Spesso le apparecchiature elettroniche, che custodiscono innumerevoli quantità di dati personali, vengono riciclate con criteri ambientalistici e non con criteri di sicurezza.
In un mondo in cui la tecnologia continua ad evolversi, non v’è da stupirsi se la quantità di apparati elettronici, che non trovano più un valore commerciale, da un punto di vista funzionale, vengono eliminati, conferendoli in apposite isole ecologiche, dove questi apparati vengono classificati in una speciale categoria.
Conferire questi apparati alle isole ecologiche è ottima cosa, perché esse provvedono a smistare questi apparati ad aziende specializzate, che sono in grado di estrarre le componenti di maggior valore, che possono andare dal rame fino addirittura all’oro.
I comuni, i governi e la commissione europea spingono in ogni modo in questa direzione. Il portavoce della commissione ambientale della Unione Europea, Enrico Brivio, ha recentemente affermato che gli apparati elettronici possono dare un contributo non indifferente al bilancio ambientalistico dell’intera Europa.
Per poter effettuare questa operazione, occorre affidarsi ad aziende specializzate, che sanno scomporre gli apparati elettronici nelle parti principali in maniera da ottimizzare il recupero e il successivo riciclo del materiale.
Un recente studio ha messo in evidenza che con ogni probabilità nell’anno 2020 saranno 12 milioni le tonnellate di apparati elettronici che potranno essere conferiti alle isole ecologiche e qui successivamente trattati in modo appropriato.
Purtroppo tutti coloro che si comportano in modo diligente, provvedendo appunto ad una distruzione e recupero di questi apparati, non sempre si rendono conto che a bordo di questi apparati si trovano dati personali, che debbono essere protetti dalla nascita fino alla morte. Per morte non si intende certamente il riciclo dell’apparato, ma la cancellazione dei dati presenti, prima della consegna a chi recupererà le parti essenziali.
Ricordo ai lettori che l’autorità nazionale Garante ha emesso uno specifico provvedimento che prende proprio in considerazione queste situazioni, che più di una volta, in Italia ed all’estero, hanno portato a eventi critici, legati ad una non corretta protezione dei dati.
Personal computer rivenduti sul mercato dell’usato sono stati trovati pieni di dati personali e ciò è accaduto non solo in Italia, ma in varie parti d’Europa e del mondo.
È ben vero che il rischio legato al fatto che soggetti terzi, non autorizzati, vengano a conoscenza di dati personali è decisamente minore, quando questi apparati vengono conferiti alle stazioni di distruzione e recupero selettivo, ma è del tutto possibile che alcune parti di valore, come ad esempio gli hard disk, vengano estratte dall’apparato, prima della distruzione, e rivendute sul mercato dell’usato.
Questa è la ragione per la quale raccomando di prestare la massima attenzione, sia in fase di cessione di apparati obsoleti, sia in fase di conferimento a stazioni di recupero, prendendo ogni possibile precauzione perché i dati personali, che l’interessato ha fiduciosamente consegnato ad un titolare, siano debitamente protetti fino alla fine della vita utile del dato, oppure sino alla fine della vita utile del supporto, su cui il dato registrato.
Fonti:Puntosicuro.it