Le denunce di infortunio sul lavoro presentate tra gennaio e novembre sono state 492.150, 1.151 delle quali con esito mortale. In diminuzione le patologie di origine professionale denunciate. I dati sono fortemente influenzati dall’emergenza Coronavirus.
Nella sezione “Open data” del sito Inail sono disponibili i dati analitici delle denunce di infortunio – nel complesso e con esito mortale – e di malattia professionale presentate all’Istituto entro il mese di novembre. Nella stessa sezione sono pubblicate anche le tabelle del “modello di lettura” con i confronti “di mese” (novembre 2019 vs novembre 2020) e “di periodo” (gennaio-novembre 2019 vs gennaio-novembre 2020).
Gli open data pubblicati sono provvisori e il loro confronto richiede cautele, in particolare rispetto all’andamento degli infortuni con esito mortale, soggetti all’effetto distorsivo di “punte occasionali” e dei tempi di trattazione delle pratiche. Per quantificare il fenomeno, comprensivo anche dei casi accertati positivamente dall’Istituto, sarà quindi necessario attendere il consolidamento dei dati dell’intero 2020, con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia.
Nel numero complessivo degli infortuni sono comprese anche le comunicazioni obbligatorie effettuate ai soli fini statistici e informativi da tutti i datori di lavoro e i loro intermediari, compresi i datori di lavoro privati di lavoratori assicurati presso altri enti o con polizze private, degli infortuni che comportano un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento.
Il confronto tra i primi 11 mesi del 2020 e del 2019 risente principalmente di alcuni fattori che stanno fortemente condizionando l’andamento infortunistico dell’anno in corso: la sospensione su tutto il territorio nazionale tra il 9 marzo e parte del mese di maggio di quest’anno, ai fini del contenimento dell’epidemia da nuovo Coronavirus, di ogni attività produttiva considerata non essenziale, la contemporanea chiusura dei plessi scolastici e la difficoltà incontrata dalle imprese nel riprendere la produzione a pieno regime nel periodo post-lockdown, che si stanno tuttavia rivelando determinanti solo per il calo delle denunce d’infortunio in complesso, e l’inclusione, a partire dalla rilevazione dello scorso marzo, delle denunce di infortunio relative alle infezioni da Covid-19 avvenute nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa e in itinere, alle quali sono dedicati specifici comunicati, che sta avendo un impatto significativo sull’andamento dei decessi finora registrati, che risultano per questo motivo in deciso aumento, e i cui effetti si potranno valutare solo a consolidamento dei dati a fine anno.
DENUNCE DI INFORTUNIO
Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Inail entro lo scorso mese di novembre sono state 492.150, in diminuzione di quasi 99mila casi rispetto alle 590.679 dei primi 11 mesi del 2019 (-16,7%). Il calo si è registrato pur in presenza nel 2020 delle denunce di infortunio sul lavoro a seguito dei contagi da Covid-19 segnalate all’Inail fino al 30 novembre, che rappresentano circa il 21% del totale delle denunce di infortunio pervenute da inizio anno.
A influenzare la flessione è stato in particolare il numero di infortuni rilevati nel mese di maggio, con denunce praticamente dimezzate rispetto allo stesso mese del 2019. Seguono aprile e giugno con una riduzione di circa un terzo nel confronto con l’anno precedente, luglio con un calo del 20%, marzo e settembre con circa il -15%, agosto con una flessione del 12% e ottobre con un più contenuto -0,7%. Novembre è l’unico mese del 2020 che presenta invece un incremento (+9,1%) rispetto allo stesso mese del 2019, complice evidentemente la “seconda ondata” dei contagi da Covid-19 che ha avuto un impatto più significativo della prima anche in ambito lavorativo e tale da influire sul trend in aumento di fine anno. I mesi di gennaio e febbraio di quest’anno, non coinvolti pienamente dalla pandemia, hanno presentato decrementi inferiori al 4%.
I dati rilevati al 30 novembre di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 498.454 a 435.405 (-12,6%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il luogo di lavoro, che registrano un calo percentuale più sostenuto, pari al -38,5%, da 92.225 a 56.745.
Il numero degli infortuni sul lavoro denunciati nei primi 11 mesi del 2020 è diminuito del 7,0% nella gestione Industria e servizi (dai 462.693 casi del 2019 ai 430.348 del 2020), del 19,4% in Agricoltura (da 30.446 a 24.526) e del 61,8% nel conto Stato (da 97.540 a 37.276). Per quest’ultima gestione, in particolare, si è registrato tra marzo e giugno un crollo delle denunce, dalle oltre 41.500 del 2019 alle 2.800 del 2020 (-93%), per effetto dell’utilizzo della prestazione lavorativa in modalità agile da parte della quasi totalità dei dipendenti statali soprattutto durante il primo lockdown e dopo il periodo estivo, e dell’assenza degli studenti nelle scuole/università statali, che sono state chiuse per evitare il propagarsi del contagio. Il calo si è, infatti, attenuato in luglio (-37%) e soprattutto ad agosto (-7%), per poi riprendere più decisamente a settembre (-51%), ottobre (-60%) e novembre (-69%). Per la gestione Industria e servizi, dopo gli incrementi registrati a febbraio (+1,7%) e marzo (+10,8%), già da aprile è iniziato un trend in diminuzione (-20,4%) che in maggio ha raggiunto il suo valore più basso (-37,3%), con cali tra il 20% e il 30% in giugno-luglio, e oltre il 10% in agosto-settembre. Con ottobre è ripreso il trend in aumento (+18,6%) che a novembre ha toccato il +31,1%.
Tra i settori economici della gestione Industria e servizi, il settore Ateco “Sanità e assistenza sociale” si distingue per il forte incremento delle denunce di infortunio in occasione di lavoro, oltre i due terzi delle quali hanno riguardato il contagio da Covid-19: +166% nei primi 11 mesi (dagli oltre 25mila casi del 2019 ai 67.500 del 2020), con punte di oltre il +500% a marzo e del +450% ad aprile nel confronto con l’anno precedente. Tra giugno e agosto si è assistito, invece, a un’inversione di tendenza, con decrementi compresi in un intervallo tra il -6% e il -17%. A settembre si è rilevata una ripresa, pari al +10%, e gli aumenti sono tornati a essere preoccupanti a ottobre (+353%, da 2.500 a oltre 11mila casi) e, soprattutto, novembre (+600%, da 1.700 a 12mila casi). L’Agricoltura, dopo il +2,7% di febbraio, da marzo ha cominciato a registrare un calo consistente, con un -51% rispetto a marzo 2019, ad aprile si è attestata al -44%, tra maggio e luglio tra il -15% e il -20%, tra agosto e settembre intorno al -8%, per poi risalire al -26% a ottobre e al -19% a novembre.
Tra gennaio e novembre di quest’anno l’analisi territoriale evidenzia un calo delle denunce di infortunio in tutte le aree del Paese. Questa flessione risulta decisamente più contenuta nel Nord-Ovest (-7,0%) e più accentuata nel Nord-Est (-20,2%), al Centro (-21,8%), al Sud (-20,0%) e nelle Isole (-21,5%). Le regioni con il minor decremento sono il Piemonte (-1,7%), la provincia autonoma di Trento (-5,3%) e la Lombardia (-9,0%), mentre quelle con decrementi maggiori sono la Calabria (-29,1%), il Molise (-26,6%) e l’Umbria (-26,4%). La Valle d’Aosta è la sola regione che nel 2020 presenta un incremento delle denunce (+18,2%).
La flessione che emerge dal confronto dei primi 11 mesi del 2019 e del 2020 è legata soprattutto alla componente maschile, che registra un calo del 23,4% (da 379.711 a 290.712 denunce), mentre quella femminile si attesta al -4,5% (da 210.968 a 201.438). Per i lavoratori il calo più evidente si è registrato nel mese di aprile (-58%) e per le lavoratrici a maggio (-52%). A differenza dei lavoratori, però, per queste ultime non si è sempre registrato un calo nel confronto mensile: già a marzo (+23,4%) e ad aprile (+2,4%), con la “prima ondata” dei contagi da Covid-19, si erano registrati i primi incrementi, che si sono amplificati con la “seconda ondata” a ottobre (+22,2%) e, soprattutto, novembre (+49,4%).
Tra gennaio e novembre la diminuzione delle denunce ha interessato sia i lavoratori italiani (-17,5%), sia quelli comunitari (-8,8%) ed extracomunitari (-14,1%), con cali percentuali più sostenuti nel mese di maggio (rispettivamente -52%, -38% e -41%). Dall’analisi per classi di età emergono decrementi generalizzati in tutte le fasce (più contenuti per i lavoratori tra i 45-54 anni e 60-69 anni), tranne per quella 55-59 anni che presenta un lieve aumento (+0,2%).
CASI MORTALI
Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nei primi 11 mesi di quest’anno sono state 1.151. Pur nella provvisorietà dei numeri, questo dato evidenzia un aumento di 154 casi rispetto ai 997 registrati nello stesso periodo del 2019 (+15,4%). L’incremento è influenzato soprattutto dai decessi avvenuti e protocollati al 30 novembre 2020 a causa dell’infezione da Covid-19 in ambito lavorativo, che rappresentano circa un terzo dei decessi denunciati all’Inail da inizio anno.
A livello nazionale, rispetto ai primi 11 mesi dell’anno scorso, si registra una riduzione solo degli infortuni mortali in itinere, che sono passati da 271 a 199 (-26,6%), mentre quelli avvenuti in occasione di lavoro sono aumentati da 726 a 952 (+31,1%). L’incremento ha riguardato la gestione Industria e servizi (da 845 a 1.002 denunce) e il conto Stato (da 17 a 46), mentre l’Agricoltura ha registrato 32 casi in meno (da 135 a 103).
Al 30 novembre risultano 11 incidenti plurimi avvenuti nel 2020, per un totale di 22 decessi: il primo in gennaio costato la vita a due lavoratori vittime di un incidente stradale a Grosseto, il secondo in febbraio con due macchinisti morti nel deragliamento ferroviario avvenuto in provincia di Lodi, il terzo in marzo con due vittime in un incidente stradale in provincia di Torino, il quarto in giugno sempre su strada con due vittime in provincia di Bologna, il quinto in giugno con due operai travolti dal crollo di un muro a Napoli, il sesto e il settimo in luglio, con due operai caduti da un ponteggio in un cantiere edile di Roma e altre due vittime in un incidente stradale a Bologna, l’ottavo in settembre con i due fratelli morti a causa delle esalazioni all’interno di un silos in provincia di Cuneo e il nono a ottobre con due operai schiacciati da un escavatore in provincia di Imperia. A novembre gli ultimi due incidenti plurimi, il primo con due operai folgorati in provincia di Vibo Valentia e il secondo con due vittime in un incidente stradale a Foggia. Lo scorso anno, invece, gli incidenti plurimi avvenuti tra gennaio e novembre erano stati 19, con 44 casi mortali denunciati (30 dei quali stradali).
Dall’analisi territoriale emerge una diminuzione di cinque casi mortali sia al Centro (da 202 a 197) che nelle Isole (da 94 a 89) e di tre casi nel Nord-Est (da 228 a 225). Il Nord-Ovest si contraddistingue, invece, per un incremento di 136 decessi (da 261 a 397), complice soprattutto l’aumento registrato in Lombardia (+86). Il Sud registra un aumento di 31 casi (da 212 a 243), 18 dei quali avvenuti in Campania.
L’incremento rilevato nel confronto tra i primi 11 mesi del 2020 e del 2019 è legato soprattutto alla componente maschile, i cui casi mortali denunciati sono passati da 912 a 1.022 (+110 decessi), mentre quella femminile ha fatto registrare 44 casi in più, da 85 a 129.
In aumento le denunce di infortunio mortale dei lavoratori italiani (da 813 a 978), mentre calano quelle dei lavoratori comunitari (da 57 a 54) ed extracomunitari (da 127 a 119). Dall’analisi per fasce d’età si contraddistingue per l’incremento dei decessi quella degli over 50, rispetto alla diminuzione registrata nelle altre.
DENUNCE DI MALATTIA PROFESSIONALE
Le denunce di malattia professionale protocollate dall’Inail nei primi 11 mesi del 2020 sono state 40.926, 15.630 in meno rispetto allo stesso periodo del 2019 (-27,6%). A parte gli incrementi di febbraio (+17%) e agosto (+1%), a influenzare la flessione è stato soprattutto il numero di denunce presentate ad aprile (-87%), maggio (-69%) e marzo (-40%). Seguono i mesi di giugno (-29%), novembre (-22%), luglio (-18%) e ottobre (-16%), mentre settembre, al pari di gennaio, ha presentato un calo superiore al 5%.
Tra gennaio e novembre si sono rilevate diminuzioni delle denunce nell’Industria e servizi (-26,2%, da 45.457 a 33.564 casi), in Agricoltura (-33,9%, da 10.505 a 6.945) e nel conto Stato (-29,8%, da 594 a 417). Dall’analisi territoriale emergono cali delle patologie denunciate in tutte le aree del Paese: -41,4% nel Nord-Ovest, -29,9% nel Nord-Est, -21,6% al Centro, -29,3% al Sud e -23,8% nelle Isole.
In ottica di genere emerge una flessione di 11.188 denunce di malattia professionale per i lavoratori, da 41.237 a 30.049 (-27,1%), e di 4.442 per le lavoratrici, da 15.319 a 10.877 (-29,0%). Il decremento ha interessato sia le denunce dei lavoratori italiani (passate da 52.593 a 38.100, pari a un calo del 27,6%), sia quelle di comunitari (da 1.343 a 966, -28,1%) ed extracomunitari (da 2.620 a 1.860, -29,0%).
Le prime tre malattie professionali denunciate tra gennaio e novembre di quest’anno continuano a essere le patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo (25.056 casi), del sistema nervoso (4.491) e dell’orecchio (2.618), seguite dalle malattie del sistema respiratorio (1.615) e dai tumori (1.440). Tutte registrano diminuzioni nei periodi in esame.