I criminali prendono un ostaggio e lo costringono ad aprire una cassaforte. Quali tecniche di protezione è possibile adottare?
Recentemente ad Arezzo, una familiare di un imprenditore orafo, specializzato nella lavorazione e commercializzazione di diamanti, è stata presa in ostaggio ed obbligata ad aprire la cassaforte e consegnare un ingente bottino. Ecco le strategie di protezione che è possibile adottare.
Riporto testualmente da un quotidiano della zona:
Un gruppo composto probabilmente da sei persone, dall’accento indicate come straniere, ha fatto irruzione nella villa della famiglia *** e, dopo aver tenuto sotto minaccia quattro persone per due ore, hanno sequestrato la nuora dell’imprenditore, portandola fino alla ditta. Qui, minacciandola forse con un’arma, si sono fatti aprire la cassaforte e consegnare il bottino ancora da quantificare.
Sono eventi che purtroppo possono accadere ed ecco il motivo per cui chiunque ritenga di poter essere esposto ad un rischio del genere deve mettere a punto per tempo delle appropriate misure di protezione.
Il tema mi è noto, anche perché in passato ho avuto occasione più volte di offrire assistenza a laboratori orafi della zona ed effettuare anche delle perizie, su incarico della magistratura inquirente.
Con ogni probabilità, l’accesso al laboratorio orafo, dove era custodita la cassaforte, era protetto da un impianto antintrusione. Una volta attivato l’impianto antintrusione, esso può essere disattivato seguendo tre procedure:
- una procedura di apertura, che vale solo in determinate fasce orarie e che, come tale, è recepita come corretta dall’Istituto di vigilanza privato, cui l’impianto antintrusione è collegato,
- una procedura, che vale in tutte le altre fasce orarie, che attiva automaticamente un allarme, a meno che il soggetto che effettua l’apertura non abbia comunicato in precedenza un codice riservato,
- una procedura, sempre valida, grazie alla quale l’impianto viene disattivato digitando non il codice normale, ma un codice anticoercizione. In questo caso l’impianto si disattiva regolarmente, ma presso la sala operativa dell’istituto di vigilanza privata appare un allarme di aggressione.
Ma non è finita.
Le serrature a combinazione, che sono sempre poste a protezione dell’apertura dello sportello della cassaforte, possono essere dotate di due codici di apertura:
- il primo codice consente la normale apertura della serratura,
- il secondo codice consente la normale apertura della serratura, ma lancia un allarme silenzioso di coercizione ad un istituto di vigilanza privato collegato.
Da quanto sopra illustrato appare evidente che esistono efficienti ed efficaci sistemi, che permettono di mitigare il rischio collegato ad una situazione, come quella vissuta dai familiari del laboratorio orafo in questione.
È anche importante sottolineare il fatto che l’adozione di queste procedure non ha praticamente alcun costo aggiuntivo, potendo essere inserite nel rapporto contrattuale tra il cliente e l’istituto di vigilanza.
Anche la sostituzione di una serratura a combinazione con codice antiaggressione ha un costo estremamente limitato, in quanto la modifica principale consiste nella presenza, all’interno della serratura, di un contatto, che viene azionato solo quando la combinazione di apertura corrisponde alla combinazione di segnalazione silenziosa di aggressione.
Come i lettori possono vedere, gli strumenti di difesa ci sono, ma bisogna attivarli per tempo!
Fonti: Puntosicuro.it