L’importanza e la storia della norma UNI ISO 45001:2018: come si è arrivati alla sua approvazione, la fase di migrazione dalla OHSAS 18001 alla ISO 45001, la proroga dovuta alla crisi sanitaria COVID-19.
Non c’è dubbio che l’adozione dei sistemi di gestione in materia di salute e sicurezza (SGSL) costituisca ad oggi uno degli strumenti più efficaci per organizzare la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro. E per favorire questa adozione e superare i limiti di uno standard, l’inglese BS OHSAS (Occupational Health and Safety Assessment Series) 18001, che non era una norma internazionale è stata approvata nel 2018 la norma ISO 45001:2018. Una norma che ha previsto una lunga fase di migrazione – dalla OHSAS 18001 alla ISO 45001– che si sarebbe dovuta concludere, a tre anni di distanza della pubblicazione della norma, a fine marzo di quest’anno.
Per tornare a parlare della norma UNI ISO 45001 (Sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro – Requisiti e guida per l’uso), con riferimento anche alla proroga che ha spostato la data ultima della fase di migrazione, ci soffermiamo oggi su un contributo pubblicato su un Quaderno della Sicurezza AiFOS dedicato alla nuova norma UNI in materia di sistemi di gestione.
Questi gli argomenti trattati nell’articolo:
- UNI ISO 45001:2018: come si è arrivati alla sua approvazione
- UNI ISO 45001:2018: la fase di migrazione
- UNI ISO 45001:2018: la proroga al 30 settembre 2021
UNI ISO 45001:2018: come si è arrivati alla sua approvazione
Per ricordare come si è arrivati alla UNI ISO 45001:2018 possiamo fare riferimento ad un contributo, a cura di Fabrizio Benedetti, Lucina Mercadante e Antonio Terracina (Contarp, Inail), pubblicato sul Quaderno della Sicurezza AiFOS n.1/2019 e dal titolo “Genesi e applicazione della UNI ISO 45001:18”.
Il contributo ricorda che il tentativo di “conciliare e condensare in una norma riconosciuta a livello mondiale i requisiti per la gestione della safety risale a fine degli anni novanta”.
Al di là degli impedimenti che hanno rallentato questo tentativo, a cui accennano gli autori, si è aperto nell’ottobre 2013 “un difficilissimo confronto al quale, sin dall’inizio, il nostro Paese ha partecipato contribuendo con l’esperienza di chi può vantare il secondo numero di certificazioni più alto al mondo (dato informale ma ampiamente riconosciuto) a cui vanno sommate tutte le aziende che hanno adottato, negli anni, le linee guida UNI INAIL”.
Il percorso di redazione si è poi “sviluppato per più di 4 anni (contro i 3 inizialmente previsti), gestendo un’infinità di commenti e contributi da parte di un numero crescente di nazioni, associazioni, organizzazioni che hanno chiesto di partecipare ai lavori, sia tra i rappresentanti dei datori di lavoro che, ovviamente, quelle dei lavoratori, così come alcune associazioni professionali. Nelle ultime riunioni più di 150 esperti provenienti da tutti i Paesi del mondo hanno contribuito al testo finale della UNI ISO 45001”.
Si ricorda anche che a metà percorso, nel 2016, “il primo draft è stato bocciato con l’importante contributo di quasi tutta l’Europa, gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e praticamente di tutto il mondo occidentale. Sono state necessarie ancora numerose riunioni e una serie di altre modifiche per giungere alla redazione di un testo che ha, invece, incontrato il favore della maggior parte dei Paesi”.
Tuttavia nel settembre 2017, “le organizzazioni sindacali a livello mondiale formalizzano un documento nel quale prendono le distanze dalla norma” e anche tra i Paesi europei sono apparse diverse defezioni che non hanno tuttavia fermato la successiva approvazione.
In Italia “l’adozione è stata resa possibile da una azione di recepimento che ha introdotto una specifica ‘appendice’ nazionale, con la quale sono stati chiariti alcuni passaggi indispensabili dei rapporti della norma con la legislazione cogente. Sul piano formale uno degli effetti di questa non completa condivisione a livello europeo è che, al momento, la norma non è adottata dal Comitato europeo di normazione (CEN). Questa è la ragione per la quale abbiamo la denominazione ‘UNI ISO’ 45001 e non ‘UNI EN ISO’ come, invece, si ha nel caso della 9001 o della 14001”.
UNI ISO 45001:2018: la fase di migrazione
Con l’approvazione della norma UNI ISO 45001 si è dunque aperta una nuova fase con un percorso tracciato per quanto riguarda i passi che ciascuna organizzazione deve compiere “per giungere, nell’arco temporale previsto, ad adottare o migrare verso la nuova norma”.
Al termine ultimo della migrazione prevista – che, come sappiamo, è stato prorogato – ogni certificato rilasciato secondo lo standard OHSAS 18001 perde di validità.
Pertanto per tutte le organizzazioni certificate “si aprono due differenti soluzioni:
- la prima è quella di non mantenere la certificazione secondo il nuovo standard;
- la seconda è quella di attuare il percorso di migrazione, seguendo quanto espressamente previsto nel documento di riferimento, elaborato dall’International Accreditation Forum (IAF), per definire il processo ed i requisiti necessari per migrare dalla OHSAS 18001:2007 alla ISO 45001:2018”.
Sul sito di Accredia, l’ente designato dal Governo italiano per attestare la competenza, l’indipendenza e l’imparzialità degli organismi e dei laboratori che verificano la conformità dei beni e dei servizi alle norme, si ricorda che durante il processo di migrazione sono valide “sia le certificazioni emesse a fronte della ISO 45001:2018 sia quelle rilasciate secondo la BS OHSAS 18001:2007”.
Inoltre, dopo due anni dalla pubblicazione della norma ISO, ovvero a partire dal 12 marzo 2020, gli audit dei sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro si possono eseguire “solo secondo i requisiti della norma ISO 45001:2018. Gli organismi di certificazione devono anche assicurarsi che il personale coinvolto direttamente nelle attività di valutazione sia formato sui nuovi requisiti e verificare il raggiungimento dell’adeguato livello di competenza”.
Si indica poi che per agevolare il processo è stato “pubblicato il documento IAF MD 21 che specifica i requisiti per la migrazione delle certificazioni alla ISO 45001:2018” e il documento IAF MD 22:2018 “Application of ISO/IEC 17021-1 for the Certification of Occupational Health and Safety Management System (OH&SMS)”, che definisce i criteri per l’accreditamento degli organismi di certificazione dei sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro.
UNI ISO 45001:2018: la proroga al 30 settembre 2021
Veniamo dunque alla proroga di cui abbiamo dato notizia nell’articolo “ UNI ISO 45001: novità, migrazione e proroga al 30 settembre 2021” che raccoglie un’intervista sul tema ad Antonio Terracina.
È lo stesso sito di Accredia che indica che “la data ultima per la migrazione alla UNI ISO 45001:2018, prevista per il 11 marzo 2021, è stata prorogata al 30 settembre 2021”. E spiega che si tratta di “una delle misure di tutela IAF rivolta alle aziende interessate alla migrazione che stanno incontrando oggettive difficoltà, causate dalla crisi sanitaria Covid-19 in atto, a completare l’iter di valutazione per conseguire la certificazione allo standard UNI ISO 45001:2018”.
A questo proposito nell’intervista Terracina ricorda che la proroga “è stata decisa a livello ISO all’inizio della situazione emergenziale dovuta alla pandemia, quando non si sapeva assolutamente quali conseguenze avrebbe avuto la crisi pandemica. Soprattutto non si sapeva se e come sarebbero stati effettivamente attuati gli audit di migrazione”.
Tuttavia, continua Terracina, l’esperienza dell’ultimo anno “ci ha insegnato che, inaspettatamente, gli audit da remoto (per questa come per le altre norme) riescono di fatto a sopperire gli audit in presenza, avendo mantenuto quasi inalterati i processi di migrazione; le aziende sono state comunque oggettivamente molto coinvolte dalla gestione della pandemia quindi lo slittamento è stato in ogni caso più che opportuno”.
Riprendiamo, infine, le conclusioni del contributo titolo “Genesi e applicazione della UNI ISO 45001:18” pubblicato sui Quaderni della Sicurezza.
Si indica come la norma 45001 rappresenti “un traguardo importantissimo per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro a livello globale”. E gli autori si auspicano che i buoni risultati raggiunti dai SGSL certificati secondo la OHSAS 18001 siano in futuro “confermati e magari ampliati dall’applicazione della UNI ISO 45001:18 e dai regolamenti internazionali di accreditamento e certificazione IAF 21 e 22”.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Fonti: Puntosicuro.it, Accredia