Le aziende devono tener conto del rischio naturale, come alluvioni, frane e terremoti: la normativa e gli strumenti utilizzabili dalle aziende. Ne parliamo con Alessandra Marino del Dipartimento innovazioni tecnologiche dell’Inail.
L’Italia è un paese esposto a varie tipologie di eventi naturali, ad esempio terremoti, frane e alluvioni, …. Eventi che avvengono anche in relazione alle conseguenze dei sempre più frequenti eventi climatici estremi e che vengono a impattare, direttamente o indirettamente, sulla sicurezza delle strutture produttive e dei lavoratori.
È dunque importante cominciare a parlare nelle aziende anche del rischio naturale, un rischio che deriva dagli eventi naturali a breve termine, come un evento tellurico, o a lungo termine, come l’erosione del suolo o i cambiamenti climatici.
E per farlo, cercando di sensibilizzare le aziende su questa tipologia di rischi, PuntoSicuro ha rivolto alcune domande, durante la manifestazione “ Ambiente Lavoro Convention” (Modena, 13/14 settembre 2017), ad Alessandra Marino del Dipartimento innovazioni tecnologiche e sicurezza degli impianti, prodotti e insediamenti antropici dell’Inail, relatrice ad un seminario – “Analisi degli infortuni e gestione del rischio naturale ed elettrico” – con una relazione sul tema della valutazione del rischio naturale con particolare riferimento al rischio sismico.
Si tiene conto a sufficienza del rischio naturale nelle valutazioni dei rischi delle aziende? Il rischio naturale è un “rischio emergente”?
Nell’intervista sono presentati anche i cosiddetti eventi NaTech (Natural Hazard Triggering Technological Disasters) che possono essere generati da eventi naturali molto diversi come fulmini, alluvioni, terremoti, frane, fenomeni vulcanici, uragani, trombe d’aria, …
Esiste una mappatura per aiutare le aziende a conoscere quali siano le zone con maggiori rischi sismici e idrogeologici?
Ci sono indicazioni nella normativa, ad esempio in relazione alla gestione della sicurezza negli impianti a rischio di incidente rilevante, relative agli eventi NaTech?
Infine come affrontare la vulnerabilità sismica delle costruzioni a uso produttivo? Quali strumenti hanno le aziende per poter affrontare nel modo migliore il rischio sismico? E dove trovarli?
L’intervista fa emergere che nelle aziende la valutazione di questa tipologia dei rischi “spaventa molto”, ma in realtà “la prevenzione anche nei confronti di questo tipo di rischi offre dei vantaggi, sicuramente in termini sicurezza ma anche economici”.
E nell’intervista sono presentati anche specifici strumenti utilizzabili dalle aziende, ad esempio con riferimento a dei progetti di ricerca su sistemi chiamati “Smart”.
Come sempre diamo ai nostri lettori la possibilità di seguire integralmente la video intervista e/o di leggerne una parziale trascrizione.
Articolo e intervista a cura di Tiziano Menduto
Come si può definire il rischio naturale in relazione al mondo del lavoro?
Alessandra Marino: “La definizione viene data in contrapposizione al rischio industriale. Per cui il rischio naturale è quel rischio che deriva dagli eventi naturali che possono essere eventi a breve termine, tipicamente rischio sismico e rischio idrogeologico, ma anche a lungo termine. Ad esempio l’erosione del suolo, piuttosto che fenomeni come la desertificazione o i cambiamenti climatici a lungo termine. Sostanzialmente è un rischio che deriva da un evento naturale”.
Si può considerare, in relazione anche all’aumento degli eventi naturali pericolosi, un rischio emergente?
Alessandra Marino: “Sicuramente si può definire un rischio emergente sia perché gli eventi che si sono verificati hanno aumentato la consapevolezza dell’esistenza di questo rischio e anche perché sicuramente negli ultimi anni sul territorio nazionale il numero degli eventi è aumentato. E sicuramente c’è un trend crescente, anche a livello generale, di eventi naturali che hanno un’influenza sulla vita lavorativa”.
Nelle aziende c’è oggi una sufficiente attenzione riguardo ai rischi naturali?
Alessandra Marino: “È un discorso, come al solito, a macchia di leopardo. Nel senso che la consapevolezza sta aumentando ma perché è richiesta anche dalla normativa laddove richiede una valutazione di questo tipo di rischio.
In realtà spaventa molto, nel mondo del lavoro, anche se non deve essere una cosa che spaventa: (…) la prevenzione anche nei confronti di questo tipo di rischi offre dei vantaggi sicuramente in termini sicurezza ma anche economici. Perché, ad esempio, i rischi naturali possono comportare, a prescindere dei problemi di sicurezza, anche un problema di interruzione della produzione; magari un danno d’immagine o, piuttosto, un danno economico diretto”.
Gli eventi Natech hanno a che fare con i rischi naturali? A cosa fanno riferimento?
Alessandra Marino: (…) “Sostanzialmente si parla di un’interazione fra un evento naturale che funziona da innesco per un incidente. Il termine viene utilizzato in particolare in ambito Seveso, per cui in ambito di incidenti rilevanti, ma comunque sia può essere esteso. E anche uno dei nostri impegni è quello di estendere questo tipo di consapevolezza in tutte le attività produttive. Noi abbiamo avuto, ad esempio, il nostro evento NaTech che sostanzialmente era il terremoto dell’Emilia Romagna in cui c’è stato un effetto diretto e particolare sulle attività produttive”(…)
(…)
Il D.lgs. 105/2015, in attuazione della direttiva 2012/18/UE relativa al controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose, riconosce l’impatto degli eventi NaTech sulla gestione della sicurezza negli impianti a rischio di incidente rilevante… Quali sono le conseguenze per le aziende?
Alessandra Marino: “Sicuramente l’inserimento dei NaTech e l’identificazione dei NaTech è uno degli elementi innovativi del D. Lgs. 105/2015 rispetto alla Seveso 2, al 334/99, perché vengono identificati gli eventi NaTech – citando esplicitamente fenomeni idrogeologici e fenomeni sismici – come causa di incidente rilevante. Oltre a questo l’evento naturale deve essere considerato nella stesura del rapporto di sicurezza e anche nell’analisi del rischio.
Per quanto riguarda gli obblighi il gestore deve tener conto dei rischi naturali, deve valutarli, nell’analisi di rischio, nel rapporto di sicurezza e nel sistema di gestione sicurezza. Ma anche viene richiesto a tutte le aziende sia di soglia superiore (quelle più pericolose) sia di soglia inferiore (quelle meno pericolose) di dare delle indicazioni riguardo al rischio sismico, al rischio idrogeologico e al rischio di fulminazione anche nella notifica. Esiste una specifica scheda all’interno della notifica che devono compilare tutti in cui si fa specifico riferimento sia alla zonazione sismica sia a eventuali valutazioni sulla sismicità locale, sulla zona idrogeologica, (…). L’applicazione attualmente è in una fase di sperimentazione. Molte aziende si trovano in difficoltà, ritengono oneroso rispondere a questo tipo di requisito” (…).
Parliamo di rischio sismico. Attraverso il vostro lavoro di ricerca e sensibilizzazione e anche attraverso l’ascolto della nostra intervista le aziende si convinceranno a interessarsi al rischio sismico e al rischio di vulnerabilità delle strutture?
Alessandra Marino: “Lo devono fare. La normativa richiede che si tenga conto del problema sismico all’interno dell’analisi di rischio. È già scritto, se sono in zona sismica ne devono tener conto (…) e in Italia non esiste zona a rischio sismico zero”.
Fonti: Puntosicuro.it