
Un documento dell’Agenzia europea EU-OSHA si sofferma sull’eco-ansia e sulle implicazioni per la sicurezza e la salute sul lavoro. Focus sui lavoratori più vulnerabili e sulla gestione del nuovo rischio.
Secondo un sondaggio svolto attraverso lo strumento Eurobarometer, utilizzato dalla Commissione europea, dal Parlamento europeo e da altre istituzioni e agenzie dell’UE per monitorare regolarmente lo stato dell’opinione pubblica in Europa su varie questioni, il 77% dei cittadini considera il cambiamento climatico un problema molto grave. Questa considerazione può portare a reazioni emotive negative (eco-ansia) connesse alla crisi ambientale, alle conseguenze del cambiamento climatico e del degrado ambientale, vissute direttamente o meno.
Ed è, quindi, importante comprendere questa particolare forma di ansia e agire, anche dal punto di vista delle politiche, strategie e prassi in materia di salute e sicurezza sul lavoro (SSL).
Tuttavia, la ricerca su questo tema in Europa è limitata e ancora meno attenzione è stata dedicata alla “ansia ecologica” o “ansia climatica” come rischio emergente per il benessere e la salute dei lavoratori sul posto di lavoro.
A ricordarlo, in merito alle ricerche UE sui rischi emergenti, è un recente documento commissionato dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ( EU-OSHA) e intitolato “Eco-anxiety and its implications for occupational safety and health” (L’eco-ansia e le sue implicazioni per la sicurezza e la salute sul lavoro).

Il documento, in lingua inglese e a cura di Fanni Moilanen, Jarno Turunen e Anna-Maria Teperi (FIOH – Finnish Institute of Occupational Health), sottolinea che l’eco-ansia ha implicazioni significative per il benessere e la salute generale della popolazione, Ad esempio una revisione (Boluda-Verdú et al. – 2022) ha riscontrato una chiara associazione tra l’eco-ansia e i sintomi di depressione, ansia, stress, insonnia, oltre a compromissioni cognitive ed emotive e funzionali. E, malgrado questo, l’eco-ansia può anche essere un motore di cambiamento a livello individuale e persino sociale. Infatti, gli individui che sperimentano l’eco-ansia possono essere motivati ad agire per affrontare il cambiamento climatico (Powell & Rao, 2023). Le ricerche indicano che l’eco-ansia è anche associata all’azione proattiva degli individui nei confronti dell’ambiente.
In ogni caso, a causa dei possibili impatti negativi sulla salute e sul benessere dell’eco-ansia, questo problema emergente dovrebbe essere riconosciuto dalla comunità, dagli attori in materia di salute e sicurezza sul lavoro.
Il documento analizza, dunque, come il cambiamento climatico stia contribuendo all’emergere anche di un nuovo problema di salute mentale in ambito lavorativo: l’eco-ansia, che influisce sul benessere psicologico e sulla salute mentale dei lavoratori.
Nel presentare il documento l’articolo si sofferma sui seguenti argomenti:
- Le conseguenze dell’eco-ansia: i lavoratori più vulnerabili
- Le conseguenze dell’eco-ansia: un nuovo rischio da gestire
Le conseguenze dell’eco-ansia: i lavoratori più vulnerabili
Il documento sottolinea che, ad oggi, la ricerca sull’eco-ansia della popolazione lavorativa è limitata.
Ad esempio, il documento riporta alcuni dati di un’indagine sui lavoratori condotta in Germania e nel Regno Unito nei mesi di marzo e aprile 2022 che ha rivelato che il 47% dei lavoratori intervistati in Germania e il 42% nel Regno Unito hanno dichiarato di sentirsi abbastanza o molto ansiosi riguardo ai cambiamenti climatici.
Una recente indagine rappresentativa sui dipendenti condotta dall’Istituto finlandese di salute sul lavoro e dalle statistiche finlandesi su un campione casuale della popolazione lavorativa finlandese rivela che il 30% degli intervistati è preoccupato per le conseguenze ambientali negative relativamente al lavoro (Moilanen et al., 2024).
Dal punto di vista della SSL, la ricerca sull’eco-ansia e le sue implicazioni sembra essere molto scarsa, tuttavia sono disponibili alcune ricerche su gruppi professionali che sperimentano sintomi di eco-ansia che possono indicare in quali occupazioni i lavoratori potrebbero essere più vulnerabili.
Ad esempio gli eventi meteorologici estremi e i cambiamenti ambientali possono scatenare l’eco-ansia nei lavoratori il cui sostentamento dipende dagli ecosistemi o che lavorano in ambienti naturali. È stato poi riscontrato che i cambiamenti climatici causano angoscia e ansia tra i lavoratori che dipendono dalla terra, ossia i lavoratori del comparto agricolo.
Alcuni lavoratori possono sperimentare indirettamente l’eco-ansia, anche se i cambiamenti climatici non influenzano il proprio ambiente di lavoro. E l’incapacità di fornire il supporto necessario a coloro che soffrono a causa dei cambiamenti climatici potrebbe essere un elemento di eco-ansia tra operatori del settore sanitario e sociale. Senza dimenticare anche il personale dei soccorsi in caso di emergenze e calamità.
Le conseguenze dell’eco-ansia: un nuovo rischio da gestire
Partendo dai dati forniti nel documento si indica che gli operatori della SSL e i datori di lavoro potrebbe avere un ruolo importante nel comprendere le potenziali connessioni tra l’eco-ansia e il lavoro e nello sviluppare metodi per affrontarla, se necessario.
Il primo passo necessario è la sensibilizzazione degli operatori della SSL su questi problemi e sulle potenziali conseguenze per i lavoratori. Sono necessarie ulteriori ricerche per valutare quanto sia diffusa l’eco-ansia tra la popolazione lavorativa, in che misura sia causata dalla loro occupazione e possa influenzare il benessere e la produttività sul lavoro anche se non è direttamente correlata al lavoro.
Si indica che gli operatori della SSL potrebbero iniziare il loro lavoro di prevenzione dell’ansia climatica con un’indagine sulle esperienze dei lavoratori relativamente a questo tema. Ciò può fornire informazioni preziose sulla prevalenza di queste reazioni emotive sul luogo di lavoro e sulle esigenze e le sfide dei lavoratori.
Gli operatori della SSL possono, inoltre, fornire informazioni e formazione ai lavoratori sull’eco-ansia e su come affrontarla al meglio. Brooks & Greenberg (2023) sostengono che il supporto sociale sul luogo di lavoro potrebbe attenuare questi disturbi nei lavoratori.
Alcuni ricercatori hanno anche presentato l’idea che i luoghi di lavoro possano definire piani di salute mentale e benessere che affrontino proprio l’eco-ansia o che includano questo tema come parte dei programmi generali di salute mentale. Infine, si indica che, riguardo alla valutazione dei rischi sul luogo di lavoro, questa forma di ansia potrebbe essere considerata un rischio potenziale della SSL da valutare. Ad esempio, le valutazioni dei rischi potrebbero fornire informazioni per monitorare i cambiamenti nei livelli di eco-ansia dei lavoratori e innescare azioni come l’aggiornamento delle informazioni o la formazione specifica fornita ai lavoratori.
In altre parole, per affrontare sistematicamente l’eco-ansia nell’ambito della SSL è necessario inquadrarla come un rischio da gestire sistematicamente. Le misure e gli strumenti per la gestione di questo rischio potrebbero anche essere implementati come parte dei sistemi di gestione della sicurezza.
In definitiva si conclude che è essenziale che gli operatori della SSL riconoscano pienamente l’eco-ansia e le sue varie conseguenze per i lavoratori. Ma sono necessarie anche ricerche future sugli interventi sul luogo di lavoro che potrebbero ridurre questi problemi connessi alla salute mentale.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del documento EU-OSHA che si sofferma su vari altri aspetti e ricerche in merito alle conseguenze delle preoccupazioni per la crisi ambientale e per il cambiamento climatico.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Fonti: Puntosicuro.it, EU-Osha