Una delle attività che si possono mettere in campo per sviluppare la cultura della sicurezza consiste nel realizzare ambienti di lavoro che favoriscano i comportamenti del personale più sicuri e supportino l’acquisizione di buone abitudini. Di T. Perotti.

In una delle definizioni più autorevoli la “cultura della sicurezza” viene definita come “credenze, pratiche e atteggiamenti condivisi che esistono in uno stabilimento. La cultura è l’atmosfera creata da quelle convinzioni, atteggiamenti, che modellano il nostro comportamento” (definizione secondo la Occupational Safety and Health Administration OSHA). Nonostante esistano altre definizioni e con diverse inclinazioni, appare chiaro già da questa semplice descrizione come la cultura della sicurezza, adeguatamente migliorata e sviluppata, possa portare grandi benefici al sistema sicurezza negli ambienti di lavoro, favorendo un cambiamento culturale di tutti gli attori, specialmente i lavoratori, coinvolti nella gestione della prevenzione.
La cultura della sicurezza intesa come influenza positiva del comportamento umano rappresenta quindi l’evoluzione dell’approccio al lavoro sulla base di un differente mindset, che porta tutti a ragionare e comportarsi prestando attenzione agli aspetti legati alla sicurezza sul lavoro quale, appunto, valore condiviso.
Negli ultimi anni osserviamo la tendenza diffusa a rilanciare e sviluppare, animando attivamente, la cultura della sicurezza in numerose imprese che, pur adottando metodi e pratiche diversi, cercano di nobilitare e implementarne i principi nei diversi ambiti operativi: dalla redazione delle istruzioni operative alla progettazione della formazione passando attraverso indagini e misurazioni specifiche volti a comprenderne le caratteristiche.

Ognuna di queste iniziative porta un valore aggiunto, un mattone per la costruzione di un sistema virtuoso che nella sua massima espressione genera un ambiente di lavoro nel quale la cultura della sicurezza diventa una caratteristica portante. La maggior parte delle iniziative tuttavia prevede l’aumento del livello di cultura della sicurezza di un’impresa tramite azioni mirate ai singoli lavoratori impattati come ad esempio la formazione, creando così una forte dipendenza tra i lavoratori oggetto dell’iniziativa e il livello di cultura nella specifica azienda. Tuttavia l’attuale contesto sociale e organizzativo mutevole e dinamico, caratterizzato da alti tassi di rotazione, nuovi inserimenti, cambi di mansione, aumenta la complessità di un processo di modifica della cultura del personale limitando il campo di applicazione delle iniziative a un arco temporale ridotto e limitato all’assetto in essere al momento dell’iniziativa. Anche in organizzazioni robuste e dotate di un sistema di gestione della sicurezza organizzato e completo i cambi organizzativi repentini possono, se non gestiti correttamente, diventare un elemento di disturbo e di rottura di un sistema virtuoso della sicurezza precedente mente costruito con iniziative mirate ai soli lavoratori.

A tale fine una delle modalità per consolidare la cultura della sicurezza in azienda, slegandola dal mero legame con il personale che vi opera, è quella di intraprendere azioni mirate a creare ambienti, ovvero luoghi di lavoro, che stimolino i lavoratori a intraprendere comportamenti sicuri. Una cultura della sicurezza evocata quindi dall’ambiente esterno, nel quale i lavoratori sono immersi e con il quale hanno un forte e incontestabile legame.

Operare in ambienti puliti, ordinati, con pericoli correttamente segnalati, attrezzature idonee e studiate per aumentare l’ergonomia sono elementi attivatori di comportamenti sicuri che prescindono dal singolo lavoratore e dal suo livello di integrazione nel sistema. Il focus si sposta quindi sulla progettazione degli ambienti creando elementi in grado di attivare i comportamenti sicuri del personale che vi opera, a prescindere dal livello di integrazione nel sistema degli stessi.

Una delle attività concrete e puntuali che si possono quindi mettere in campo per sviluppare e consolidare la cultura della sicurezza consiste nel realizzare ambienti di lavoro che favoriscano i comportamenti del personale più sicuri e supportino l’acquisizione di buone abitudini.

Concetto essenziale necessario all’adeguata progettazione degli ambienti è la comprensione e lo studio dei sistemi di attivazione dei comportamenti. La maggior parte dei nostri comportamenti quotidiani sono difatti attivati automaticamente, specialmente per le attività routinarie e per quelle le cui conseguenze potenziali in caso di “errore” hanno un basso impatto. La nostra attenzione tende ad aumentare, e portarci a riflettere su quale sia il comportamento migliore da adottare solo nei casi in cui l’attività che ci accingiamo a svolgere presenta palesi pericoli conosciuti, le cui conseguenze sono ritenute degne di nota.

Scendere dai gradini di un automezzo può essere considerato un semplice gesto e spesso vengono disattese le semplici regole di sicurezza da adottare in fase di discesa. Tuttavia non sono rari eventi infortunistici relativi a questa attività, che possono portare anche a distorsioni e lesioni. Altro caso invece scenari in cui i comportamenti sicuri non sono semplicemente non attivati dall’ambiente, ma ostacolati da condizioni ambientali come ad esempio evitare l’uso dei corrimano nella discesa di semplici scale per evitare il contatto con superfici potenzialmente contaminate da virus (esempio del Sars-CoV-2 dei giorni nostri). Una corretta comprensione dei meccanismi di attivazione dei comportamenti è quindi fondamentale per poter progettare in modo sicuro gli ambienti di lavoro.

Quanto detto sopra è tanto più importante, per quanto più difficile da attuare, quanto più la performance di sicurezza di partenza è buona. In contesti maturi in cui la sicurezza ha raggiunto alti livelli di prestazioni, si assiste per lo più a eventi infortunistici legati a incidenti non prevedibili e derivanti da piccole deviazioni alla corretta esecuzione di semplici attività; eventi banali nella loro dinamica spesso generati da distrazioni o carenza di attenzione nelle attività più semplici. Esempi di tali eventi sono gli urti, scivolamenti, cadute da piano, etc.; eventi che difficilmente portano a gravi conseguenze ma tuttavia costituiscono la punta dell’iceberg, parte estrema di un sommerso di mancati incidenti su cui è necessario attivarsi per aumentare il livello di sicurezza del personale.

Dalla necessità quindi di rafforzare la cultura della sicurezza e operare per una riduzione degli eventi infortunistici tramite la progettazione sicura degli ambienti di lavoro creando ambienti che siano in grado di attivare comportamenti sicuri è stato definito il seguente metodo per step:

– analisi dei pericoli naturalmente presenti nei luoghi di lavoro e intrinseci allo svolgimento delle attività di lavoro,
– individuazione dei principali comportamenti sicuri che si vuole favorire / dei comportamenti non sicuri che si vuole prevenire,
– analisi dei comportamenti naturali, analisi delle cause dei comportamenti non sicuri,
– revisione degli ambienti.


Analisi dei pericoli

Si basa sulla conoscenza approfondita degli ambienti e delle attività che vi si svolgono, quindi sul sopralluogo/sulla visita dei luoghi di lavoro atta anche a identificare i pericoli presenti e non eliminabili. Tale analisi, viene svolta in tre passaggi: verifica dei reparti con il supporto di personale operativo e esperto, consultazione del Documento di Valutazione dei Rischi con il supporto del SPP, verifica dello storico degli incidenti, dei near miss e delle condizioni non sicure segnalati cercando di cogliere trend di eventi.

Dalle analisi di cui sopra si definirà quindi una lista di rischi che scaturiscono dall’interazione dei lavoratori con ambienti di lavoro e attrezzature. Tali rischi dovranno poi essere considerati in termini di probabilità di accadimento e magnitudo delle conseguenze per poter definire un elenco di priorità d’intervento. Esempi di tali rischio sono le cadute, gli scivolamenti in corrispondenza di gradini o dislivelli, gli investimenti di pedoni per mezzi in movimento, l’uso improprio di attrezzature di lavoro, l’esposizione a rischi provenienti da altre postazioni, la mancata applicazione delle corrette misure di gestione emergenza.

Individuazione dei comportamenti

Partendo dall’elenco dei rischi si identificano i comportamenti corretti associati che si intendono ottenere e richiamare dall’ambiente di lavoro e i comportamenti non sicuri che si vogliono prevenire. Tale step richiede quindi la presenza di un esperto di sicurezza sul lavoro che possa identificare quali sono i principali comportamenti che prevengono i rischi identificati nella fase precedente.

I comportamenti sicuri devono essere semplici nella effettuazione e dalla attuazione degli stessi deve pervenire un alto riscontro in termini di prevenzione o protezione. In pratica si tratta di scegliere quale sia la miglior barriera di sicurezza (comportamento) che si vuole far attuare, la quale deve essere scelta tra le possibili cercando la più efficace. Output di questo passaggio sono quindi i comportamenti sicuri che si vogliono attivare e i comportamenti non sicuri che si vogliono prevenire tramite la modifica degli ambienti di lavoro.

Esempi di comportamenti non sicuri che si vogliono prevenire sono: l’uso inadeguato di scale come scendere con le mani occupate, uso improprio di scale alla marinara, mancata attenzione oppure uso di percorsi preferenziali non autorizzati (esempio scendere da ultimo piano del ponteggio senza uso della scala), discesa impropria da ribalte o ballatoi. Relativamente ai comportamenti sicuri che si vogliono adottare si possono citare il rispetto del piano di circolazione per pedoni e mezzi, l’uso dei corretti DPI in relazione alla zona di lavoro/ attività, il rispetto delle procedure operative, l’uso corretto di attrezzature.

Analisi dei comportamenti naturali, analisi delle cause dei comportamenti non sicuri

A valle della individuazione dei comportamenti non sicuri, prima di passare alla progettazione degli interventi è necessario approfondire e analizzare le cause di tali comportamenti per comprendere le motivazioni che hanno portato alla deviazione. A tal fine si può sfruttare il metodo definito Performance Variability Model (La variabilità della prestazione per migliorare la sicurezza sul lavoro: Metodi e Strumenti di A. Zuliani, D. Santoro – Wolters Kluwer) che consente di classificare il comportamento e di definire quale sia la miglior azione correttiva da implementare per la sua correzione.

Revisione degli ambienti

Ultimo passaggio è la definizione e implementazione delle azioni di modifica degli ambienti al fine di richiamare i comportamenti sicuri del personale. Tale attività di progettazione viene di solito svolta con il supporto di esperti di sicurezza sui luoghi di lavoro e di psicologi al fine di aumentare l’efficacia delle soluzioni identificate. Requisiti fondamentali per l’identificazione delle azioni adeguate sono la semplicità e la resa in termini di attivazione del comportamento sicuro. Esempi pratici di progettazione sono l’implementazione di segnaletica di sicurezza chiara ed efficace, l’installazione di barriere protettive per pedoni in aree ad alto traffico, le definizione di percorsi pedonali chiari, le segnalazione di pericoli residui quali gradini e dislivelli.

L’uso di segnaletica per la definizione del piano di circolazione in linea con il codice della strada può essere un buon esempio di progettazione degli ambienti per attivare comportamenti alla guida e dei pedoni sicuri. Il personale difatti si troverà a circolare su piazzali ove i colori della segnaletica richiamano quelli in essere sulle strade che siamo tutti abituati a percorrere. Altro esempio concreto è la progettazione di barriere o segnaletica esplicita per impedire, ove ritenuto necessario l’uso di percorsi preferenziali: es. la discesa da dislivelli senza l’uso delle corrette vie di fuga.

L’esposizione presso le postazioni di estratti fotografici delle procedure di lavoro, con esplicitati i rischi e i DPI da utilizzare costituisce altro elemento di progettazione degli ambienti.

Fonti: Puntosicuro.it, PdE, n. 62, Thomas Perotti (H&S Manager)