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Il rischio burnout negli insegnanti: i fattori di rischio, le reazioni di adattamento, i compiti dell’organizzazione scolastica e le strategie personali e professionali di prevenzione del rischio.

Pubblichiamo un recente factsheet prodotto dal Dipartimento di Medicina del Lavoro dell’ Inail che riporta indicazioni sul rischio del burnout negli insegnanti.

Il termine burnout (letteralmente bruciato, fuso) definisce la sindrome da stress lavorativo cronico di colui che vive una condizione di esaurimento fisico ed emozionale, mostra un atteggiamento distaccato e apatico verso il lavoro e nei rapporti interpersonali e sperimenta una sensazione d’inefficacia professionale con conseguente riduzione della produttività.

Esaminata inizialmente come malattia professionale specifica delle attività socio-sanitarie, si riscontra in realtà in tutte le professioni basate sui rapporti interpersonali che comportano un elevato investimento emotivo, colpendo soprattutto i soggetti più motivati e con elevate aspettative nei confronti del lavoro.

Le conseguenze del burnout variano da forme più lievi (assenteismo, lieve somatizzazione, deterioramento della prestazione lavorativa) a manifestazioni gravi (sintomi psico-fisici importanti, richiesta di trasferimento, abbandono volontario del posto di lavoro).

Tra le categorie a rischio c’è quella degli insegnanti a causa della natura intrinseca della professione, che comporta una relazione prolungata e intensiva con gli alunni in primis, ma anche con le famiglie, i colleghi, il personale ATA ed il dirigente. Inoltre la scuola è anche una struttura organizzativa la cui complessità può ricadere sui docenti in termini di stress.

Fattori di rischio
Tra i fattori che possono accrescere lo stress vi sono le condizioni di lavoro (classi numerose, aule ristrette, carenza di attrezzature didattiche e logistiche), l’organizzazione scolastica (orari di lavoro e riunioni, eccessive pratiche burocratiche, comunicazione interna poco chiara, carenza di percorsi di aggiornamento significativi) e le “politiche” scolastiche (quadro normativo culturale e pedagogico in continua evoluzione, limitata possibilità di carriera, retribuzione insoddisfacente, precarietà e mobilità). Inoltre a livello individuale, possono contribuire all’insorgenza del burnout la contestuale presenza di problematiche familiari o relazionali e la scarsa tolleranza dello stress.

Fattori protettivi
Tra i fattori protettivi contro il burnout si segnalano:
> la famiglia: le relazioni familiari offrono maggiore esperienza su problemi emozionali e relazioni interpersonali;
> il genere: le donne possiedono maggiori risorse emozionali e affettive;
> l’età in termini di expertise: gli anziani hanno più esperienza lavorativa e strumenti per affrontare situazioni stressogene.

Inoltre, un ambiente sociale accogliente, il supporto di colleghi ed il livello di autoefficacia percepita prevengono lo stress e la sua manifestazione psicosomatica.

Le reazioni di adattamento
Le strategie di fronteggiamento (coping strategies) adottate dai singoli insegnanti per rispondere agli stressors sono state classificate da Cooper in:
> dirette: la situazione viene affrontata positivamente;
> diversive: evitamento della situazione con atteggiamento distaccato e apatico;
> di fuga: abbandono dell’attività;
> palliative: assunzione di caffè, alcool, fumo o farmaci per fronteggiare situazioni stressanti.

Gli atteggiamenti di distacco psicoemotivo possono manifestarsi attraverso l’adozione di forme d’insegnamento esclusivamente tradizionali, l’applicazione standardizzata e non flessibile della programmazione, l’attribuzione del fallimento scolastico dell’alunno al suo scarso impegno, a modeste capacità intellettive oppure alla famiglia ed al ceto sociale a cui appartiene, l’abbandono di strategie didattiche che tengano conto della reale situazione della classe o del recupero individualizzato.

Strategie personali e professionali
L’insegnante può adottare una serie di iniziative volte al miglioramento del proprio stato, quali: > Acquisire consapevolezza di sé e delle proprie esigenze, prestando attenzione ai primi sintomi psicosomatici e attivandosi ad interpellare esperti.
> Affrontare gli insuccessi lavorativi come momento transitorio e costruttivo, imparando a gestirli diversamente (es. corsi di formazione, letture specializzate, ecc).
> Porsi obiettivi realistici, tenendo presente i limiti propri e dell’organizzazione, ed impegnarsi per raggiungerli (es. strutturare il tempo lavorativo in modo efficace e flessibile).
> Creare una rete sociale e/o organizzare delle occasioni conviviali all’interno della scuola migliorando la comunicazione e le relazioni all’interno del contesto lavorativo.
> Imparare strategie per gestire il carico emotivo (es. breve counselling) e individuare fonti di soddisfazioni e gratificazioni anche esterne al contesto lavorativo.
> Formulare al dirigente proposte per ottimizzare alcuni aspetti critici a livello organizzativo, preferibilmente insieme ad altri colleghi che sperimentano le stesse difficoltà.
> Valorizzare se stessi e le proprie potenzialità proponendosi per gestire particolari ambiti dell’organizzazione scolastica (formazione, rapporti con il territorio, progettualità specifiche).

Compiti dell’organizzazione scolastica
Quando lo stress lavoro-correlato è legato a cause organizzative una sua adeguata valutazione, prevenzione e riduzione, porta ad incrementare il benessere organizzativo ottimizzando il clima scolastico e riducendo conseguentemente il rischio burnout. Secondo l’art. 6 dell’Accordo Europeo sullo stress lavoro- correlato, spetta al datore di lavoro stabilire misure adeguate per la prevenzione e la riduzione dello stress, e attuarle con la partecipazione e la collaborazione dei lavoratori e/o dei loro rappresentanti, lungo tre direttrici:

1. Area gestione e comunicazione: esplicitare obiettivi (es. rendere effettivo il POF), assicurare ascolto (valorizzare proposte, risorse umane e professionali) e sostegno (es. alla didattica o per l’integrazione, incoraggiamento a manifestare disagio legato a fattori organizzativi senza giudizio sulla persona e le sue capacità), migliorare l’organizzazione (es. flessibilità nell’applicazione di norme).

2. Area formazione: stimolare la consapevolezza degli insegnanti (se e come mai sono appesantiti), aiutarli a comprendere le cause dello stress (screening dei vari fattori probabili) e il modo in cui affrontarlo (tecniche di gestione dello stress, focus group).

3. Informazione e consultazione dei lavoratori: fornire conoscenze aggiornate rispetto all’organizzazione scolastica (effettive risorse e potenzialità), coinvolgere i docenti nelle decisioni e nella gestione (es. attuare la delega, gestire le criticità in team).

Riferimenti normativi
• Con il D.Lgs. 81/2008 “Attuazione dell’art. 1 della Legge 3 agosto 2007 n. 123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”, il datore di lavoro ha l’obbligo esplicito di valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, compresi rischi “particolari” quali quelli inerenti allo stress lavoro-correlato (art. 28). Ciò è in linea con l’Accordo quadro europeo sullo stress lavoro-correlato dell’8 ottobre 2004, recepito come Accordo interconfederale nel giugno 2008 e inserito nel suddetto decreto.

Inail, Burnout e insegnamento, factsheet

 

Fonti: Inail, Puntosicuro.it