Il responsabile del servizio prevenzione e protezione deve accertarsi che i dipendenti, che debbono spostarsi in Italia o all’estero, prendano accurate precauzioni, durante la fase di soggiorno in albergo.

Alcuni specialisti virologi hanno recentemente preso in esame quale possa essere il rischio, cui è esposto un lavoratore, che per ragioni professionali deve soggiornare in vari alberghi.

 

L’esperienza ha dimostrato che le particelle virali possono sopravvivere per qualche tempo sui pulsanti di chiamata degli ascensori, sulle maniglie e su altre superfici, con le quali il lavoratore potrebbe entrare in contatto; a questo proposito, l’ormai famoso CDC – Center for Disease and Control degli Stati Uniti, ha pubblicato uno specifico volumetto.

Come regola generale, le aree comuni di un albergo sono maggiormente a rischio, rispetto alle camere degli ospiti, ma vi sono comunque delle precauzioni che sia i dipendenti dell’albergo, sia i clienti, devono seguire per ridurre al minimo i rischi.

Appare evidente come la condivisione di un letto, di posate e di docce con soggetti ignoti, durante una pandemia, possa essere oltremodo preoccupante. Ecco il motivo per cui molti professionisti del settore raccomandano di non pernottare in alberghi, se appena possibile.

D’altra parte, altri esperti ritengono che il rischio di contagio di COVID 19 durante un soggiorno in albergo sia relativamente basso, a condizione però che le camere siano state pulite con grande accuratezza. In particolare, uno studioso, che ha analizzato i metodi di disinfezione delle superfici, conferma che le aree comuni, come ristorante a lobby, siano più a rischio rispetto alle singole camere, dal momento che il coronavirus tipicamente si diffonde attraverso particelle aeree, piuttosto che per contatto su superfici contaminate. Ecco perché gli specialisti raccomandano molta prudenza nel soggiorno in albergo, riducendo al minimo il contatto con altri ospiti e con il personale, preferendo in ogni caso il soggiorno nella propria camera.

A questo proposito, vale la pena di ricordare come il già menzionato CDC ha esaminato le camere di albergo occupate da due pazienti, contagiati da coronavirus, trovando che il materiale genetico del virus era presente sugli interruttori delle lampade, sui rubinetti, sui lenzuoli e sui cuscini, dopo 24 ore. Tuttavia, sempre secondo questo studio, la componente virale presente su queste superfici probabilmente non può contagiare persone, a meno che tali persone non siano state già contagiate, seppure senza sintomi. Inoltre, durante questa analisi, i ricercatori hanno prelevato campioni dalle superfici delle camere, prima che esse fossero state pulite e la biancheria sostituita.

 

Il virus può essere disattivato in modo assai efficace utilizzando appropriati disinfettanti e quindi, se la camera è stata ben disinfettata, il rischio residuo è molto basso.

 

Ancora più importante, è il fatto che la ricerca abbia dimostrato come un’accurata pulizia dell’ambiente lo renda a basso rischio, anche se in tale ambiente hanno sostato a lungo soggetti contaminati.

 

Uno studio specializzato ha dimostrato che la durata di vita del virus sugli oggetti dipende dal tipo di materiale: ad esempio, ci vogliono almeno tre giorni perché il virus abbandoni le superfici di plastica e di acciaio, mentre altre ricerche hanno dimostrano come le particelle virali possano sopravvivere fino a due giorni su tessuti e fino a quattro giorni sul vetro.

 

Un’altra raccomandazione fatta dagli esperti è indirizzata al personale addetto al riassetto delle camere. Quando i lenzuoli e le federe vengono sostituiti, è meglio non agitare il tessuto, per evitare che eventuali particelle di virus vengano disperse nell’aria. Il comportamento più corretto è quello di prelevare i tessuti, senza agitarli, e piegandoli del mezzo. Con questo accorgimento, la probabilità di diffusione di aerosol nell’ambiente è molto diminuita.

 

Infine, occorre ricordare che il rischio di esposizione al contagio è assai più elevato per il personale addetto al riassetto delle camere, rispetto ai clienti; ecco il motivo per cui occorre educare in modo appropriato il personale coinvolto, affinché mantenga atteggiamenti estremamente prudenziali, durante l’attività quotidiana.

Fonti: Puntosicuro.it