Un furto che è stato perpetrato in pieno giorno nel giro di pochi minuti. Grazie a Punto sicuro ed un loro collega francese, vediamo di approfondire alcuni aspetti, relativi alla progettazione di misure di sicurezza per bersagli ad altissimo rischio.

Ricordiamo ai lettori che, anche se molti quotidiani hanno parlato di rapina, in realtà ci troviamo davanti ad un furto, che è stato perpetrato poco prima dell’apertura delle sale del museo del Louvre a Parigi.

I malviventi hanno utilizzato un montacarichi con braccio estensibile per raggiungere la finestra del primo piano, che dava direttamente nella sala dove erano custoditi, in vetrine di sicurezza, alcuni gioielli di Napoleone. Al proposito, vale la pena ricordare che questi gioielli hanno un enorme valore, dal punto di vista economico, ma un altrettanto e forse maggiore enorme valore da un punto di vista della storia della Francia.
Un security manager che progetta un sistema di difesa di questi gioielli deve applicare, come ormai è ben noto, l’equazione delle difese, che recita: Tp > Ta + Ti

Il primo termine fa riferimento al tempo necessario al malvivente per penetrare le difese fisiche, arraffare il bottino e fuggire.

Il secondo termine fa’ riferimento al tempo necessario per il lancio di un allarme, che deve essere recepito da una centrale operativa.

Il terzo termine fa’ riferimento al tempo di intervento delle forze dell’ordine, che devono essere in grado di bloccare il malvivente.

Analizziamo ora i vari parametri, con riferimento al furto in questione.

I malviventi hanno avvicinato un montacarichi con braccio estensibile alla finestra del primo piano e, in assenza di sistemi di videosorveglianza intelligenti, nessuno si è accorto di questo evento.

Una volta saliti sul balcone, i malviventi hanno infranto il vetro della finestra, evidentemente privo di particolari difese, e sono entrati nella sala, dove si trovavano le vetrine che proteggevano i gioielli.

Secondo notizie di stampa, utilizzando delle seghe rotatorie montate su un trapano a batteria, hanno aperto le vetrine, arraffato il bottino e sono fuggiti, seguendo lo stesso percorso. Una volta a terra, sono saliti su un motociclo e, nella concitazione della fuga, hanno fatto cadere per terra due gioielli, successivamente recuperati.

È evidente, dall’analisi dell’accaduto, che il responsabile della sicurezza, che ha progettato le difese di questi gioielli, non ha rispettato l’equazione delle difese, o meglio, ha introdotto parametri non realistici. Quasi certamente non è stato previsto il fatto che i malviventi potessero entrare dalla finestra, riducendo in maniera sensibilissima il tempo di penetrazione e fuga. Probabilmente non è stata valutata in maniera corretta la resistenza delle vetrine ad attacchi con strumenti, tutto sommato, di piccole dimensioni e portatili. Infine, appare chiaro che davanti a tempistiche così ridotte, anche se le vetrine erano allarmate ed hanno lanciato un allarme non appena aperte, il tempo necessario per l’intervento dei guardiani del museo sul posto era largamente superiore al tempo disponibile ai malviventi per la loro fuga. Infine, sempre con riferimento al secondo parametro, le cronache non ci hanno dato notizia se le vetrine erano allarmate con un impianto che dava allarme non appena la vetrina veniva aggredita, oppure solo quando la vetrina veniva aperta. È evidente che la seconda soluzione è di gran lunga meno soddisfacente, in quanto aumenta in misura significativa il tempo a disposizione dell’attaccante per scassinare la vetrina, senza che alcun allarme scatti.

Fonti: Puntosicur.it