Una ricerca tramite questionario riporta utili informazioni sulle condizioni di lavoro e di salute nel settore sanitario. La struttura della ricerca svolta, le patologie più segnalate, i problemi organizzativi e le tipologie di rischi secondo la mansione.

È evidente come le attività di ricerca in grado di far fornire informazioni sulla situazione della salute e sicurezza nei vari settori lavorativi siano molto importanti per poter implementare, per ogni singolo settore, strategie efficaci di prevenzione e facilitare il difficile lavoro dei vari “attori della sicurezza” nella gestione dei rischi.

E sicuramente uno dei settori lavorativi in cui è necessario monitorare quale sia il rapporto che intercorre tra salute e lavoro, anche in relazione al più volte denunciato innalzamento dell’età media dei lavoratori, è il settore sanitario.

Ci soffermiamo dunque su una ricerca-intervento, promossa da INCA-CGIL e FP-CGIL, dal titolo “Le condizioni di lavoro e di salute nel settore sanitario: i risultati dell’indagine tramite questionario”. Una ricerca che vuole permettere una migliore comprensione del rapporto salute/lavoro con l’obiettivo di supportare anche gli interventi sindacali attraverso percorsi di tutela individuale e di azioni collettive.

Questi gli argomenti affrontati nell’articolo:

–     La ricerca e i disturbi degli operatori socio-sanitari

–     Il settore sanitario e le conclusioni della ricerca

–     L’indice del documento

La ricerca e i disturbi degli operatori socio-sanitari

Come indicato nell’introduzione del documento, la ricerca, promossa da INCA-CGIL e FP-CGIL e svolta in collaborazione con la Fondazione Di Vittorio, è stata “condotta nell’ambito di un’inchiesta nazionale rivolta a tutti i settori e coordinata da un comitato di pilotaggio a cui hanno partecipato diverse persone. Ed ha attraversato “un percorso partecipato, multidisciplinare, volto a favorire la collaborazione tra ricercatori, medici, patronato, sindacato e lavoratori”.

Il documento si sofferma poi sul gruppo di ricerca e sul questionario semi-strutturato proposto che è costituito “da due tipologie di domande:

a)   un insieme di domande cosiddette “standard”, che vengono rivolte a tutti i lavoratori in ogni settore al fine di avere una base comune di informazioni utile per un’analisi comparativa;

b)   un insieme di domande specifiche, riferite ad un determinato contesto settoriale o aziendale, definite in collaborazione con i lavoratori e le rappresentanze sindacali”.

Il tipo di campionamento adottato e stato quello “a cascata”, “non probabilistico”, con l’obiettivo di “raggiungere il maggior numero possibile di rispondenti”

Ci soffermiamo su alcuni risultati del questionario e in particolare sul tema dei disturbisegnalati, ricordando che “l’84,5% degli infermieri e il 79,7% degli operatori socio-sanitari dichiara che le condizioni di lavoro hanno avuto un effetto sulla propria salute. Si tratta delle sole due categorie per le quali il valore è superiore a quello medio (79,9%). Sono i medici, invece, a ritenere minore l’impatto del lavoro sulle proprie condizioni di salute (52,2%)”.

Molti degli intervistati e delle intervistate hanno specificato di quali disturbi soffrono e lo “hanno fatto attraverso una casella di testo, con 627 risposte”.

In una figura, che riportiamo, sono “state raffigurate le parole inserite dagli intervistati con una grandezza variabile e proporzionata alla frequenza”.

Nel documento si segnala che emerge la “rilevanza dei disturbi muscolo-scheletrici(in particolare con dolori alla schiena e alle spalle) e delle patologie alla testa e al collo (come la cervicalgia, la cefalea o, genericamente, il mal di collo o di testa), a cui si aggiungono casidiffusi di insonnia”.

Tuttavia nel 67,4% dei casi validi (589) “si tratta di disturbi che, secondo l’opinione degli stessi lavoratori, scompaiono dopo un periodo di astinenza dal lavoro”.

Rimandiamo alla lettura integrale del documento/rapporto che propone anche l’aggregazione delle informazioni, ad esempio in relazione al tema dei disturbi muscolo-scheletrici, con altre indagini.

Il settore sanitario e le conclusioni della ricerca

Veniamo all’analisi dei dati e alle conclusioni degli autori.

Si ricorda, innanzitutto che, l’inchiesta “ha coinvolto lavoratrici e lavoratori con un’ anzianità elevata, per lo più infermieri”.

E i risultati mostrano come il settore sanitario si caratterizzi “per una presenza diffusa di rischi per la salute e sicurezza dovuti sia all’organizzazione del lavoro(considerando il lavoro notturno e gli straordinari) sia di rischi fisici e ambientali(come quelli dovuti al sollevamento di pesi e pazienti)”.

In particolare – continua il rapporto – il lavoro notturno “interessa attualmente circa un lavoratore su tre ma che ha riguardato il 76,5% del campione nell’arco della storia lavorativa; il lavoro straordinario è svolto da poco più della metà dei rispondenti e la gran parte degli intervistati svolge mansioni che prevedono la movimentazione di pazienti o di altri pesi, anche con carrelli”.

E considerando l’insieme di questi fattori di rischio, “gli infermieri e gli operatori socio-sanitari sono le professioni più esposte”.

In ogni caso i problemi per la salute fisici e psicologici sono “diffusi trasversalmente tra le professioni e solo il 21,9% non ha indicato alcuna sintomatologia dolorosa a fine turno”.

Come abbiamo visto, emerge soprattutto la rilevanza dei disturbi muscolo-scheletrici“che sono presenti in maniera significativa tra le varie professioni, seppure con diversa intensità”.

Considerando poi “la presenza di patologie di lunga durata (superiori a un anno) per l’insieme del campione, i disturbi lombo-sacrali e quelli lombari e interessano rispettivamente il 18,7% e 18,2% dei rispondenti, le cervicali il 15,9%, i dolori alle spalle l’11% circa, i dolori dorsali il 9,5%. In particolare, considerando i disturbi di lunga durata insieme ad altri rilevati alla fine dei turni, gli infermieri e assimilati sono il gruppo professionale che dichiara più problemi muscolo-scheletrici, con un insieme differenziato di patologie: dolori dorsali, lombari e lombo-sacrali, cervicali e alle spalle”.

Inoltre tra le professioni ad alta specializzazione “si segnala, oltre ai dolori alla schiena e alle spalle, una presenza più elevata della media per i dolori ai gomiti e alle braccia”. E “per gli operatori sociosanitari, gli ausiliari e i tecnici si rilevano problemi simili, con patologie alla schiena e alle spalle, con una maggiore incidenza di problemi alle spalle per gli operatori”.

Queste, in conclusione, altre indicazioni specifiche:

–     il personale amministrativo “registra dolori alla schiena e al collo, con una presenza più diffusa di cervicali e una incidenza elevata di casi di addormentamento delle mani”;

–     i medici “sono un gruppo professionale che, pur manifestando come gli altri rischi di problemi alla schiena, registra una presenza diffusa di problematiche alle mani, con dolore ai movimenti”.

E in relazione ai casi denunciati e riconosciuti, “il 40,9% degli intervistati afferma di avere subito un infortunio e il 6,9% una malattia professionale”.

L’indice del documento

Riportiamo, infine, l’indice del documento:

Metodologia dell’indagine nazionale su tutti i settori

Introduzione al rapporto sul settore sanitario

1. I profili dei rispondenti

2. Le condizioni di lavoro

3. Sorveglianza sanitaria, infortuni e condizioni di salute

4. Disturbi muscolo-scheletrici e sintomatologia dolorosa

5. Le patologie diagnosticate

6. Gli infortuni e le malattie professionali riconosciute dall’INAIL

Conclusioni

Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

INCA-CGIL, FP-CGIL, Fondazione Di Vittorio, “ Le condizioni di lavoro e di salute nel settore sanitario: i risultati dell’indagine tramite questionario”, a cura di Gianluca De Angelis e Daniele Di Nunzio.

Fonti: Puntosicuro.it, INCA CGIL, FP CGIL