Una scheda di Infor.mo. si sofferma sui cantieri navali in relazione agli infortuni e alle potenzialità dei piani mirati di prevenzione. Le misure generali di prevenzione e protezione, la vigilanza e le soluzioni per la sicurezza.
Gli infortuni sul lavoro che avvengono nel ramo “Industria e Servizi” hanno mostrato in questi anni, al di là delle recenti problematiche connesse all’emergenza COVID-19, un andamento decrescente, anche se differenziato a seconda dei vari specifici settori.
Ad esempio se per tutta l’Industria e Servizi, tra il 2014 ed il 2018 “si scende da 22,6 a 19,6 infortuni per mille addetti”, nel settore della cantieristica navale negli stessi anni si “passa da 31,4 a 29,7 infortuni per mille addetti”.
Da questi dati si può notare non solo quanto sia maggiore il rischio infortunistico nei cantieri navali, ma anche come sia più difficile mettere in atto, in questi ambienti di lavoro, strategie efficaci di prevenzione e riduzione della frequenza e gravità degli infortuni.
A parlare di fattori di rischio d’infortunio nei cantieri navali, di prevenzione e di piani mirati di prevenzione è il documento “Cantieri navali. Analisi degli infortuni e piano mirato di prevenzione – Scheda 17” prodotto dal Sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi INFOR.MO.
Dopo aver parlato dei dati infortunistici e dei principali fattori di rischio, ci soffermiamo oggi sui seguenti argomenti:
- Cantieri navali: i fattori di rischio e la prevenzione
- Cantieri navali: il modello partecipativo del piano mirato di prevenzione
- Cantieri navali: la percezione dei rischi, la vigilanza e le soluzioni per la sicurezza
Cantieri navali: i fattori di rischio e la prevenzione
La scheda fornisce utili informazioni sullaprevenzione degli infortuni nei cantieri navali.
Si indica che dall’analisi dei fattori di rischio, tramite il SistemaInfor.Mo., “tra le principali misure generali di prevenzione e protezione si possono annoverare: l’informazione sui rischi specificie la predisposizione diidonee procedure, la formazione sull’utilizzo delle attrezzature, l’addestramento all’uso dei DPIe lavigilanzasull’applicazione delle misure di prevenzione e protezione”.
Il documento si sofferma in particolare su tre fattori di rischio: lecadute dall’altodell’infortunato, le cadute dall’alto di gravi e gli investimenti/ribaltamenti.
Per lecadute dall’alto o in profondità dell’infortunatosi segnala che “alcune misure specifiche sono:
- ridurre al minimo il tempo di permanenza in posizioni elevate attraverso sistemi alternativi realizzati a terra (es. passerelle e piani di lavoro in elementi prefabbricati), posti poi in opera attraverso gru e ancorati alla nave tramite posizionamento su mensole prefabbricate vincolate a piastre metalliche saldate al fasciame dello scafo o alla paratia interna;
- verificare periodicamente gli elementi dei ponteggi per garantire il buono stato di conservazione generale (fenomeni corrosivi, integrità dei punti di saldatura delle piastre, ecc.). e il mantenimento delle protezioni (es. parapetti, guardacorpo) e delle condizioni di stabilità;
- stoccare gli elementi di ponteggio in aree a riparo dal contatto con agenti quali acqua di mare;
- predisporre parapetti resistenti agli urti lungo il perimetro di banchina/bacino per proteggere dal rischio di caduta in mare di mezzi in movimentazione;
- garantire una corretta illuminazione;
- utilizzare DPI anti-caduta e individuare punti di aggancio coerenti con il lavoro e con il tipo di DPI in modo da minimizzare la distanza di caduta libera”.
Per quanto riguarda, invece, lacaduta dall’alto di gravi“occorre:
- prevedere la presenza durante le operazioni in squadra del preposto responsabile del coordinamento;
- adeguare la scelta delle attrezzature e le procedure di movimentazione, sollevamento e stoccaggio rispetto alle caratteristiche di peso e forma degli oggetti da movimentare;
- predisporre adeguati piani di stoccaggio dei materiali coerenti con le fasi/interferenze lavorative”.
Il documento riporta anche i principali interventi per il controllo dei fattori di rischio degliinvestimenti e ribaltamenti:
- “realizzare vie di circolazione dedicate distintamente per mezzi e pedoni;
- manutenere le vie di transito e i piazzali per assicurare la regolarità del manto stradale, l’illuminazione e la rimozione di materiali ingombranti che ostruiscono la viabilità;
- utilizzare i giubbotti ad alta visibilità;
- informare gli appaltatori o visitatori sui percorsi da seguire;
- garantire segnaletica verticale e orizzontale, nonché la loro periodica manutenzione;
- stabilire e controllare il rispetto dei limiti di velocità”.
Cantieri navali: il modello partecipativo del piano mirato di prevenzione
Nella scheda si fa riferimento ad alcune sperimentazioni e interventi di assistenza alle imprese che sono stati ridefiniti nel PNP 2020 – 2025 comePiani mirati di prevenzione(PMP): modelli territoriali partecipativi di supporto alle aziende nella prevenzione dei rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro.
In particolare per la cantieristica navale è stato condotto, nell’ambito del progetto Ccm, un piano mirato di prevenzione nellacittà metropolitana di Messina(1 aprile 2017 – 31 marzo 2019) che è stato coordinato dal Servizio di prevenzione dell’Azienda sanitaria provinciale di Messina, “con il coinvolgimento di Inail-Dimeila, Autorità portuale di Messina, Autorità marittima di Messina e Inail sede di Messina”. E gli obiettivi del piano “puntavano a orientare le aziende nella gestione della salute e sicurezza dei lavoratori, allo scopo di:
- migliorare l’approccio al processo di valutazione dei rischi per ridurre gli infortuni sul lavoro;
- individuare buone pratiche da condividere sia sul territorio provinciale sia a livello nazionale”.
Delle 21 aziende del territorio coinvolte nel piano:
- “14 aziende svolgono attività cantieristica per la costruzione di navi e di strutture galleggianti (gruppo 30.11),
- 2 aziende costruisconoimbarcazioni da diportoe sportive (gruppo 30.12)”,
- 5 aziende “si occupano di riparazione, rimessaggio e manutenzione (gruppo 33.15)”.
Le aziende, che occupano 300 lavoratori, “coprono perciò tutti i comparti della cantieristica navale, con l’eccezione della categoria 38.31.2 delle demolizioni navali”.
La formazione erogata nel PMP ha “riguardato l’applicazione del modello multifattoriale Infor.Mo per l’analisi delle cause e la ricostruzione delle dinamiche infortunistiche e deinear miss, quale strumento metodologico per l’impostazione ed il riesame della valutazione dei rischi”.
Cantieri navali: la percezione dei rischi, la vigilanza e le soluzioni per la sicurezza
Per coinvolgere i lavoratori del settore è stata condotta “un’indagine sulla loropercezione dei rischi”.
In merito ai rischi percepiti, “per la domanda a risposta multipla ‘ritiene di essere esposto in modo eccessivo a rischi lavorativi’ sono risultate più elevate le percentuali riguardanti il rumore (43%), le posizioni scomode mantenute per lungo tempo (35%), le vibrazioni (29%) e la movimentazione manuale dei carichi (29%). Per contro, risultano meno percepiti i rischi legati a incendio o esplosione (10%), le cadute dall’alto o in profondità (11%) e lo schiacciamento da carichi movimentati o sospesi (12%). Da notare chetra i rischi meno percepiti alcuni coincidono proprio con le casistiche più frequentinel Sistema Infor.Mo costituite dalle cadute dall’alto dell’infortunato (37%) e dalle cadute dall’alto di gravi (22%)”.
Dunque questi risultati “evidenziano la necessità dirafforzare la consapevolezza dei lavoratori con azioni formative/informative, oltre che con un costante autocontrollo condotto dalle aziende”.
Riguardo, infine, all’attività di vigilanza, nel corso dei sopralluoghi, “sono state rilevatecriticitàriguardanti il mancato impiego di DPI, le procedure errate nell’uso dipiattaforme mobili elevabili, la mancata vigilanza sulla corretta applicazione delle procedure lavorative, la carenza della segnaletica per le vie di transito e l’assenza di protezioni nei confronti del rischio di caduta dei mezzi in mare”.
Segnaliamo che l’analisi delle violazioni rilevate e il confronto con le aziende hanno portato successivamente ad “individuare alcunesoluzioni per migliorare l’organizzazione della sicurezza dei luoghi di lavoro”.
Ad esempio “per la protezione del perimetro delle banchine contro il rischio di caduta in mare dei mezzi di trasporto, sono stati progettati e realizzati blocchi in cemento resistenti agli urti e idonei ad essere movimentati durante l’ormeggio di navi in banchina in relazioni alle esigenze di carico e scarico di merci e passeggeri”.
Inoltre una seconda soluzione per le aree di bacino “ha riguardato l’applicazione di parapetti contro il rischio di caduta nel vuoto di persone o cose, rimovibili per consentire l’accesso alle navi in bacino mediante idonee passerelle”.
Riportiamo dalla scheda l’immagine di una soluzione adottata contro il rischio di caduta nel vuoto di persone e cose in area di bacino:
La scheda si conclude indicando come ilpiano mirato di prevenzione nel settore della cantieristica navaleabbia mostrato che “gli sviluppi e la sempre migliore integrazione dei sistemi informativi istituzionali (banche dati e sistemi di sorveglianza) agevolano la capacità di lettura dei fenomeni, le conoscenze sui profili di rischio e l’individuazione di soluzioni trasferibili”. E il modello territoriale partecipativo migliora nei territori “la condivisione di metodi e strumenti di supporto alla valutazione dei rischi”.
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Infor.mo., Sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi, “Cantieri navali. Analisi degli infortuni e piano mirato di prevenzione – Scheda 17”, scheda n. 17 a cura di D G. Campo, D. De Merich, G. Forte, M. Pellicci, A. Leva e V. Meloni (Inail, Dimeila), E. Paino (Azienda sanitaria provinciale Messina), edizione 2021.
Fonti: Infor.mo., Puntosicuro.it, inail