Un intervento in un convegno nazionale Inail si sofferma sulle patologie oro-facciali e temporomandibolari nell’uso degli strumenti a fiato. I rischi professionali dei musicisti, i disturbi dell’ATM e le altre patologie.
Il Convegno Nazionale di Medicina e Sanità Inail che si è tenuto a Roma nel mese di giugno 2023 è servito non solo a favorire una riflessione sulle nuove strade e sugli sviluppi di una moderna medicina di sanità pubblica in grado di promuovere la salute e il benessere dei lavoratori, ma anche a far conoscere infortuni e tecnopatie meno conosciuti e, spesso, sottovalutati.
Ad esempio le possibili malattie professionali dei musicisti che sono lavoratori esposti a vari rischi nel corso della loro attività, composta generalmente da “prove individuali e di gruppo, il più delle volte non monitorabili”.
I problemi sanitari che “gli artisti dello spettacolo si trovano ad affrontare possono essere divisi in tre categorie: problemi legati o causati dalla performance, problemi che influenzano la performance, problemi causati dallo strumento”.
In particolari sono oggi ben conosciute e studiate “le patologie della voce, dell’udito e dei disturbi muscolo-scheletrici”, ma risultano emergenti le “patologie che attingono altri distretti come l’oro-facciale e l’articolazione temporo-mandibolare (ATM)”.
A parlare in questi termini proprio delle patologie oro-facciali che colpiscono i musicisti è un intervento, al convegno di Roma, dal titolo “Le patologie oro-facciali e temporomandibolari negli strumenti a fiato” e a cura di L. Maci (medico otoiatra a RLP, Inail sede Lecce), M. Tavolaro (dirigente medico di I livello, Inail, sede Lecce) e P. Allamprese (dirigente medico di II livello, Inail, sede Lecce).
L’intervento – raccolto negli “ Atti Convegno Nazionale di Medicina e Sanità Inail – Salute, benessere e sicurezza del lavoratore al centro della Sanità Inail”, curati dalla Sovrintendenza sanitaria centrale Inail – affronta le patologie oro-facciali “che colpiscono maggiormente i musicisti che utilizzano strumenti a fiato ed i disturbi dell’ATM, che interessano non solo i musicisti degli aerofoni ma anche dell’arco superiore (violino e viola) ossia quegli artisti che sollecitano il distretto mandibolare come una sorta di area d’appoggio”.
Questi gli argomenti affrontati nell’articolo di presentazione dell’intervento:
- I rischi professionali dei musicisti e la medicina delle arti
- I disturbi dell’ATM e le patologie a carico della pelle
- Gli strumenti a fiato e l’attenzione del medico del lavoro
I rischi professionali dei musicisti e la medicina delle arti
In premessa l’intervento indica che vari studi hanno dimostrato “che oltre il 70% dei musicisti durante l’arco della carriera soffre di lesioni legate alle prestazioni” e gli strumentisti a fiato e ad “arco superiore” possono presentare patologie ascrivibili al surménage (abuso) ed al malménage (uso scorretto), “alla cattiva gestione della funzione, all’inappropriato utilizzo dello strumento, al repertorio non adeguato alle capacità”.
Ad esempio si segnala che il lavoro del musicista “favorisce il rischio di insorgenza di disturbi muscolo-scheletrici perché comporta un carico di lavoro composto da gesti costanti, fini, precisi e ripetuti così come le posture scorrette”.
Si ricorda poi che “numerose specialità ‘di frontiera’ monitorano e valutano tali sofferenze, che talvolta possono pregiudicare le stesse carriere degli artisti” e nel corso dei secoli la “Medicina delle arti si è imposta come figura autonoma e autorevole nello studio delle patologie dei musicisti”.
In parallelo l’assetto normativo ha cercato di adeguarsi e “dare la dovuta tutela a lavoratori, che vanno informati sui rischi della loro attività a partire dalle aule dei Conservatori, che vanno difesi e sostenuti nel loro percorso”.
I disturbi dell’ATM e le patologie a carico della pelle
Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che i disturbi dell’ATM, che, come detto in apertura di articolo, interessano “anche gli artisti che suonano gli strumenti ad arco superiore (viola e violino)”, sono “rappresentate da problemi ortodontici: malposizioni e malocclusioni, bruxismo; problematiche protesiche; traumi dei tessuti molli, distonia focale, Herpes labiale ricorrente, xerostomia, lesioni post-trattamenti dentali di routine, ipersensibilità dentinale, patologie polmonari croniche, sindrome di Satchmo (allungamento o rottura del muscolo orbicolare delle labbra), il rilassamento delle guance, eritema periorale, afte, candidosi orale, emorragia sottocongiuntivale indotta dalla pressione esercitata; pneumotorace spontaneo nei suonatori di tromba e di basso tuba, laringocele; traumi muscoli elevatori per l’apertura della bocca, muscoli depressori per la chiusura della bocca, muscolo orbicolare per la costrizione dello sfintere labiale, muscolo dell’angolo elevatore bocca per l’elevazione della commessura labiale; muscoli lingua e laringei per sforzi incongrui”.
E ricordando che ogni strumento è diverso e può avere influenze e conseguenze diverse sulle strutture orofacciali, i fattori che portano al sovrautilizzo “possono includere la tecnica di esecuzione, le abitudini di pratica, la durata e l’intensità della performance, il condizionamento del musicista”. Inoltre l’eventuale dolore orofacciale può essere correlato agli sforzi ripetitivi e alle posizioni posturali inadeguate, “come quelle che si verificano durante l’attività professionale del musicista”.
Si segnala poi che il sistema stomatognatico o masticatorio “è importante per i musicisti, principalmente a fiato, poiché è la parte anatomica che di solito è più vicina allo strumento e ha la capacità di qualificare il suono, consentendo l’interpretazione e l’esecuzione musicale”.
Non sono poi trascurabili – continua l’intervento – “le patologie a carico della pelle dovute a ipersensibilizzazioni al nichel e cromo, per il contatto costante con il metallo di cui si compone lo strumento”. In particolare, “dermatosi meccaniche o traumatiche sono le dermatosi più frequentemente riscontrate nei musicisti per pressione, attrito, sfregamento, occlusione e macerazione”.
Gli strumenti a fiato e l’attenzione del medico del lavoro
In definitiva gli autori ribadiscono che, per suonare gli strumenti a fiato, “viene attivato un lavoro neuromuscolare complesso che richiede un’aumentata ventilazione con intensa prestazione dei muscoli oro-facciali”. E il rapporto che si crea tra il musicista, lo spartito e lo strumento “si rivela un’alchimia intima, indissolubile, non facilmente spiegabile: il musicista coinvolge nell’esecuzione dei propri ‘esercizi musicali’ tutto il corpo e la mente, facendo naturalmente diventare lo strumento il prolungamento stesso del proprio corpo”.
Si sottolinea poi che “per la formazione delle vibrazioni e per convogliare l’aria nello strumento è necessaria, qualunque sia la famiglia degli strumenti a fiato, una corretta posizione della bocca e una sinergica attività tra respirazione, muscoli labiali, lingua e apparato dentario”. E il differente bocchino di ogni strumento a fiato “richiede, per generare il suono, un insieme tipico di movimenti e capacità muscolari”.
Proprio a partire da queste considerazioni gli autori concludono indicando che “la complessità, la ripetitività, la tecnica e la solennità del gesto musicale sono tutti elementi che richiedono la massima attenzione e la conoscenza da parte del medico del lavoro e del medico previdenziale per evitare che la ‘maledizione di Apollo’ possa colpire le nuove generazioni di musicisti”.
Tiziano Menduto
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
Inail, Sovrintendenza sanitaria centrale Inail, Atti Convegno Nazionale di Medicina e Sanità Inail – Salute, benessere e sicurezza del lavoratore al centro della Sanità Inail – Quaderni della rivista degli infortuni e delle malattie professionali, edizione 2023:
Fonti: Puntosicuro.it, Inail