I nuovi rischi introdotti dalla diffusione del Sars-CoV2 cui può essere esposto il conducente di automezzi per il trasporto merci e l’opportunità di ottenere miglioramenti di lungo termine per la sicurezza della mansione?
Tra gli effetti generali della pandemia da Sars-CoV-2, la presa di coscienza collettiva del valore di alcune professioni considerate in prima linea al servizio della comunità è tra quelli che maggiormente hanno caratterizzato l’opinione pubblica e posto le basi per una potenziale evoluzione sociale nel lungo termine.
In un contesto in cui l’impatto socioeconomico percepito prevalente riguarda da un lato la mortalità e dall’altro la perdita del reddito per moltissimi, l’esposizione diretta e continuativa al rischio di contagio di alcuni, la necessità di operare in prima linea senza poter adottare modalità di lavoro agile e talvolta senza disporre di adeguate protezioni, hanno messo in luce professioni talmente essenziali e scontate da essere diventate nel tempo invisibili.
Tra queste, quella dei conducenti addetti al trasporto merci su strada, le persone che, anche nel periodo del cosiddetto “lockdown”, hanno assicurato la disponibilità delle merci nell’intero territorio nazionale, dagli alimenti per i supermercati all’ossigeno per gli ospedali, lavorando in condizioni ancora più complesse rispetto all’ordinario di un mestiere difficile e sempre meno attrattivo.
Questo articolo è dedicato alla considerazione dei fattori di contribuzione al rischio per la sicurezza del conducente introdotti dalla diffusione del Sars-CoV-2, in particolare per i conducenti addetti al trasporto di merci pericolose su cui gravano anche l’attuazione di procedure specifiche per lo svolgimento delle eventuali attività di movimentazione, l’adempimento a requisiti normativi specifici e la possibile necessità di intervento in caso di emergenza.
Considerare i fattori di pericolo che generano tale contribuito al rischio è importante a prescindere dal fatto che questi siano originati o enfatizzati, se già noti, dal particolare contesto sanitario, sociale ed economico. La conoscenza della loro natura e delle relative caratteristiche migliora la valutazione del rischio del lavoro ordinario a vantaggio di una gestione più efficace della sicurezza.
Quali sono dunque i principali fattori di pericolo introdotti dalla diffusione del Sars-CoV2 cui può essere esposto il conducente di automezzi per il trasporto merci? Quali misure di contenimento possono essere adottate per contrastare il rischio che ne deriva e ottenere miglioramenti di lungo termine per la sicurezza della mansione?
I principali fattori di pericolo agiscono sul comportamento del conducente e derivano dal contesto caratterizzato da paura generalizzata del contagio, messaggi imprecisi e spesso contraddittori trasmessi dai media, diversità delle misure di prevenzione e protezione adottate dai diversi attori del sistema (autorità competenti, datori di lavoro, terze parti interagenti) e crisi economica. Tra questi, in particolare segnaliamo i seguenti.
La paura di contrarre il CoViD-19
Se non in considerazione e trattata adeguatamente, questa reazione può rappresentare un pericolo tanto per il conducente quanto per il cliente e per gli altri soggetti che interagiscono. Questo può facilmente portare al rischio di stress addizionali e ansie che possono a loro volta indurre a bypassare consapevolmente le procedure di lavoro per limitare o evitare le attività percepite a maggior rischio, a svolgere le operazioni in fretta, a cali di attenzione inconsapevoli.
La paura di perdere il posto di lavoro
Pur non direttamente correlato al lavoro in quanto tale, si tratta di un pericolo fortemente presente e da tenere quindi in considerazione. I rischi associati riguardano in generale la perdita di lucidità, la propensione alla conflittualità, l’adozione di comportamenti non previsti, la distrazione che aumenta la probabilità di sbagliare operazioni automatiche e scelte consapevoli.
La difficoltà di applicare le procedure aggiuntive per la tutela della salute
L’assenza di messaggi univoci dovuta anche alla mancanza di un coordinamento efficace tra le Regioni, ha portato i diversi attori ad adottare misure e procedure molto diverse per contrastare la diffusione della pandemia. Ciò in particolare per quanto concerne l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, la misurazione della temperatura corporea, la raccolta di informazioni e la richiesta di dichiarazioni spesso invasive rispetto alla tutela dei dati personali, la regolamentazione della quarantena preventiva, il distanziamento sociale all’interno della cabina di guida e altre procedure specifiche a valenza territoriale. L’effetto di tali differenze è la complicazione del mestiere in senso generale, il subire passivamente le richieste con il rischio di confusione ed errore nonché perdita del prezioso stimolo che porta a contribuire attivamente alla sicurezza del lavoro.
L’utilizzo obbligatorio di dispositivi di protezione individuale non necessari
La sovraprotezione a danno del comfort del lavoratore è un pericolo con cui ci si può facilmente confrontare in condizioni di emergenza, quando la valutazione del rischio è considerata in subordine rispetto alla necessità di azioni immediate. Il rischio correlato è, in generale, la perdita di efficacia della misura scelta con conseguente aumento del rischio specifico oggetto della protezione. Il conducente potrebbe essere portato a utilizzare il dispositivo assegnato in modo scorretto, a non utilizzarlo quando serve, a perdere di vista la valenza delle misure di prevenzione e protezione (ad esempio, la priorità del distanziamento sociale rispetto all’uso di una mascherina), sottovalutare il rischio in virtù di una protezione di cui potrebbe non aver compreso a fondo natura e condizioni di efficacia.
L’assenza o la limitata attività dei supervisori
L’adozione generalizzata di modalità di lavoro agile unita ai divieti di circolazione, possono comportare una riduzione delle attività di supervisione in campo già complesse da attuare nel caso del conducente. Il risultato potenziale è la riduzione di tutti quegli stimoli che l’organizzazione per cui il conducente opera può fornirgli per mantenere vive consapevolezza e attenzione, coinvolgere nella gestione della sicurezza, prevenire errori e deviazioni. Evidenti i rischi correlati.
La programmazione delle consegne in un contesto di calo della domanda
Le implicazioni della chiusura forzata delle attività non essenziali si traduce anche in una programmazione più difficoltosa delle consegne affidata spesso alla flessibilità operativa del conducente. Così può capitare che sia necessario servire meno clienti situati a distanze significative per fatica di guida, oppure servire più clienti in un tempo relativamente ridotto per compensare inefficienze intrinseche al contesto.
La solitudine
Guidare lungo strade deserte a causa dei divieti di circolazione, spesso in assenza di punti di ristoro per via della chiusura forzata dei relativi esercizi commerciali, è stata condizione di lavoro cui i conducenti hanno dovuto abituarsi. La combinazione di queste circostanze è evidentemente peggiorativa del lavoro. Se da un lato la minore intensità del traffico può contribuire alla riduzione della probabilità di incidenti stradali, l’assenza completa di stimoli per periodi relativamente lunghi può rendere più complicato mantenere la concentrazione sulla guida e favorire distrazioni che il conducente subisce passivamente (ad esempio il colpo di sonno o l’essere sovrappensiero) e distrazioni cui il conducente partecipa attivamente (ad esempio, l’utilizzo del telefono durante la guida). In tutto questo, la difficoltà di trovare punti di ristoro e la consapevolezza di potenziali criticità nell’attuazione del soccorso stradale e di interventi in caso di emergenza, rappresentano un’ulteriore complicazione che mina lo stato mentale del conducente, con ripercussioni potenzialmente importanti nel breve e nel lungo termine nella capacità di concentrazione, nell’esercizio della calma richiesto in caso di emergenza e nella precisione attesa da chi ha stabilito le procedure di lavoro.
La gestione di questi rischi non è semplice e richiede attenzione continua e prontezza di intervento nel rilievo degli errori e delle deviazioni, quindi presenza fattiva nelle diverse fasi del lavoro del conducente. E’ essenziale considerare questi pericoli nell’ambito del processo di analisi del rischio basato sulla conoscenza puntuale del contesto di lavoro. Questi alcuni spunti di riflessione in merito alle azioni che è ragionevole aspettarsi quale risultato:
analisi degli scenari prevedibili e identificazione delle misure da adottare caso per caso nell’ambito di un piano aziendale consistente;
redazione di semplici procedure di lavoro specifiche per ogni scenario e comprensive delle indicazioni relative alla scelta dei dispositivi di protezione individuali;
aggiornamento sistematico delle procedure in funzione dell’evolversi del contesto e della valutazione del rischio, condizione essenziale per preservare coerenza e credibilità delle misure di prevenzione e protezione agli occhi dei lavoratori; comunicazione trasparente e tempestiva in merito all’esistenza di un piano aziendale e delle procedure che contempla;
formazione in merito ai pericoli, ai rischi e alle relative misure di prevenzione e protezione;
formazione dei manager per la gestione efficace della paura e delle altre emozioni di cui si può prevedere il manifestarsi;
formazione degli addetti alla logistica in merito alla valutazione dei rischi del conducente affinché tengano conto delle condizioni di lavoro e delle potenziali conseguenze;
istituzione di un sistema di comunicazione che consenta l’espressione di feedback da parte dei conducenti e il coinvolgimento attivo dei rappresentanti per la sicurezza e dei medici competenti (interviste a fine giornata, metodi e strumenti per la segnalazione di condizioni pericolose e difficoltà operative, riunioni con periodicità predefinita);
istituzione di pause sistematiche in aggiunta a quelle stabilite dalla legge per favorire il mantenimento della concentrazione alla guida;
svolgimento di verifiche tecniche degli impianti sottoposti a fermo per sospensione temporanea delle attività industriali;
svolgimento di prove di emergenza simulate che contemplino l’uso dei dispositivi di protezione addizionali e la prova di scenari di rischio biologico;
supporto fattivo e incentivi e riconoscimenti per lo svolgimento delle attività quotidiana in condizioni di particolare difficoltà personale e tecnica
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