Un documento di Suva si sofferma sulla sicurezza nei lavori all’interno di pozzi, fosse e canalizzazioni. Focus sui dispositivi di protezione individuale con particolare riferimento al pericolo di atmosfere pericolose.
Nei molti articoli dedicati in questi anni agli spazi confinati, abbiamo più volte ricordato come spesso nei pozzi, fosse e canalizzazioni possa verificarsi una carenza di ossigeno. E le sostanze nocive, “quando penetrano o si formano in ambienti insufficientemente ventilati, possono raggiungere in breve tempo concentrazioni elevate e mettere in pericolo le persone che entrano o si soffermano all’interno di tali ambienti”.
A raccontarlo è una pubblicazione di Suva, istituto svizzero per l’assicurazione e la prevenzione degli infortuni, dal titolo “ Sicurezza nei lavori all’interno di pozzi, fosse e canalizzazioni” che PuntoSicuro ha già presentato in un precedente articolo sulle misure di prevenzione e protezione per la tutela dei lavoratori.
Spesso le conseguenze degli infortuni nei lavori all’interno di pozzi, fosse e canalizzazioni sono molto gravi e generalmente la causa degli infortuni gravi “va ricercata nella presenza di un’ atmosfera pericolosa”. Inoltre “contrariamente alla maggior parte degli altri rischi professionali, la messa in pericolo non si limita a spazi ristretti ma può senz’altro estendersi su tutta la zona di pozzi, fosse e canalizzazioni. Sono quindi esposti allo stesso rischio non solo gli infortunati ma anche i soccorritori”.
E l’esperienza dimostra ripetutamente “che in pozzi, fosse e canalizzazioni accadono gravi infortuni perché nessuno ha individuato l’atmosfera pericolosa e il pericolo è stato sottovalutato”.
Il documento, che riporta diverse indicazioni per la prevenzione degli infortuni, si sofferma anche su un aspetto importante relativo alle attività negli spazi confinati: l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale (DPI).
Segnalando che il materiale e l’equipaggiamento da utilizzare “dipendono dai pericoli”, dal “tipo di impianto in cui si svolge il lavoro e dalle misure di protezione da adottare”, si indica che i lavoratori e il gruppo di lavoro devono poter disporre del seguente equipaggiamento:
– respiratori indipendenti dall’aria circostante per la sosta in atmosfera pericolosa e per gli interventi di salvataggio: “sono adatti gli apparecchi che alimentano l’utilizzatore con aria non proveniente dall’atmosfera circostante, ossia apparecchi non autonomi (respiratori a presa d’aria esterna assistiti e quelli ad aria compressa alimentati dalla linea) oppure apparecchi autonomi (autorespiratori a circuito aperto e autorespiratori a rigenerazione). Per gli interventi in canalizzazioni si raccomanda di mettere a disposizioni apparecchi autonomi (ossia apparecchi alimentati con bombole): lavorando in canalizzazioni tortuose o usando tubi di presa d’aria o di alimentazione lunghi esiste altrimenti il pericolo che il tubo rimanga impigliato;
– autorespiratori d’emergenza (autosalvatori) per il salvataggio e la fuga (apparecchi a circuito aperto ad aria compressa e apparecchi a rigenerazione) per sostare in canalizzazioni e per prestare il primo soccorso sul posto: gli autorespiratori d’emergenza (autosalvatori) sono concepiti esclusivamente per un’immediata evasione da zone pericolose e per la prestazione dei primi soccorsi sul posto e non è consentito usarli per lavorare. Apparecchi adatti sono quelli che funzionano in modo indipendente dall’aria circostante e hanno un’autonomia di 15–30 minuti. Non è ammesso l’uso di maschere a filtro”;
– cintura di salvataggio o indumento di sicurezza provvisto di occhiello incorporato all’altezza della nuca: “gli indumenti di sicurezza con occhiello incorporato all’altezza della nuca sono indicati esclusivamente come un mezzo di salvataggio. Nei casi d’intervento, la fune di salvataggio viene agganciata nell’occhiello dell’indumento di sicurezza. Il sollevamento dell’infortunato avviene, per esempio, con un apposito elevatore provvisto di dispositivo di blocco dello scarrucolamento automatico. Queste apparecchiature possono essere usate anche per entrare in ambienti ristretti;
– indumenti da lavoro appropriati: gli indumenti da lavoro allacciati evitano di sporcarsi e di riportare possibili infezioni. Per rendersi ben visibile agli utenti della strada è bene indossare indumenti di colore vistoso;
– scarpe appropriate: le scarpe di sicurezza devono offrire una buona stabilità ed essere impermeabili (per es. stivali di gomma);
– guanti: guanti appropriati servono a proteggere le mani da ferite e dal contatto con sostanze nocive e acque inquinate;
– casco di protezione: il casco protegge la testa contro specifici pericoli, ad esempio, per caduta di materiale oppure per contatto o urto con elementi fissi od oggetti;
– protezione degli occhi: quando si è esposti al pericolo di lesioni agli occhi da schegge, spruzzi di sostanze pericolose, ecc., occorre proteggere gli organi della vista;
– protezione dell’udito: quando si è esposti a rumore pericoloso per l’udito occorre usare protettori auricolari appropriati, per esempio cuffie antirumore con apparecchio ricetrasmittente incorporato;
Senza dimenticare, infine, di poter utilizzare illuminazione indipendente dalla rete elettrica, per esempio lampade portatili a prova di spruzzi d’acqua o lampade fissate al casco.
Concludiamo segnalando che se si devono “temere scivolamenti all’interno di canalizzazioni
con il pericolo di essere trascinati via dall’acqua, bisogna usare una fune di trattenuta”.
N.B.: I riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà svizzera, i suggerimenti indicati possono essere comunque di utilità per tutti i lavoratori.
Suva, “ Sicurezza nei lavori all’interno di pozzi, fosse e canalizzazioni”, 6° edizione, marzo 2012
Fonti: SUVA, Puntosicuro.it