bonifica_amiantoStato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto correlate.

Il rischio da malattie asbesto correlate è ancora alto in tutta Italia, nonostante ciò il quadro delle conoscenze mediche e delle tutele legali è ancora incerto.

Per parlare di questo argomento, ANMIL ha tenuto il 14 ottobre il convegno ” Rischio amianto: il quadro informativo aggiornato e gli strumenti pratici per la migliore assistenza e tutela”, con l’obiettivo di fornire ai professionisti della sicurezza, agli avvocati, agli addetti ad attività che comportino l’utilizzo di amianto, alle persone disabili e già esposte a tale materiale un quadro aggiornato di informazioni medico statistiche sul tema, oltre che un excursus aggiornatissimo sulla casistica giurisprudenziale, nazionale e internazionale, in tema di risarcimento dei danni da amianto. Il seminario ha inoltre fornito alle persone esposte, ovvero ai loro familiari, tutte le informazioni necessarie per poter accedere ai migliori servizi di tutela e assistenza.

Pubblichiamo l’intervento di Paolo Varesi, membro della Commissione Consultiva permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro.
Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto correlate
L’Italia è stata tra i primi Paesi che hanno vietato l’impiego del minerale fibroso amianto con la messa al bando delle attività ad esso correlate, operata attraverso la Legge 257 del 27 marzo 1992 “Norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto” (propriamente vietandone l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la produzione industriale e la commercializzazione – consentito è, per forza di cose l’utilizzo, considerati i necessari interventi di manutenzione e bonifica).

Tuttavia il nostro Paese è stato uno dei maggiori produttori ed utilizzatori di amianto fino alla fine degli anni ‘80.

Dal dopoguerra al bando del 1992 sono state prodotte 3.748.550 tonnellate di amianto grezzo.

Le importazioni italiane di amianto grezzo sono state pure molto consistenti mantenendosi superiori alle 50.000 tonnellate anno fino al 1991. Complessivamente l’Italia dal dopoguerra al 1992 ha importato 1.900.885 tonnellate di amianto. Per il costo contenuto e l’ampia disponibilità, l’utilizzo dell’amianto è avvenuto in numerosissime applicazioni industriali sfruttando le proprietà di resistenza al fuoco, di isolamento e insonorizzazione.

Fra gli agenti cancerogeni, l’amianto si caratterizza per una serie di fattori di particolare pericolosità, legati alle quantità del materiale usato, in una gamma assai ampia di attività industriali, al numero di lavoratori esposti, alle ricadute in termini di matrici ambientali contaminate, con conseguenze di rischi per la salute non solo negli ambienti di lavoro.

La sorveglianza e la protezione dall’esposizione ad agenti cancerogeni è un tema di grande rilevanza, e ancora di grande attualità, per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

La sorveglianza epidemiologica dei casi di mesotelioma è affidata dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 308/2002 al Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM) istituito presso l’INAIL, Settore Ricerca – Dipartimento Medicina del Lavoro, che si struttura come un network ad articolazione regionale.

Presso ogni Regione è stato istituito un Centro Operativo Regionale (COR) con compiti di identificazione di tutti i casi di mesotelioma incidenti nel proprio territorio e di analisi della storia professionale, residenziale e ambientale dei soggetti ammalati. I COR sono oggi istituiti in tutte le Regioni e Province Autonome del Paese ad eccezione del Molise e della Provincia Autonoma di Bolzano.

Ogni anno viene pubblicato un Rapporto, (siamo in attesa della V Edizione) che riferisce dei casi di mesotelioma rilevati dalla rete dei COR del ReNaM con una diagnosi a partire dall’anno 1993.

Il IV Rapporto ha evidenziato informazioni relative a 15.845 casi di mesotelioma maligno (MM) registrati in ragione di un sistema di ricerca attiva e di analisi individuale delle storie professionali, residenziali e familiari dei soggetti ammalati. La malattia insorge a carico della pleura nel 93% dei casi; sono presenti 1.017 casi peritoneali (6,4%), 41 e 51 casi rispettivamente a carico del pericardio e della tunica vaginale del testicolo. L’età media alla diagnosi è di 69,2 anni senza differenze apprezzabili per genere (70,1 anni nelle donne e 68,8 negli uomini).

Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo il 2,3% del totale dei casi registrati) e la percentuale di casi con una età alla diagnosi inferiore a 55 anni è pari al 9,4% del totale. Il 71,6 % dei 15.845 casi archiviati è di genere maschile. Le modalità di esposizione sono state approfondite per 12.065 casi (76,1%). Nell’insieme dei casi con esposizione definita (12.065 soggetti ammalati), il 69,3% presenta un’esposizione professionale ad amianto (certa, probabile, possibile), il 4,4% familiare, il 4,3% ambientale, l’1,6% per un’ attività extralavorativa di svago o hobby. Per il 20,5% dei casi l’esposizione è improbabile o ignota. La percentuale di casi di mesotelioma, quindi, per i quali l’analisi anamnestica ha rilevato un’esposizione ad amianto lavorativa, ambientale, familiare, o a causa di hobby è, sull’intero set di dati, pari al 79,6%. La latenza è stata misurata per i 8.157 casi per i quali è disponibile l’anno di inizio esposizione come differenza fra questa data e l’anno di incidenza. La mediana della latenza è di 46 anni. Considerando l’intera finestra temporale di osservazione (1993-2008) e i soli soggetti colpiti dalla malattia per motivo professionale, si conferma l’estrema ampiezza dei settori di attività economica coinvolti ed il peso non esclusivo dell’esposizione in settori per i quali è più diffusa la consapevolezza e la sensibilità dell’opinione pubblica come la cantieristica navale e l’industria del cemento amianto. I dati del Registro mostrano come l’esposizione in questi due settori di attività economica riguarda meno del 10% dei casi diagnosticati nel quadriennio 2005-2008.

L’amianto è stato bandito in Italia da oltre venti anni e sono disponibili oggi informazioni solidissime in ordine alla epidemiologia, alla eziologia e alla patogenesi delle malattie amianto correlate.

Tuttavia rimangono aperte una serie di questioni rilevanti e tra queste:
-L’identificazione parziale dei soggetti che sono stati esposti (per motivi di vita o di lavoro) ad amianto prima del bando;
-La disomogeneità fra le diverse aree del Paese dei protocolli di sorveglianza sanitaria disponibili per i soggetti esposti;
-L’insussistenza delle prospettive di cura e di reale allungamento della prospettiva e della qualità di vita per i soggetti ammalati di mesotelioma
-Il consolidamento e la completa copertura territoriale del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, che è internazionalmente riconosciuta come una delle più significative esperienze di ricerca e di sorveglianza epidemiologica delle malattie professionali;
-Rapida attuazione ed estensione delle attività di rilevazione a tutti i tumori di sospetta origine professionale, in applicazione al d.lgs.81/2008;
-Completa approvazione e finanziamento del Piano nazionale amianto e del programma di censimento, bonifica e smaltimento dei materiali contaminati;
-Incremento del finanziamento del Fondo per le vittime dell’amianto;

Fonti: Puntosicuro.it