L’Istituto Superiore di Sanità aggiorna le raccomandazioni sulla sanificazione delle strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19. Focus sulla disinfezione degli ambienti, sulla disinfezione delle superfici e sui principi attivi più utilizzati.
La sanificazione è il “complesso di procedimenti e operazioni atti a rendere sani determinati ambienti mediante l’ attività di pulizia e/o di disinfezione, ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del microclima per quanto riguarda la temperatura, l’umidità, la ventilazione, incluso l’illuminazione e il rumore”.
E con disinfezione si fa riferimento alle attività “che riguardano il complesso di procedimenti e operazioni atti ad abbattere la carica microbica di un ambiente, superficie, strumento, ecc., con prodotti applicati direttamente, vaporizzati/aerosolizzati” o con “sistemi generanti in situ sostanze come principi attivi/radicali liberi ossidanti ecc”.
In particolare, per i virus “una superficie si definisce disinfettata in presenza di un abbattimento della carica virale di circa 10.000 unità di quello iniziale”. Per le attività di disinfezione si utilizzano prodotti disinfettanti (biocidi o presidi medico-chirurgici).
A ricordare brevemente il significato dei termini “sanificazione” e “disinfezione” e a fornire molte informazioni aggiornate su queste attività in relazione all’emergenza COVID-19 è il Rapporto ISS “ Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021”.
Nel presentare questo aggiornamento in materia di sanificazione ci soffermiamo oggi sui seguenti argomenti:
- La disinfezione degli ambienti e la disinfezione delle superfici
- I principi attivi più utilizzati nei prodotti disinfettanti
- Le etichette dei prodotti e le buone prassi per la sanificazione
La disinfezione degli ambienti e la disinfezione delle superfici
Dunque la disinfezione – come ribadisce il Rapporto ISS COVID-19 n. 12/2021 – si riferisce al processo mediante il quale “viene ridotta la carica microbica”. E “la riduzione necessaria a far sì che un oggetto/superfici/ ecc. possa definirsi disinfettato varia a seconda dell’organismo target preso in considerazione – ad esempio per le superfici è richiesta una riduzione pari a 4 log (10.000 unità) per virus e batteri e 3 log (1.000 unità) per i funghi”.
In base alla BPR Guidance Vol. II B+C – con riferimento al Regolamento UE 528/2012 relativo ai biocidi – si segnala che quando si cita la “disinfezione degli ambienti” (room disinfection) si intende “la disinfezione delle superfici e nello specifico l’abbattimento della carica microbica su pareti, soffitti, pavimenti, superfici esterne dell’arredamento/equipaggiamento presenti in locali dove un disinfettante/sanitizzante è applicato per via aerea (airborne) tramite diffusione per aerosolizzazione, fumigazione, vaporizzazione o in forma di gas, escluso il gas plasma”.
Mentre il termine “disinfezione delle superfici” è “chiaramente appropriato per prodotti applicati manualmente (spray, salviette imbibite, straccio, ecc.)”.
Il Rapporto segnala anche che le linee guida dello European Centre for Prevention and Disease (ECDC, Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie Europeo) del 2020, di quello statunitense (Centers for Disease Control and Prevention; CDC) del 2019 e l’OMS nell’ambito del programma “Infection prevention and control” avevano indicato “come la pulizia con acqua e normali detergenti neutri associata all’utilizzo di prodotti disinfettanti fosse sufficiente per la decontaminazione delle superfici”.
I principi attivi più utilizzati nei prodotti disinfettanti
L’ISS ricorda che i principi attivi “maggiormente utilizzati nei prodotti disinfettanti autorizzati a livello esclusivamente nazionale (Presidi Medico Chirurgici; PMC) e nazionale/europeo (biocidi) sono l’etanolo e altri alcoli, i sali di ammonio quaternario (es. cloruro di didecil dimetil ammonio, cloruro di alchil dimetilbenzilammonio), il perossido d’idrogeno e il sodio ipoclorito”.
In particolare “le concentrazioni da utilizzare e i tempi di contatto da rispettare per ottenere un’efficace azione disinfettante sono dichiarate sull’etichetta apposta sui prodotti disinfettanti stessi, sotto la responsabilità del produttore”. Produttore che deve presentare “test di verifica dell’efficacia contro uno o più microorganismi bersaglio per l’autorizzazione del prodotto PMC/biocida”.
Si indica che ad oggi sul mercato “sono disponibili diversi disinfettanti autorizzati che garantiscono l’azione virucida” e che “non è opportuno indicare a priori per un determinato principio attivo una concentrazione o un tempo di contatto efficaci poiché questi parametri sono dimostrati, verificati e, di conseguenza, individuati in funzione di ogni singolo prodotto”.
Riguardo a queste informazioni si possono trovare indicazioni più dettagliate nel “ Rapporto ISS COVID-19 n. 19/2020 Rev – Raccomandazioni ad interim sui disinfettanti nell’attuale emergenza COVID-19: presidi medico-chirurgici e biocidi. Versione del 13 luglio 2020”.
In ogni caso si indica che vari organismi nazionali e internazionali e i dati derivanti dai PMC attualmente autorizzati “suggeriscono, come indicazioni generali per la disinfezione delle superfici, a seconda della matrice interessata, i principi attivi” riportati nella Tabella 1 che riprendiamo:
Le etichette dei prodotti e le buone prassi per la sanificazione
Riguardo ai prodotti biocidi/PMC si ricorda che quando l’etichetta indica che il disinfettante è ‘destinato a utilizzatori professionali’ il prodotto “deve essere usato solo da questa categoria di utenti con adeguata formazione, esperienza specifica e conformemente alla normativa applicabile”.
Inoltre sull’etichetta di tali prodotti “sono apposte le indicazioni riguardanti le modalità, la frequenza e la dose d’uso specifica. Usi non autorizzati si configurano come usi impropri, pertanto è bene attenersi rigorosamente a quanto indicato in etichetta”.
Infine il Rapporto – che si sofferma poi su vari sistemi di sanificazione – sottolinea che è buona norma “procedere frequentemente e accuratamente alla sanificazione (pulizia e/o disinfezione) degli ambienti, operazioni che devono essere tanto più accurate e regolari per superfici ad alta frequenza di contatto (es. maniglie, superfici dei servizi igienici, superfici di lavoro, cellulare, tablet, PC, occhiali, altri oggetti di uso frequente)”.
Si indica poi che nel caso sia necessario effettuare “interventi in ambienti di rilevante valore storico (es. luoghi di culto in presenza di opere rilevanti per il patrimonio artistico)”, è stata pubblicata una linea guida elaborata specificatamente per il trattamento del patrimonio archivistico e librario nel corso della pandemia COVID-19 (Istituto Centrale per la patologia degli Archivi e del Libro del MIBACT).
In conclusione del capitolo dedicato ai “disinfettanti per ambienti” si sottolinea, infine, che l’utilizzo dei prodotti disinfettanti “deve essere sempre effettuato nel rispetto delle avvertenze riportate in etichetta o nella scheda dati di sicurezza ed è fondamentale non miscelare prodotti diversi per evitare la formazione di sostanze pericolose”.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Draisci R, Attias L, Baldassarri L, Catone T, Cresti R, Fidente RM, Marcello I, Buonanno G, Bertinato L., “ Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: ambienti/superfici. Aggiornamento del Rapporto ISS COVID-19 n. 25/2020. Versione del 20 maggio 2021”, Roma: Istituto Superiore di Sanità; 2021 – Rapporto ISS COVID-19, n. 12/2021 (formato PDF, 1.96 MB).
Fonti: Puntosicuro.it