Un nuovo strumento per la gestione dei rischi rilevanti per l’età si sofferma sugli orientamenti di prevenzione per varie tipologie di rischio: rischi legati al lavoro fisico, all’organizzazione, all’ambiente di lavoro e agli aspetti psicosociali.
Con la campagna europea 2016-2017 “ Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età” è sicuramente aumentata, tra gli operatori e nelle aziende, la consapevolezza che in relazione all’invecchiamento della forza lavoro europea è sempre più necessario guardare alla tutela e all’esposizione ai rischi dei lavoratori con riferimento anche all’età.
Serve un ripensamento sulle strategie di valutazione dei rischi evitando di fare riferimento, nell’analisi dei rischi, ad una popolazione lavorative astratta, a soggetti “standard” senza considerare le variabili che differenziano invece profondamente la suscettibilità dei lavoratori ai rischi professionali (età, provenienza geografica, tipologia contrattuale, genere, …).
E riguardo un particolare al tema della campagna europea servono per le aziende strumenti operativi di valutazione dei rischi o, comunque, supporti integrativi che aiutino aziende e operatori a tenere conto anche dei rischi correlati all’età.
Per presentare alcune indicazioni operative riguardo ai rischi e alla prevenzione applicabili nelle aziende, torniamo a soffermiamo su un contributo presente nel libro “ Aging E-book, il Libro d’argento su invecchiamento e lavoro”, un libro curato dal gruppo “Invecchiamento e lavoro” della Consulta Interassociativa Italiana per la Prevenzione ( CIIP).
Il contributo “La valutazione dei rischi tenendo conto dell’età dei lavoratori”, a cura di Tiziana Vai, Olga Menoni, Donatella Talini e Marco Tasso, presenta – come raccontato in precedenti articoli del giornale – propone un nuovo strumento per una analisi della mansione/posto di lavoro, per discutere priorità, per proporre miglioramenti o per sviluppare approfondimenti nella identificazione e valutazione dei rischi correlati all’età dei lavoratori.
Nell’Aging E-book si fa poi riferimento anche a una serie di indicazioni fornite dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) per una valutazione dei rischi ‘ attenta all’inclusione’. Sono forniti, ad esempio, alcuni esempi di misure di prevenzione che “potrebbero avvantaggiare l’intera forza lavoro:
adeguamenti dei locali o delle postazioni di lavoro (per accogliere lavoratori disabili, anziani ecc.), per esempio installando rampe di accesso, ascensori, interruttori di illuminazione e scalini bordati di una vernice chiara ecc.;
adozione di strumenti più ergonomici (adattabili alle specificità di ciascun lavoratore). In tal modo il lavoro o il compito possono essere svolti da una gamma più ampia di lavoratori (donne, lavoratori anziani, persone di bassa statura ecc.), per esempio rendendo necessaria una minore forza fisica;
fornitura di tutte le informazioni in materia di salute e di sicurezza in formati accessibili (allo scopo di renderle più comprensibili ai lavoratori immigrati);
elaborazione di metodi e di strategie per mantenere in attività in particolare i turnisti anziani; tali strategie avvantaggeranno tutti i lavoratori (indipendentemente dall’età) e renderanno il lavoro a turni più accettabile per i nuovi dipendenti”.
Il contributo rimanda poi alla lettura in dettaglio dello strumento proposto – presente sul sito della CIIP – dove per ogni voce di rischio è prevista una scheda “relativa agli orientamenti preventivi e migliorativi suggeriti”. Si tratta di un contenitore per ora “solo parzialmente compilato”: l’obiettivo “non è quello di definire le soluzioni finali ma proporre uno strumento comune che permetta di raccogliere e condividere esperienze e buone prassi”.
Nello strumento “ Gestione dei rischi rilevanti per l’età” sono richieste informazioni relative a:
rischi legati al lavoro fisico: mantenimento prolungato di posture statiche e/o incongrue, sforzi fisici molto intensi, movimentazione di carichi, movimenti ripetitivi;
rischi legati all’organizzazione: lavoro a turni; durata del lavoro, pause e recuperi;
rischi legati all’ambiente di lavoro: condizioni di illuminazione ambientale, condizioni microclimatiche, esposizione a sostanze tossiche, esposizione a rumore, esposizione a vibrazioni, spazi inadeguati alle attività svolte, arredi inadeguati alle attività svolte;
fattori che penalizzano lo sviluppo, l’utilizzo, la trasmissione di competenze: lavoro monotono, carenza di formazione, metodi di lavoro rigidamente imposti, raggiungimento di picchi di attività imprevisti, mancata identificazione di un sapere particolare, mancato coinvolgimento dei lavoratori anziani nella trasmissione delle conoscenze;
rischi psicosociali: modifiche nelle modalità di lavoro, assenza di spazi decisionali nell’organizzazione del lavoro (“assenza di margini di manovra”), relazione con pubblico o clienti “difficili”, competitività tra diverse mansioni, imprecisioni nelle definizioni delle mansioni, mancanza di sostegno e di riconoscimento da parte dei superiori, mancanza di sostegno e di riconoscimento da parte del gruppo.
Veniamo ora ad alcuni orientamenti preventivi sul lavoro proposti nello strumento.
Ad esempio per il rischio da movimentazione carichi e sforzi fisici intensi sono riportati alcuni suggerimenti:
limitazioni per attività fisiche molto impegnative e prolungate specialmente ma non solo in microclimi severi soprattutto caldi;
ridurre il sovraccarico acuto o cumulativo da movimentazione carichi, sforzi, posture tramite attrezzature/ausili – formazione;
eliminare gli sforzi massimali e ridurre sforzi prolungati;
distinzioni di pesi massimi in condizioni ideali per fasce d’età nella movimentazione manuale di carichi (es. ISO 11228-1 ISO TR 12295);
per questi casi può essere utile l’integrazione nella valutazione dei rischi di test di strain eseguiti dal medico competente, es. sulla frequenza cardiaca e/o altri (UNI EN ISO 12894; UNI EN ISO 9886)”.
Ci soffermiamo poi sui suggerimenti correlati ai rischi da ambienti di lavoro:
“eliminare o ridurre l’esposizione ad ambienti troppo caldi o freddi, preferibilmente al di sotto dei livelli di attenzione;
in caso di riduzione di acuità visiva, della percezione della distanza degli oggetti, della distinzione tra colori scuri molto simili e maggior sensibilità agli abbagliamenti: miglioramento della illuminazione, applicare contrasti di colore ed illuminazione supplementare radente e/o localizzata, eliminazione di abbagliamenti e riflessi;
in caso di difficoltà di accomodazione, riduzione del 20-30% del campo visivo: caratteri o schermi più grandi, per i VDT generalmente è preferita una collocazione dello schermo più bassa (è opportuno un braccio regolabile);
attenzione alle lenti progressive sulle scale; importante per alcune attività specchi retrovisori multipli, anche per l’artrosi cervicale che limita la rotazione della testa;
eliminare o ridurre l’esposizione a sostanze tossiche, preferibilmente al di sotto dei livelli di attenzione;
in caso di difficoltà a percepire o comprendere suoni soprattutto in ambienti rumorosi: riduzione dell’ esposizione a rumore sin dall’inizio dell’attività onde evitare la sommazione di effetti con la presbiacusia. Amplificazione di allarmi sonori e/o segnalazioni luminose supplementari. Cura nella scelta di otoprotettori non eccessivamente attenuanti per non isolare completamente il lavoratore da allarmi e comunicazioni;
eliminare o ridurre l’esposizione a vibrazioni, preferibilmente al di sotto dei livelli di attenzione;
in caso di segnalazioni sonore non udibili: amplificazione di allarmi sonori e/o segnalazioni luminose supplementari”.
E riguardo ai rischi organizzativi:
“migliorare per tutti il regime di turni (rapida successione) e ridurre od eliminare per l’anziano i turni notturni soprattutto quando vengono percepiti come più affaticanti;
curare flessibilità, maggior autogestione di ritmi e pause, consenso al part time, allontanamento su richiesta dai turni notturni”.
Si ricorda che il lavoro in orari atipici “disturba sonno, digestione, apparato cardiocircolatorio. L’effetto aumenta nel tempo con l’età e con l’anzianità di lavoro”.
Lo strumento per la gestione dei rischi rilevanti per l’età si sofferma poi sui rischi psicosociali:
“per contrastare la riduzione progressiva della resistenza allo stress: evitare gli open space; curare flessibilità, maggior autogestione di ritmi e pause, consenso al part time, allontanamento su richiesta dai turni notturni;
contraddizione da riconoscere in caso di competitività tra diverse mansioni: obiettivi di gruppo e valutazione individuale. Questa situazione genera stress e conflitti tra lavoratori, che sono fonte ben identificata di demotivazione nei lavoratori esperti”.
Si indica, a questo proposito, che in condizione di assenza di margini di manovra decisionale “il lavoratore ha la percezione di non poter utilizzare la sua esperienza” e “in caso di relazione con pubblico o clienti difficili, il lavoratore è esposto a conflitti od aggressioni”.
Inoltre la mancanza:
“di precisione nell’affidare un compito è fonte ben identificata di stress”;
“di riconoscimento e di sostegno sono fonti ben conosciute di stress nei lavoratori esperti”. Riguardo, invece, ai rischi legati alla gestione dei cambiamenti, si segnala di:
“curare i tempi per pensare a compiti complessi e per imparare compiti nuovi;
valorizzare le conoscenze acquisite”.
Concludiamo l’articolo segnalando che lo strumento, che vi invitiamo a visionare integralmente, si sofferma anche sugli orientamenti preventivi in relazione ai:
rischi legati allo sviluppo delle competenze;
rischi legati all’utilizzo di competenze;
rischi legati alla trasmissione di competenze.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
CIIP, “ Aging E-book, il Libro d’argento su invecchiamento e lavoro”
Link di approfondimento al Aging E-book
Fonti: Tiziano Menduto, Puntosicuro.it,