccaggio in magazzino di materie prime;
– utilizzare scaffalature, bancali, ecc. idonei a sostenere e trattenere il carico da immagazzinare;
– prevedere idonee procedure ed istruzioni operative per l’approvvigionamento del materiale dal magazzino ai reparti di produzione al fine di evitare un’interferenza con le attività di reparto e ribaltamenti;
– prevedere idonei sistemi di trattenuta e idonei accessori per imbracatura (catene, fasce, funi);
– le zone di lavoro pericolose devono essere protette o provviste o provviste di sistemi protettivi che ne impediscano l’accesso;
– prevedere idonee procedure ed istruzioni operative per l’attrezzaggio di impianti e macchine;
– in caso di inceppamento della macchina, vietare la rimozione delle protezioni per intervenire e attendere l’intervento di personale specializzato;
– verificare che le macchine e attrezzature siano dotate dei RES di cui alla Direttiva Macchine o alla specifica Direttiva di Prodotto;
– verificare che le macchine/impianti immesse sul mercato dopo il 21/09/1996 siano corredate da: marcatura CE; manuale d’istruzione; Dichiarazione di conformità;
– verificare che le attrezzature di lavoro di cui all’Art. 70 co.2 del D.Lgs. 81/2008 siano conformi ai requisiti di sicurezza di cui all’Allegato V del medesimo decreto;
– verificare che nel corso della valutazione dei rischi siano stati individuati i rischi palesi;
– eseguire manutenzione periodica e programmata delle macchine e delle attrezzature di lavoro al fine di mantenere l’efficienza dei RES;
– prevedere specifiche procedure o Istruzioni Operative per svolgere tutte le attività che comportano lo stoccaggio,il trasporto e la manipolazione di agenti chimici pericolosi per la salute e la sicurezza dei lavoratori;
– prevedere procedure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso, lotta antincendio ed evacuazione dei lavoratori e di pericolo grave ed immediato;
– verificare la sicurezza di apparecchiature elettriche prima del loro utilizzo. Sottoporre attrezzature elettriche difettose o che presentano anomalie sospette ad ispezione ed eventuale riparazione da parte di un tecnico elettricista qualificato e mantenere i cavi elettrici in ordine;
– adottare le idonee misure contro il rischio esplosione e incendio”.
Per concludere, segnaliamo che nella scheda è presente anche una breve check-list relativa agli aspetti di sicurezza minimi richiesti dall’organo di controllo (con riferimento alla “ Guida al sopralluogo in aziende del comparto metalmeccanico” – DGR 7629 Regione Lombardia 10 agosto 2011) con riferimento all’uso degli apparecchi di sollevamento.
Profili di rischio nei comparti produttivi, “ S.P.R. 6_Addetto al finissaggio”, Inail/ex Ispesl
Fonti: Inail/ex Ispesl, Puntosicuro.it