Gli esperti di security dovrebbero tenersi sempre aggiornati sulle innovative tecniche fraudolente che i malviventi sanno mettere a punto. Questa storia, pubblicata dall’FBI, offre preziose indicazioni sulla inventiva dei truffatori.

Wendy Beard aveva ricevuto in eredità dal padre una prospera e stimata galleria d’arte moderna.

Il giro d’affari era dell’ordine di milioni all’anno, ma evidentemente questi guadagni non bastavano e la giovane erede ha messo a punto tutta una serie di frodi, in danno dei clienti, che mantenevano un elevato livello di fiducia in questa storica galleria. Ecco alcuni esempi delle attività truffaldine svolte dalla nuova proprietaria.

Nel 2018 un anziano collezionista d’arte aveva affidato alla galleria una serie di fotografie artistiche, di valore stimato attorno ai 900.000 dollari.

La gallerista fece una contro offerta di 625.000 $, con una commissione del 5%.

Nel 2019 essa scrisse al collezionista, affermando che non era purtroppo riuscita a vendere questa collezione. In realtà, questa collezione era stata venduta con elevato profitto e aveva già cambiato mano più di una volta.

Quando il proprietario chiese informazioni sullo stato della vendita, la gallerista rispose affermando che era in pessime condizioni di salute, e che doveva essere ricoverata in un ospedale, perché doveva essere sottoposta a un trapianto di polmoni. Il trapianto veniva ritardato, per la mancanza di organi e, con questo trucco, a distanza di due anni il collezionista ancora non era riuscito ad avere alcuna informazione credibile sulla collezione, affidata in vendita.

Passiamo alla truffa successiva.

A maggio 2022, la polizia ricevuto una denuncia di una persona, che dichiarava che suo padre, assai anziano ed affetto da Alzheimer, era stato truffato da questa gallerista.

Nella denuncia si affermava che, nel 2020, il padre aveva affidato cinque fotografie di Ansel Adam alla gallerista, per provvedere alla vendita. Tuttavia la gallerista affermò di non essere riuscita a portare a termine la vendita e restituì le fotografie.

Il proprietario esaminò attentamente le fotografie restituite si accorse che in alcune mancava la firma autografa dell’autore. Le forze dell’ordine si recarono presso la gallerista e chiesero di consegnare le foto autentiche. La gallerista andò nel suo deposito, prese due fotografie, che erano state accuratamente imballate, e le consegnò alla polizia. Quando la polizia lee portò al proprietario, egli si accorse che anche queste erano false.

La terza vittima tuffata era nientemeno che un vincitore di un premio Pulitzer.

Nel 2020 questo vincitore di un prestigioso riconoscimento di fotogiornalismo e professore universitario, consegnò sei fotografie per la immediata vendita. Le fotografie non vennero  restituite, nè venne pagata alcuna somma.

La gallerista continuava a tirare in lungo la restituzione ed il proprietario prese contatto con la galleria, in Florida, dove si supponeva le fotografie fossero esposte. Alla fine, la gallerista dichiarò che le fotografie erano andate distrutte nell’incendio, che aveva colpito la galleria. Successivamente queste fotografie vennero nuovamente presentate sul mercato.

Come è stata truffata la vittima numero quattro.

Nel 2019, un collezionista affidò alla gallerista alcune pregiate fotografie di Ansel Adam, uno dei più celebri fotografi americani, a soggetto naturalistico.

Dopo alcuni anni queste foto non vennero vendute ed il proprietario chiese di averle indietro.

Le foto vennero rispedite tramite un pacco UPS con un assegno retrodatato. Il proprietario prese contatto con la banca coinvolta, che dichiarò che il conto corrente relativo era stato chiuso da tempo e quindi l’assegno non poteva essere incassato. Nel frattempo, la gallerista aveva spedito le fotografie a un gallerista di Los Angeles, che le aveva vendute ad un collezionista privato.

Anche i vecchi amici vengono truffati.

Nel luglio 2021, la gallerista prese contatto con un amico di lunga data e gli chiese se era interessato nell’acquistare una fotografia di Ansel Adam, particolarmente pregiata. L’amico di lunga data accettò e pagò la fotografia in due rate.

Successivamente, non ricevendo la fotografia, egli contattò più volte la gallerista, che avanzò ragioni, soprattutto di natura medica, circa il fatto che essa non aveva ancora provveduto alla vendita. Secondo le indagini dell’FBI, ci si trovava davanti al secondo drammatico evento medico, che coinvolgeva la gallerista !

L’FBI mise sotto osservazione la gallerista e rilevò che non sembrava affatto ammalata.

Ad oggi, la gallerista è libera di muoversi ed ha rifiutato di rispondere, insieme al suo avvocato difensore, alle numerose richieste di informazioni, che sono provenute dalle pubblicazioni specializzate di settore.

Viene quasi da dire che, quando si deve affidare ad un gallerista un’opera d’arte per la vendita, potrebbe essere opportuno esigere un certificato medico di sana e robusta costituzione!

Fonti: Puntosicuro.it