In relazione all’attività degli insegnanti e delle professioni considerate a rischio vocale un approfondimento sulle patologie della voce. Le disfonie, le tabelle per la valutazione del danno biologico e i fattori di aggravamento.
Tra gli insegnanti è in aumento la richiesta di riconoscimento delle disfonie e di altre patologie della voce come malattie professionali. E gruppi specifici quali gli insegnanti ed i cantanti sono stati oggetto in passato di studi che hanno rilevato una alta frequenza di disturbi della voce, frequenza decisamente maggiore di quella della popolazione generale. Per avere informazioni su questo tema riproponiamo ampi stralci dell’articolo “Le patologie della voce e l’attività lavorativa come insegnante” pubblicato sulla “Newsletter medico-legale” a cura di Marco Bottazzi della Consulenza legale Inca-Cgil .
Le patologie della voce e l’attività lavorativa come insegnante
Con il venir meno della tutela derivante dalla Causa di Servizio registriamo un aumento di richieste di riconoscimento delle disfonie e di altre patologie della voce come malattie professionali all’INAIL.
A fronte di tali richieste abbiamo potuto rilevare comportamenti molto difformi da parte delle diverse sedi dell’Istituto, anche all’interno delle singole regioni.
Per tale motivo abbiamo ritenuto opportuno dedicare una newsletter all’approfondimento di questa tematica. (…)
Le disfonie
Le disfonie, alterazioni qualitative e quantitative della voce, cioè una modificazione della frequenza, dell’intensità e del timbro vocale, sono classificate in due grandi categorie non esclusive: le disfonie funzionali in cui la laringe è anatomicamente integra e le disfonie organiche caratterizzate da lesioni congenite o acquisite. Esistono naturalmente forme miste associate in vario grado.
Occorre comprendere che alcune lesioni possono apparire in conseguenza di alcune disfonie funzionali persistenti o insorgere sulla base di una lesione congenita anche dopo anni..
Le disfonie funzionali: modificazioni della voce dovute a turbe della fina attività vibratoria delle corde vocali, si dividono anche in:
1) disfonie da difettosa impostazione vocale o fonoponosi;
2) turbe vocali conseguenti ad uno stato nevrotico e quindi meglio definite come fononevrosi. (…)
Le disfonie organiche
Le disfonie organiche sono dovute ad una alterazione flogistica, malformativa, traumatica,
paretica, tumorale che interessa le corde vocali impedendone la corretta vibrazione. (…)
L’Agenzia EU-OSHA ha affermato che l’insegnante può trovarsi in circostanze sfavorevoli che concorrono a creare condizioni di sofferenza lavorativa e che possono causare un danno vocale, come il rumore di fondo (anche esterno) che obbliga l’insegnante a parlare con voce eccessivamente alta, oppure per il cattivo uso della voce, la qualità dell’aria, alle posture di lavoro non ergonomiche.
In Europa e negli Stati Uniti i disturbi della voce non sono riconosciute come patologie professionali, nonostante il 12% dei soggetti con patologie vocali negli Stati Uniti sia rappresentato dagli insegnanti. (…)
Fattori di aggravamento
1)inquinamento sonoro
Dall’esame dei dati sulla rumorosità si evince che è nell’industria che i lavoratori sono più frequentemente costretti a forzare la voce (35,2% contro l’ 11,9% del terziario). Esiste una tipologia di interazioni fra il disagio espresso e le differenti situazioni di lavoro (industriale/terziario), le esigenze cognitive (apprendimento legato all’informatizzazione), le categorie socioprofessionali (funzioni tecniche o relazionali degli individui, spesso legate all’età ed all’anzianità di servizio). Quanti denuncino, nelle diverse inchieste, di subire il rumore riportano di essere, del pari, costrette ad alzare la voce per farsi sentire.
Paradossalmente, questo fastidio è più spesso percepito nelle attività del terziario che non in certi ambienti industriali giudicati rumorosi. Nelle attività lavorative che necessitano di ragionamenti astratti (realizzazione di programmi informatici ad esempio) o che implicano relazioni con il pubblico il livello sonoro è raramente giudicato elevato (nell’8-12% dei casi) mentre il fastidio anche in situazioni di rumore moderato è espresso con una notevole frequenza (dal 27 al 37% dei casi). I compiti che comportano la memorizzazione di informazioni sono quelle in cui lo scarto fra valutazione del livello sonoro e disagio che esso comporta è più elevato. Il recupero dell’informazione dalla memoria permanente dipende fortemente dal contesto e si comprende come il rumore abbia un effetto perturbatore nel momento in cui il lavoratore debba recuperare informazioni memorizzate.
Ma soprattutto quando manca il controllo uditivo della fonazione vi è uno sforzo maggiore a carico dell’apparato respiratorio, vibratorio e quindi dei muscoli delle cavità di risonanza e tale mancato controllo lo si ritrova fra i soggetti che lavorano in un ambiente rumoroso e che per comunicare fra di loro devono elevare l’intensità di emissione vocale.
Alcuni studi sull’esposizione al rumore degli insegnanti sono stati condotti negli anni (vedi sito INCA Osservatorio Medico-Legale) fra questi si segnalano Sapienza che nel 1999 misura in 33 dB il livello sonoro presente in una classe in cui non sono presenti allievi, mentre Rodriguez misura in 75 dB il livello sonoro nelle medesime condizioni ma con le finestre aperte.
2) igrometria, polveri ed inquinanti aerodisperse:
un aria secca ed un’atmosfera carica di polveri sono considerati come fattori di rischio per la disfonia (in questo ambito un ruolo importante di confondimento è giocato dalla patologia asmatica).
3) organizzazione del lavoro
le ore di insegnamento sia nell’arco della settimana che nell’arco della singola giornata costituiscono un fattore che correla direttamente con il rischio per patologie vocali.
4) luogo di lavoro
i diversi studi permettono di concludere che gli insegnanti della scuola materna ed elementare sono maggiormente a rischio per le disfonie. I fattori maggiormente chiamati in causa sono quelli legati alla tecnica vocale che porta la frequenza fondamentale vicina a quella dei bambini ma anche alla necessità di catturare l’attenzione degli allievi senza far ricorso a supporti scritti.
Del pari è chiamato in causa l’inquinamento acustico determinato dalle grida e dal pianto dei bambini.
Per gli insegnanti di educazione fisica, a fronte di una associazione statisticamente significativa, viene chiamato in causa un tipo di fonazione a glottide chiusa, con aumento della pressione intra-laringea (formazione di polipi vocali) ma anche le cattive condizioni acustiche (di palestre, piscine etc).
Altra categoria a rischio viene considerata, nei diversi studi, quella degli insegnanti di lingua straniera in quanto il tipo di didattica comporta un ‘espressione fondamentalmente orale.
Per le categorie che rientrano nell’ambito della tutela INAIL ricordiamo che le tabelle per la valutazione del danno biologico di cui al DM del luglio 2000 prevedono:
325. Esiti di lesioni traumatiche o malattia cronica del laringe che incidono apprezzabilmente sulla funzione fonatoria Fino a 8
326. Esiti di lesioni traumatiche o malattia cronica del laringe che determinano una disfonia molto grave ovvero subtotale Fino a 30
Nel manuale applicativo di dette tabelle Cimaglia e Rossi riportano: “disfonia leggera: voce parlata di intensità subnormale, fatica vocale alla fine della giornata, proiezione vocale possibile ma poco efficace, voce cantata difficile – fino al 5%; disfonia moderata: voce parlata di intensità diminuita (da 40 a 50 dB), fatica vocale assai rapida (telefono), voce nel chiamare difficile e forzata, grido senza portata efficace, nessuna possibilità di voce cantata – dal 5 al 10%”.
Qui trovate la newsletter n. 12 dell’ INCA CGIL
Fonti: INCA CGIL, Puntosicuro