
Un documento presenta dati e analisi sugli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia. Focus sulla diffusione nei comparti, sull’andamento degli eventi infortunistici denunciati nel periodo 2018-2022 e sulla probabilità di avere un infortunio.
Il lavoro in orari notturni generalmente risponde a bisogni sociali ed essenziali. Ad esempio “garantisce servizi primari come: la salute con la sanità e i servizi assistenziali, la sicurezza con le forze dell’ordine e la vigilanza, il trasferimento e il reperimento di beni di base col trasporto”. Tuttavia a queste esigenze se ne sono aggiunte successivamente anche altre “di tipo strettamente economico, legate ai processi industriali a ciclo continuo e alla massimizzazione dell’utilizzo di macchinari che non possono restare fermi perché il riavvio comporterebbe tempo e perdita di materiali o perché il loro costo è molto elevato e per essere ammortizzato è necessario farne un uso ininterrotto”.
Insomma in alcune attività il tempo del lavoro “si è di conseguenza esteso, dilatandosi nell’arco delle 24 ore, con effetti anche sulla salute e sull’integrità psico-fisica del lavoratore”.
A ricordarlo in questi termini è il documento “Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia” che, pubblicato dalla Consulenza statistico attuariale (CSA) Inail e curato da Adelina Brusco, Giuseppe Bucci, Stefano Campea, Alessandra Filottrano, Francesca Marracino, Gina Romualdi, – affronta il tema del lavoro notturno soffermandosi, in particolare, sugli infortuni sul lavoro esaminando le denunce e i casi definiti positivamente avvenuti nel quinquennio 2018-2022.
Abbiamo già presentato il documento parlando della normativa e dei possibili effetti sulla salute del lavoro notturno. Oggi continuiamo a sfogliare il documento affrontando i seguenti argomenti:
- Lavoro in orario notturno: la diffusione nei comparti produttivi
- Lavoro in orario notturno: i dati relativi agli infortuni
- Lavoro in orario notturno: la probabilità di avere un infortunio
Lavoro in orario notturno: la diffusione nei comparti produttivi
Il documento fornisce alcuni interessanti dati sul lavoro in orario notturno tratti dall’Indagine sulle forze lavoro di Istat e dal Rapporto Italia di Eurispes.
Interessante è capire, ad esempio, dove è più diffuso.
Il documento segnala che è più diffuso in alcuni settori produttivi, “in particolare nei servizi, tra cui spiccano la sanità che raccoglie il 20,6% di tutti i lavoratori notturni, le strutture ricettive come alberghi e ristoranti (16%), la pubblica amministrazione (10% nella quale rientrano anche la difesa e l’ordine pubblico) e il trasporto e magazzinaggio (9,8%)”.
Inoltre, è rilevante anche la “quota nell’industria in senso stretto (20,3%), per via della presenza di unità produttive a ciclo continuo o impegnate in notturna (metalmeccaniche, alimentari, industrie della stampa, ecc.)”.
In proporzione agli occupati dei singoli comparti è poi interessante conoscere la quota di lavoratori impiegati in orario notturno.
Emergono, in tal senso, “la sanità con il 28% degli occupati totali impegnati anche di notte, gli alberghi e ristoranti col 29,2%, la pubblica amministrazione col 22,5% e il trasporto e magazzinaggio col 21,6%”.
A livello territoriale si rileva che “il 48,3% dei lavoratori notturni è collocato nel Nord, il 30,2% nel Mezzogiorno e il resto al Centro”. Mentre un confronto col complesso degli occupati “mostra una maggior diffusione del lavoro notturno nel Sud e Isole”.
Si indica poi che, in coerenza con le attività economiche, “i profili professionali più coinvolti nel lavoro notturno sono quelli dell’area del commercio e servizi (31,9%), i conduttori di impianti, operai di macchinari e conducenti e le professioni tecniche (nelle quali rientrano anche lavoratori della sanità come medici e infermieri, entrambi col 17% circa)”.
Emerge, infine, che il 43% delle forze armate “svolge lavoro notturno, così come il 23,5% dei conduttori di impianti, operai di macchinari e conducenti di veicoli e il 18,9% del personale dell’area del commercio e servizi”.
Lavoro in orario notturno: i dati relativi agli infortuni
Chiaramente un capitolo del documento è riservato agli infortuni, in particolare, come indicato a inizio articoli, agli infortuni sul lavoro denunciati nel periodo 2018-2022.
Riportiamo brevemente alcuni dati, rimandando ad altro articolo l’approfondimento specifico degli accadimenti infortunistici.
Si segnala che, riguardo agli infortuni denunciati, la stragrande maggioranza dei casi rilevati “riguarda proprio coloro che prestano abitualmente la loro attività in orario notturno, ma una parte residuale coinvolge anche personale impiegato di giorno e che solo occasionalmente si trova a svolgere l’attività a tarda ora o con le prime luci del sole, per esempio per lavoro straordinario”.
E nel 2022, “gli infortuni sul lavoro denunciati complessivamente all’Inail, al netto dei casi inerenti gli studenti di scuole di ogni ordine e grado, sono stati 640.251, di questi 18.054 sono occorsi tra la mezzanotte e le 6”.
In ogni caso gli infortuni nel lavoro notturno “rappresentano una quota molto contenuta, il 2,8% nel 2022, quota che si è mantenuta abbastanza stabile nel quinquennio 2018-2022, a meno del calo osservato nell’anno della pandemia”.
Sempre con riferimento al 2022 i decessi complessivi “sono stati 1.243, di cui 96 avvenuti in orario notturno. Più elevata l’incidenza per i casi mortali: il 7,7% nel 2022, la più alta nel quinquennio, a fronte di un dato medio del 5,5% che è quasi doppio rispetto a quello osservato sugli infortuni in complesso”.
Guardando all’andamento nel tempo si indica che gli infortuni denunciati durante il lavoro notturno nel quinquennio 2018-2022 “mostrano un andamento altalenante negli anni in analisi, con un dato pressoché costante tra il 2018 e il 2019, un calo importante negli anni 2020 e 2021 le cui motivazioni sono certamente legate alla pandemia, e una ripresa nel 2022, con 18.054 casi, +10,8% rispetto il 2018. Dato quest’ultimo in linea con gli infortuni in complesso avvenuti nel periodo di riferimento che presentano un aumento tra il 2018 e il 2022 del 13,5%”. E i casi mortali, invece, “che avevano registrato una costante diminuzione tra il 2018 e il 2021, mostrano una risalita nel 2022, con 96 casi, +14,3% dal 2018, in controtendenza rispetto agli infortuni mortali in complesso che nel quinquennio hanno fatto registrare un decremento del 3,8%”.
Riprendiamo dal documento una immagine esplicativa:

Lavoro in orario notturno: la probabilità di avere un infortunio
Interessante è poi soffermarsi sulle conclusioni degli autori del documento.
Ad esempio viene presentata una riflessione sulla probabilità di avere un infortunio “a parità di lavoro e quindi di mansione svolta con la sola variante dell’ora solare”. A seconda di questa variante i lavoratori sono sottoposti allo stesso rischio?
In realtà “un operaio che lavora ad una catena di montaggio svolge sostanzialmente le stesse mansioni sia in orario diurno che notturno”.
Di notte, tuttavia, l’operaio “potrebbe avere una perdita di concentrazione o di riflessi dovuta all’alterazione del ciclo sonno/veglia”.
Inoltre per un sanitario di reparto la routine notturna “dovrebbe essere meno impegnativa che durante il giorno, perché i pazienti nelle ore della notte sono a riposo e necessitano di minori cure; ma gli stessi sanitari potrebbero fare un turno notturno preceduto da una mattinata sempre in corsia, per cui si potrebbe aggiungere la componente di affaticamento fisico dovuto al poco tempo di ripresa”.
Mentre un autotrasportatore che percorre lunghi tratti, “durante le ore notturne dovrebbe trovare strade meno congestionate dal traffico, quindi avere meno incidenti stradali, ma anche in questo caso le luci soffuse della notte e le strade più libere potrebbero deconcentrare il guidatore”.
Rimandiamo, in conclusione, alla lettura integrale del documento Inail che, partendo dai numeri degli infortuni e dei lavoratori notturni, prova a determinare un “indice di incidenza infortunistica annua da confrontare con l’analogo riferito a tutti gli occupati”.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Inail, Consulenza statistico attuariale, “ Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia”, a cura di Adelina Brusco, Giuseppe Bucci, Stefano Campea, Alessandra Filottrano, Francesca Marracino, Gina Romualdi (CSA, Inail), Collana Salute e Sicurezza, edizione 2024 (formato PDF, 1.56 MB).
Fonti: Puntosicuro.it, Inail