
Un focus tecnico dell’Inail si sofferma sulla portata del fenomeno relativo alle punture da imenotteri. Focus sugli insetti, sul veleno e gli allergeni, sulle categorie professionali a rischio, sui dati italiani e i suggerimenti per il datore di lavoro.
Come ricordato nei nostri articoli di mesi fa con lo stesso tema ovvero gli infortuni professionali e molti incidenti negli ambienti di lavoro possono dipendere anche dalla puntura di un insetto, ad esempio un imenottero come un’ape o una vespa. E la puntura di un imenottero aculeato può, a causa di una reazione allergica, di uno shock anafilattico e in assenza di colleghi durante l’emergenza dovuta alla puntura, essere grave o mortale.
A riportare utili informazioni sul rischio connesso alle punture di questi insetti è un nuovo documento prodotto dalla Consulenza tecnica salute e sicurezza (CTSS) dell’ Inail e connesso alla collana editoriale: “focus tecnici salute e sicurezza sul lavoro” che contengono approfondimenti tecnici su fattori di rischio, prevenzione, reinserimento lavorativo e aspetti assicurativi.
Il nuovo focus tecnico – intitolato “Punture da imenotteri: conosciamo la portata del fenomeno?” – curato da R. Giovinazzo e M. Mameli – ricorda che “a causa dell’aumento delle temperature, alcune specie di vespe, diffuse nel sud est europeo, in Medio Oriente e in Madagascar, come ad es. la Vespa orientalis e la Vespa velutina, stanno ampliando la loro area di propagazione e sono ormai presenti anche in Italia”. E tali specie di vespe, “particolarmente
aggressive e predatrici di api rappresentano un pericolo per l’apicoltura, attaccano a sciami con notevole tenacia” e “hanno anche un tasso riproduttivo elevato e uno spiccato comportamento migratorio”. In Italia si registra poi un “costante ampliamento delle aree di distribuzione di specie c.d. ‘aliene’ così come del numero di segnalazioni di ritrovamenti di alveari e nidi di vespe in aree rurali e in aree urbane”.
Presentiamo il documento soffermandoci in particolare sui seguenti argomenti:
- Punture da imenotteri: gli insetti, il veleno e gli allergeni
- Punture da imenotteri: il rischio in ambito lavorativo
- Punture da imenotteri: i suggerimenti per il datore di lavoro
Punture da imenotteri: gli insetti, il veleno e gli allergeni
Il Focus tecnico ricorda che gli imenotteri sono un ordine di insetti che comprende api, vespe e formiche e nelle femmine di ape e vespa “l’ovopositore costituisce il cosiddetto ‘aculeo’ o pungiglione ed ha funzione offensiva e difensiva. Quando l’insetto punge, inietta il veleno: nelle api, il pungiglione è seghettato e rimane nella preda insieme al sacco velenifero, continuando a rilasciare il veleno”. Se l’ape, “volando via, si eviscera e poi muore”, il pungiglione delle vespe “è liscio e può essere agevolmente estratto, lasciando indenne l’insetto che può, quindi, pungere più volte consecutivamente”.
Una tabella, che riprendiamo dal documento Inail, riporta le specie di api e vespe di interesse allergologico presenti in Italia:

Si ricorda poi che il veleno delle api e delle vespe “contiene potenti allergeni, capaci di indurre reazioni locali o sistemiche di tipo infiammatorio, allergico e tossico, anche severe e in alcuni casi fatali, con possibile insorgenza di quadri clinici atipici ad interessamento multiorgano”. E gli effetti del veleno “variano a seconda della dose inoculata con la puntura (maggiore per le api rispetto alle vespe), del numero di punture, della specie di insetto coinvolto, dell’età e dell’eventuale presenza di comorbidità e sensibilizzazione, per precedente contatto, del soggetto colpito”.
Si ricorda che il veleno delle vespe “è più immunogenico di quello delle api: di conseguenza, il numero di punture necessarie a causare reazioni allergiche è più basso e l’esposizione risulta efficace a minor dose di veleno inoculata”.
Si indica poi che il trattamento post-puntura in caso di reazione locale estesa “consiste in una terapia antistaminica e cortisonica, che mira a ridurre l’infiammazione locale. In caso di reazione sistemica, l’adrenalina rallenta la progressione dei sintomi e previene l’insorgere di shock anafilattico”. E l’immunoterapia specifica (Venom ImmunoTherapy, VIT) “mira, invece, fondamentalmente a desensibilizzare il soggetto che ha avuto una reazione sistemica da precedenti punture di imenotteri, inducendo una tolleranza (‘immunizzazione’) nei confronti del veleno e impedendo, perciò, il verificarsi di nuove reazioni gravi”.
Punture da imenotteri: il rischio in ambito lavorativo
Riguardo al rischio in ambito lavorativo si sottolinea che l’allergia al veleno di imenotteri “rappresenta un fenomeno di rilevanza clinica, come causa di morbilità e mortalità in tutto il mondo”.
Il Focus ricorda il “Registro dell’anafilassi” (NORA – Network for Online-Registration of Anaphylaxis) che raccoglie in modo standardizzato “i dati relativi alle reazioni allergiche gravi in termini di fattori scatenanti, circostanze e malattie che accompagnano tali reazioni e trattamento delle reazioni allergiche gravi”. E dal 2017 al 2023 risultano registrati in Europa 5851 casi di anafilassi (gravi reazioni allergiche) “corredati di informazioni circa l’attività di lavoro svolta dal soggetto colpito: sul totale dei casi determinati da allergeni di origine occupazionale, certa o sospetta (225 casi, pari al 3.8% del totale dei casi registrati), l’82.7% è causato da insetti (186 casi)”. Se il veleno delle api risulta l’agente scatenante la reazione anafilattica nella maggior parte dei casi occupazionali (38%), “quello di vespe risulta coinvolto in misura maggiore nello svolgimento di attività extralavorative”.
Sono poi numerose le “categorie professionali a rischio più elevato di punture rispetto alla popolazione generale: apicoltori, agricoltori, lavoratori in serre, conducenti di mezzi di trasporto, muratori, giardinieri, operatori ecologici, vigili del fuoco, forestali, lavoratori che operano a contatto con alimenti (professioni del settore gastronomico, come ristoranti, panifici, pastifici, cuochi)”. Chiaramente le attività di lavoro svolte in esterno “si confermano essere a maggior rischio di esposizione”.
Veniamo ad alcuni dati italiani riportati nel focus tecnico.
Si indica che nell’arco temporale 2012-2022 “risultano denunciati all’Inail n. 9 casi mortali (n. 8 in occasione di lavoro e n. 1 in itinere), n. 26 casi con postumi >26%, di cui un caso con postumi >80%, n. 24 casi con postumi >6% e n. 30 casi con postumi lievi (1-5%) [dati estratti dai Flussi informativi relativi sia a infortuni che a malattie-infortunio, selezionando come variabile “Contatto” Esaw la 82 “Punture da insetti o pesci”]”.
Se i casi mortali e quelli con postumi gravi >80% “sono tutti riconducibili a punture di imenotteri, nelle altre classi di gravità si ritrovano anche casi dovuti a punture di altri insetti o artropodi (ad esempio ragni e zecche) ed eccezionalmente anche a punture da pesci”.
Inoltre, i casi con postumi e i casi gravi o mortali “riconoscono, nelle cause, reazioni direttamente legate alle punture degli insetti ma anche eventi conseguenti alle punture di imenotteri come, ad esempio fratture o infortuni dovuti a perdita del controllo del mezzo condotto, per evitare la puntura, oppure perdita di controllo e ribaltamento di trattore agricolo, con conseguente decesso per schiacciamento”.
Infine, oltre ai casi di infortunio riportati, “risultano 9 casi di malattie professionali denunciate nel periodo 2004-2022 come dovuti a imenotteri e tutti registrati come malattie non tabellate”.
In definitiva le punture di imenottero rappresentano una “casistica costantemente presente nel panorama delle malattie-infortunio”. E nel periodo 2006-2022 si è registrata “una media di due casi mortali sul lavoro l’anno, definiti positivamente e quindi, approssimativamente, 1 caso ogni 500 infortuni mortali sul lavoro”. Inoltre, lo shock anafilattico rappresenta la quasi esclusiva causa di decesso”.
Punture da imenotteri: i suggerimenti per il datore di lavoro
La scheda segnala la “possibile sottostima del fenomeno ‘Punture di imenotteri e reazioni al veleno’ per mancata denuncia degli eventi ad esso correlati (a volte anche con esiti gravi), a causa della scarsa percezione da parte dei lavoratori della correlazione tra la puntura e l’attività di lavoro svolta o per assenza di reazioni apparenti al veleno”.
Infine il documento riporta informazioni su come prevenire il rischio, con specifici suggerimenti per il datore di lavoro (DL):
- Effettuare la valutazione del rischio da punture da imenotteri, particolarmente in presenza di lavorazioni outdoor.
- Fornire formazione e informazione ai lavoratori sul rischio specifico e le misure di prevenzione e protezione da adottare.
- Nelle attività di sorveglianza sanitaria, individuazione, da parte del medico competente, dei lavoratori allergici tra gli addetti ad attività a rischio.
- Messa a disposizione sul posto di lavoro di farmaci per l’autoterapia di urgenza e il follow up dei soggetti allergici.
- Raccomandazione che le attività a rischio non siano, se possibile, condotte in solitario.
- Per le attività in solitario, come spesso si verifica in alcune lavorazioni agricole e forestali, prevedere possibilmente sistemi di allerta per i lavoratori nei confronti di persone o strutture di riferimento.
- Fornitura di indumenti di lavoro o DPI idonei alla protezione dei lavoratori, disincentivando comportamenti inadeguati rispetto alla tipologia di rischio a cui essi sono esposti (ad es. il lavoro a “torso nudo”).
- Istruzioni, procedure e percorsi di addestramento per personale laico al pronto intervento post-puntura sia per autosomministrazione che per somministrazione immediata del farmaco. Ciò al fine di prevenire l’insorgenza di shock anafilattico che, come dimostra la casistica sopra esposta, rappresenta la quasi esclusiva causa di decesso per questa tipologia di evento, considerata la brevissima latenza che intercorre tra l’inoculazione del veleno da parte dell’insetto pungitore e la manifestazione clinica delle reazioni avverse, soprattutto in soggetti già sensibilizzati e allergici”.
Rimandando alla lettura integrale del Focus tecnico, che riporta ulteriori dettagli e immagini, ricordiamo che a partire dall’anno 2021, “alcune di queste misure, se attuate, sono riconosciute dall’Inail come migliorative delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e pertanto valide ai fini della riduzione del tasso medio per la prevenzione dei rischi (OT23)”.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Inail, Consulenza tecnica per la salute e la sicurezza, “ Punture da imenotteri: conosciamo la portata del fenomeno?”, Focus tecnico salute e sicurezza sul lavoro a cura di R. Giovinazzo e M. Mameli, edizione 2025 (formato PDF, 315 kB).
Fonti: Inail, Puntosicuro.it